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Bond in rubli? Sarà un default storico. Parola di Morgan Stanley

La mossa del presidente Putin di pagare i titoli governativi in moneta nazionale, per punire i Paesi “ostili”, porterà ad un default storico, simile a quello del Venezuela. La previsione della banca d’affari

Aumentano le tensioni dopo l’invasione russa in Ucraina e gli effetti negativi sull’economia. Il presidente Vladimir Putin ha approvato un nuovo balzo del costo per assicurare i bond governativi russi, in un tentativo di evitare il default del Paese. La misura prevede il pagamento in rubli ai creditori di obbligazioni in valuta estera nel caso in cui i titolari appartengano a Paesi che hanno sanzionato la Russia.

Secondo Bloomberg, con dati di Ice Data services, le probabilità di un default implicite nel costo delle assicurazioni sul debito (Cds) sono da record: circa l’80%. I Cds che assicurano 10 milioni di dollari di debito russo per 5 anni hanno un valore di 5,8 milioni di dollari di commissione iniziale, più 100 mila dollari all’anno.

Il decreto di Putin consente il rimborso in rubli dei bond governativi russi denominati in valute estere. Ma non tutti i regolamenti dei bond in valuta estera offrono questa opzione: per queste obbligazioni, in caso di pagamento in rubli, si potrebbe verificare un “trigger event”, ovvero, un evento che determina il default e che permette ai titolari dei Cds di farsi rimborsare.

Tra i bond che non consentono il pagamento in rubli ci sono alcuni bond in scadenza il prossimo 15 marzo per un valore di 117 milioni di dollari.

Intanto, la Borsa di Mosca resta chiusa e si prevede un’apertura domani, mercoledì 9 marzo. Per la banca d’affari Morgan Stanley lo scenario più probabile è il default. E non uno qualsiasi.

“Vediamo un default come scenario più probabile”, ha scritto in una nota Morgan Stanley, analizzando le difficoltà della Russia nel rimborsare le obbligazioni in scadenza.

“L’insolvenza potrebbe arrivare già il 15 aprile – si legge in una nota di Morgan Stanley – quando scade il periodo di garanzia di 30 giorni sui pagamenti delle cedole che il governo russo deve rimborsare su obbligazioni in dollari con scadenza nel 2023 e nel 2043. Circa 117 milioni di dollari di cedole che se venissero saldate in rubli aprirebbero di fatto la strada verso un default tecnico.

Secondo Morgan Stanley, regna l’incertezza sulla possibilità che gli americani accettino i pagamenti del ministero delle Finanze russo. Il pagamento agli investitori stranieri dipenderà dalle sanzioni imposte contro la Russia e “le eccezioni per le licenze e permessi pertinenti”, riferisce Mosca.

Simon Waever, co-direttore globale per la strategia sul debito sovrano dei mercati emergenti di Morgan Stanley, sostiene che “in caso di default, è poco probabile che sia uno normale. Sarà invece più simile a quello del Venezuela”.

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