Il paradigma del cloud rappresenta un passo verso una Pa digitale più matura e sicura ma oggi è necessaria una visione pragmatica per dare risposte alle esigenze delle imprese. Per questo, il sistema camerale italiano ha sviluppato un progetto innovativo in linea con lo sviluppo della Piattaforma digitale nazionale dati (Pdnd) per costruire un sostrato di intelligenza digitale comune tra imprese e Stato. Il punto di Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere
L’Italia ha l’occasione di fare un passo in avanti deciso verso la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Secondo l’ultima indagine sui data center della Pa, il panorama italiano è popolato da circa 11mila realtà tra amministrazioni centrali e locali. Con l’ultimo piano triennale per l’informatica nella Pa il governo si è posto l’obiettivo di ridurne il numero, riorganizzando queste realtà in base a criteri stringenti di qualità e affidabilità.
Pur immaginando di far dialogare tra loro i sistemi rimanenti, però, il percorso verso la piena interoperabilità è solo all’inizio. Il paradigma del cloud rappresenta un passo verso una Pa digitale più matura e sicura accanto al quale serve oggi coltivare una visione pragmatica per dare risposte alle esigenze delle imprese.
Per questo, il sistema camerale italiano – attraverso InfoCamere – ha sviluppato un progetto innovativo in linea con lo sviluppo della Piattaforma digitale nazionale dati (Pdnd) con l’intento di costruire un sostrato di intelligenza digitale comune tra imprese e Stato, dando vita a un sistema di interrogazioni e di risposte puntuali che ciascuna Pa può fornire sulla base del proprio patrimonio informativo.
L’obiettivo, in linea con la strategia del Pnrr, è di favorire l’interoperabilità tra le banche dati pubbliche attuando il principio del once only, ossia smettere di far muovere le persone e agevolare invece il movimento delle informazioni. I dati pubblici sono informazioni che certificano “stati” relativi alla vita di ogni impresa: avere ottenuto degli incentivi pubblici, avere una certificazione di qualità, trattare rifiuti pericolosi, superare una certa soglia di fatturato o di addetti. Si tratta di “stati” che devono poter essere certificati in ogni momento.
Qualunque procedura amministrativa, pubblica o privata, ha bisogno di informazioni univoche per accertare queste situazioni. Ha bisogno, cioè, di risposte certificate a domande autorizzate in modo da chiudere un procedimento con un “sì” o con un “no”: la concessione di un incentivo, l’apertura di una linea di credito, l’ammissione a un bando di gara.
Un’architettura che può garantire in modo efficiente, sicuro e sostenibile questi flussi è quella in cui a viaggiare non sono i dati ma il patrimonio informativo del soggetto che li detiene, veicolato dai cosiddetti algoritmi aperti (Open algorithm) opportunamente istruiti per interpretare la domanda e individuare la risposta corretta e univoca.
Le Camere di commercio, attraverso InfoCamere, mettono a disposizione di questo progetto il proprio patrimonio di competenze nella gestione del Registro delle imprese. Un’infrastruttura attestata su un data center con tecnologie all’avanguardia, ridondato in due diverse sedi e che sviluppa un traffico di 100 milioni di operazioni giornaliere riguardanti sei milioni di imprese, dieci milioni di amministratori, un milione di bilanci depositati ogni anno.
Un patrimonio unico di dati, trattati e conservati secondo gli standard di qualità e sicurezza più avanzati, che ne ha fatto un benchmark internazionale. Oltre a disporre delle certificazioni più severe, il data center Info- Camere adotta soluzioni in linea con le migliori prassi internazionali per la continuità dei servizi e la salvaguardia delle informazioni, caratteristiche sinergiche con le previsioni della strategia nazionale per l’attuazione del Polo strategico nazionale (Psn).
In un mondo governato sempre più dalle tecnologie digitali, lo sforzo visionario non sta solo nel mettere a fuoco il punto di approdo all’orizzonte – la semplificazione della macchina burocratica – ma nell’immaginare modi diversi, più efficienti e meno costosi di navigare nei nuovi mari della trasformazione digitale.