I Mig chiesti alla Nato, la no-fly zone, il timore di una nuova morsa sovietica. E poi ancora il nazionalismo che ferve e il Pis di Kaczynski che lo cavalca. Come vivono la guerra ucraina i progressisti polacchi? Intervista all’europarlamentare Robert Biedron (Lewica)
Vladimir Putin intende ricreare il grande impero russo, il suo “complesso staliniano” lo costringe ed essere ossessionato dal recupero del primato perduto nell’Europa centro-orientale, ma l’incremento delle sanzioni condurranno al rovesciamento dello zar del Cremlino. In Polonia, bisogna evitare che il conflitto in Ucraina contribuisca al rafforzamento del partito di Kaczynski, totalmente inadeguato a rielaborale il ruolo del Paese sulla cartina europea. Questo il bilancio di Robert Biedron, europarlamentare e dirigente di spicco di Lewica, uno dei volti più popolari e apprezzati dai progressisti polacchi, intervistato da Formiche.net.
Sembra che l’invasione di Putin in Ucraina abbia ricompattato la politica polacca. È così?
In questo momento il nostro popolo è unito come non mai, è un’unione sincera. Molti sociologi hanno a lungo sostenuto che i polacchi per essere una vera nazione debbano avere un nemico comune, soprattutto per evitare gli scontri interni. Questo è quanto è accaduto nelle ultime settimane: il governo e l’opposizione hanno iniziato a lavorare in sinergia per combattere il nemico comune – in questo caso – Vladimir Putin.
Mosca accusa i neonazisti di Kiev. Propaganda?
La fede nella propaganda di Putin sui neonazisti di Kiev si basa sulle storielle che sono state utilizzate come pretesto per sferrare l’attacco all’Ucraina. Non è altro che un’azione non provocata e ingiustificata per minare la libertà di autodeterminazione del popolo ucraino, come ha giustamente denunciato il presidente Biden nei primi giorni durante l’invasione. Putin ha sempre coltivato il sogno di ricostruire l’impero della Grande Madre Russia, ma queste velleità appartengono al passato. Il suo “complesso staliniano” non può essere curato con l’invasione di paesi che oggi sono stati sovrani indipendenti a tutti gli effetti.
L’Occidente ha responsabilità?
C’è chi allude alle tre esercitazioni militari messe in piedi dalla Nato in Ucraina, entro nel merito. Ebbene, in conformità con il diritto internazionale, ogni Paese ha il diritto di invitare e ospitare le forze militari di un altro stato nel suo territorio per lo svolgimento di manovre congiunte. Regolamenti simili derivano direttamente dal Patto dell’Atlantico del Nord. Perciò, fintanto le manovre si svolgono entro i confini territoriali di un determinato Paese, nessuno ha il diritto di colpevolizzarlo. Anche se Putin ha percepito le manovre delle truppe della Nato come una minaccia, dovremmo ricordare le recenti esercitazioni militari Mosca-Minsk, le ultime si sono svolte proprio all’inizio di febbraio in Bielorussia. Quindi non credo che la responsabilità di questa guerra possa essere riconducibile alla Nato.
Come interpreta la richiesta del presidente Zelensky di una no-fly zone? Ritiene che le pesanti sanzioni imposte alla Russia saranno sufficienti?
Non sono le sanzioni che dovrebbero influenzare la risoluzione del conflitto, ma la reazione della società russa a queste. Contiamo finalmente su una rinascita della società civile russa. La Russia non sarà in grado di chiudersi come la Corea del Nord. I russi sono stati inglobati dal sistema occidentale e non intendono rinunciarvi. Sono certo che le sanzioni alla fine porteranno al rovesciamento di Putin da parte della società o ad un colpo di stato militare.
Quali altre garanzie può dare la Nato?
Sfortunatamente, l’articolo 5 della Nato fornisce protezione a tutti i membri del patto, ma non ai Paesi esterni. Noi difenderemo ogni centimetro del territorio della Nato, una potenza che beneficia della coesione e di una solida alleanza interna. Tuttavia, non c’è modo che si possa chiudere il cielo sopra l’Ucraina, perché significherebbe indire uno scontro frontale con Putin, e nessuno intende dar vita alla terza guerra mondiale. Invece, dobbiamo sforzarci di prevenirla. Chiediamo anche alle Nazioni Unite di attuare una forte iniziativa, una mission per il mantenimento della pace. Tuttavia, ad essere surreale è la presenza della Federazione Russa come membro permanente del Consiglio di Sicurezza.
Veniamo alle contraddizioni insite nella politica polacca: il 10 marzo Kamala Harris ha incontrato il Premier Morawiecki. In questa fase, Prawo i Sprawiedliwość (Pis) si presenta come una forza politica saldamente ancora ai valori occidentali ed europei. Non è lo stesso partito che accusava l’Ue di interferire negli affari interni?
È giusto sottolineare che la Polonia non è solo “Diritto e Giustizia”. Le donne e gli uomini polacchi sono persone meravigliose, colme di empatia e disponibili a prestare soccorso al prossimo. L’accoglienza che, in queste settimane, i polacchi hanno riservato ai rifugiati ucraini non è certo merito esclusivo del governo. A proposito: non ci sono vere attività di coordinamento da parte dell’esecutivo di Morawiecki. Bisogna ricordare che per l’attuale governo, questa guerra è diventato un argomento sostitutivo ideale per tutti i problemi legati alla tutela dello stato di diritto, all’aumento dell’inflazione o alle norme antiabortiste.
Quindi?
Ora la retorica dei dirigenti del PiS ha riformulato le proprie rivendicazioni; infatti, ritengono che l’Unione Europea debba sbloccare il denaro del Recovery Fund in modo che la Polonia possa occuparsi dei rifugiati dall’Ucraina. Dimenticano, tuttavia, che si tratta di due meccanismi separati e distinti. L’aiuto finanziario per i rifugiati è una misura totalmente diversa dal Recovery Fund. Finora il governo polacco ha tentato di tutto per ammaliare e persuadere i capi Ue. Fortunatamente, non ci sono riusciti.
La Polonia reggerà questo flusso migratorio e come dovrebbe essere gestito?
Come ho già accennato, il PiS non ha attuato alcuna riforma significativa che possa facilitare l’accoglienza e l’integrazione degli ucraini in Polonia. Ad esempio, il sistema di assegnazione di un numero di identificazione ai rifugiati è partito con una settimana di ritardo. C’è bisogno di programmi di assistenza strutturali e concrete forme di supporto per le persone che offrono aiuto.
Cambierà qualcosa in Polonia dopo l’invasione in Ucraina?
Spero che il conflitto in atto non contribuisca alla crescita di “Diritto e Giustizia” nelle frange dell’opinione pubblica. Anche se, i recenti sondaggi lo danno in aumento. Il mio sogno sarebbe che l’unità nazionale che divampa in questi giorni tra i cittadini polacchi duri il più a lungo possibile. Sogno una Polonia dedita ai valori dell’uguaglianza e della giustizia sociale, un paese moderno dove i singoli abbiano la possibilità di decidere del proprio corpo, dove il rispetto dello stato diritto, dei valori liberali e democratici siano gli elementi costitutivi e stigmatizzanti dell’azione di governo e del sistema politico nel suo complesso. Sfortunatamente, siamo molto lontani da quest’idea di Polonia. Ma continuo a sperare che sia solo una fase transitoria.
Ci parli dell’incontro svoltosi a Kiev tra i vertici di Stato di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. L’opposizione polacca come valuta la posizione del premier Morawiecki, che intende “fare qualsiasi sforzo per ottenere armi per l’Ucraina da tutto il mondo”?
Questo incontro era indispensabile. Sono molto lieto che il Primo Ministro sia stato all’altezza della situazione. Tuttavia, fatico a comprendere la presenza di Jarosław Kaczyński a Kiev. Dopotutto, si trattava di un incontro con i premier di Slovenia, Repubblica Ceca e Polonia. Ho come l’impressione che Kaczynski volesse emulare e riesumare le azioni di suo fratello Lech, tragicamente scomparso in Georgia nel 2008. Il discorso di quest’ultimo a Tbilisi è ancora visto come una sorta di katéchon per fermare ogni potenziale invasione da parte della Russia. Sfortunatamente, Jarosław non è riuscito a raggiungere l’obiettivo che si era prefissato, coprendosi, anzi, di ridicolo dinanzi all’intera comunità internazionale, invitando la NATO a svolgere “una missione di pace, protetta dalle forze armate, per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari all’Ucraina”. Ma, insomma, cos’è questa storia? Il diritto internazionale non prevede questo tipo di missioni. Quindi non posso fare a meno di pensare che l’incontro non fosse proprio finalizzato a presentare specifiche soluzioni. Si è concluso con dichiarazioni di aiuto, dichiarazioni che non hanno nulla di nuovo.
Cosa rappresenta per la Polonia il riarmo tedesco?
In passato, le avrei risposto senza mezzi termini che si tratta di un pericolo reale. Ma quei giorni sono ormai lontani, le cose cambiano. Riguardo al conflitto in Ucraina, la Germania ha nascosto la testa sotto la sabbia per troppo tempo. Quindi, oggi, la rimilitarizzazione della Germania equivale all’ aumento delle capacità di difesa dell’intera Unione e della Natio. Ergo, accolgo il tutto come un’ottima notizia.