Dobbiamo prepararci a difendere i nostri valori e la nostra stabilità. Ascoltato dalle commissioni Difesa di Camera e Senato, il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, fa il punto sulle prospettive future per la sicurezza del nostro Paese. Dall’Ucraina al Mediterraneo, fino alle orbite
La guerra in Ucraina è un segnale d’allarme per l’Europa, i cui valori e la cui stabilità non può più essere data per scontata, ma necessita di essere difesa. È questo il senso di quanto espresso dal capo di Stato maggiore della Difesa italiana, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ascoltato in audizione davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato. Per l’ammiraglio, “l’acutizzarsi di vecchi tensioni in tutta l’area del Mediterraneo allargato e l’insorgere di nuove richiamano purtroppo un clima da Guerra Fredda, scaturito dall’aggressione russa dell’Ucraina”.
La situazione sul campo
In Europa orientale, spiega l’ammiraglio, si sta conducendo una guerra classica, fatta di mezzi pesanti, artiglieria e manovre profonde. Tuttavia, la situazione sul campo per Putin non è delle migliori. Le perdite russe sono calcolate intorno ai 15mila uomini, e le forze a disposizione di Mosca sono rappresentate da “truppe che arrivano da lontano, giovani e poco motivate”, che stanno combattendo “una guerra di invasione”, al contrario invece della resistenza ucraina in cui si combatte “per casa propria”, ha delineato Cavo Dragone.
L’Italia con la Nato
La Nato, non avendo la giurisdizione per intervenire entro i confini ucraini, ha consolidato la presenza delle proprie truppe sul fianco est: “Abbiamo reagito a tutela dei Paesi più esposti”, ha spiegato il capo di Smd, e la presenza rafforzata ai confini orientali è una configurazione che “rimarrà nel tempo, credo, duratura”. Tale revisione degli assetti, infatti, “deve rimanere costante, più del termine della crisi, per dare la garanzia che l’Alleanza c’è”. Per quanto riguarda l’impegno dell’Italia nella difesa del fianco est dell’Alleanza, il capo di Stato maggiore rassicura che “l’Italia è in elevato stato di prontezza”, con i nostri militari schierati in Romania con gli otto Eurofighter, 250 soldati in Lettonia e tre navi nell’area sud. Oltre a queste, sono pronte altre 1.350 unità della task force di elevata prontezza dell’Alleanza (Very high readiness joint task force), “con cinquecento incursori, 77 mezzi terrestri, due navi e cinque aerei”.
La minaccia russa
La volontà russa di “riaffermare il proprio ruolo di superpotenza internazionale utilizzando il suo peso strategico con estrema aggressività”, come evidente in Ucraina, sarebbe per il capo di Smd alla base dell’instabilità che sta colpendo anche altre aree dello spazio europeo, fino alla regione cosiddetta del Mediterraneo allargato. Di fronte alla minaccia russa, è necessario adeguarsi ed essere pronti. Stiamo assistendo a “una guerra convenzionale molto, molto, molto moderna” in cui la sfida si è complicata “con attacchi ibridi e campagne disinformative, con i domini cyber e spaziale che hanno esacerbato la minaccia”. La crisi rappresenta, però, anche un momento per fare il punto sulle nostre capacità di difesa. Soprattutto in vista dei nuovi fondi che saranno stanziati, da qui in futuro, per il settore della Difesa, bisognerà capire “come destinare al meglio le nuove risorse per metterci in condizione di avere sistemi nuovi e competitivi”.
Lo sviluppo della Difesa nazionale
L’attenzione dell’ammiraglio si è rivolta, infatti, alle esigenze di prontezza delle nostre Forze armate. “Il nostro Paese necessita di risorse umane formate e specializzate” oltre che di “mezzi finanziari stabili e adeguati”. Cavo Dragone ha definito “auspicabile il consolidamento della crescita del bilancio” per cui bisognerà “rendere strutturale il rifinanziamento del fondo investimento pluriennale per la Difesa e il rifinanziamento dei fondi Mise”. Tale pianificazione punterà “a un modello interforze”, capace di creare “sinergia con l’industria nazionale, la ricerca e il mondo accademico”. Le Forze armate devono, quindi, essere all’altezza delle sfide poste da ambiente e tecnologie emergenti, pianificando un impiego delle risorse in una prospettiva di continuità e innovazione “cogliendo le opportunità dei programmi di cooperazione europei e internazionali”. In particolare, fin da oggi, secondo Cavo Dragone, bisogna porre le basi per inserirsi nella rivoluzione tecnologica del prossimo decennio: “Cito la piattaforma aerea di sesta generazione Tempest, i nuovi assetti ad ala rotante Future vertical lift (Fvl), i progetti legati ai servizi all’accesso alle operazioni nello spazio, la costruzione di veicoli terrestri e corazzati di nuova generazione e, in campo navale e aeronautico, la piena operatività del Carrier strike group di cui faranno parte i nuovi cacciatorpedinieri DDX e gli F-35”.
Il dominio cognitivo
Particolarmente importante sarà il dominio “cognitivo” della guerra del futuro, in cui le armi sono “il controllo dei media, la strumentalizzazione dei social network, le fake news. Tutto ciò che può interferire sui sentimenti e le opinioni del pubblico”. Proprio per questo, l’ammiraglio ha ricordato l’importanza di proseguire nello sviluppo del progetto “Defense Cloud”, che si propone di realizzare un’unica infrastruttura cloud classificata e “prevedere ulteriori risorse per abilitare la difesa a condurre l’intera gamma delle operazioni cibernetiche”.
Mediterraneo allargato
Tra le minacce alla stabilità, rimangono quelle del Mediterraneo allargato, definita da Cavo Dragone “l’area preminente e primaria per l’Italia dove gli interessi si proiettano, espandendosi”. Un’area resa ancora più problematica “dall’ingresso di nuovi attori quale la Russia”. In questo contesto il Sahel riveste una dimensione strategica, e “l’espansione della presenza russa nell’area saheliana, attraverso il gruppo Wagner, aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione”. In particolare, in Libia, è prevista la riduzione della missione italiana Ippocrate a Misurata, dove l’esigenza che prevedeva un ospedale per curare chi combatteva contro l’Isis “è evaporata”, visto il ridimensionamento del gruppo terroristico in quelle aree. Tuttavia, sottolinea l’ammiraglio, “in questo periodo fluttuante per quello che riguarda le istituzioni in Libia è difficile capire bene le loro necessità”. Per quanto riguarda il Mali, invece, dopo il ritiro della missione francese Barkhane, l’ammiraglio ha riferito sul rientro del nostro contingente della Task force Takuba: “La Francia ha deciso di smantellare l’operazione e noi abbiamo in corso lo studio che, di massima, dovrebbe prevedere il rientro in patria del contingente”.
Conflitti del futuro anche nello spazio
Le sfide evidenziate dall’ammiraglio coinvolgono anche le orbite. Nel dominio spaziale è “in atto una competizione globale senza precedenti” che “fa presagire possibili futuri conflitti cinetici, e che si estende ad attori privati ed istituzionali, con incremento dei rischi correlati alle minacce dallo spazio, verso lo spazio, e nello spazio”.
La corsa all’Artico
Cavo Dragone ha parlato anche di “crescente attenzione all’Artico” da parte della Difesa. Dal momento che è “destinato ad assumere in prospettiva una significativa rilevanza strategica ed economica”. Al momento vi è l’attuale “possibilità che si aprano vie di comunicazione alternative a quelle consolidate”, visti i crescenti “segnali di una possibile corsa all’accaparramento per le risorse minerarie ed energetiche nell’area”.