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Chi c’è dietro alle svastiche (pagate) per dipingere l’Ucraina come focolaio nazista

Un piano finanziato dall’oligarca russo Pavel Fuks sarebbe all’origine dei simboli trovati nel territorio ucraino, e portati come giustificazione dal presidente Putin per l’invasione. Il reportage esclusivo di Rolling Stone

Millecinquecento euro per una svastica dipinta su un muro. Questo il tariffario offerto da un oligarca russo per fare sembrare l’Ucraina un focolaio nazista e dare la giustificazione al presidente Vladimir Putin per intervenire militarmente e “denazificare” il Paese.

A svelarlo è la rivista Rolling Stone. In un ampio reportage, il giornale racconta come nei mesi precedenti all’invasione dell’Ucraina da parte dei russi, un oligarca legato al Cremlino avrebbe pagato i locali per dipingere svastiche intorno a Kharkiv. Tutto, secondo alcuni fonti, faceva parte di un’operazione per sottolineare la presenza nazista dell’Ucraina per essere usato come pretesto per la guerra.

Il finanziatore dietro il piano sarebbe Pavel Fuks, magnate immobiliare, bancario e petrolifero, ingaggiato dalle forze di sicurezza russe per quest’operazione. Attraverso alcuni intermediari, Fuks avrebbe offerto tra 500 e 1.500 dollari per vandalizzare le strade della città con graffiti filo-nazisti a dicembre, gennaio e febbraio.

Rolling Stone ha parlato con un ucraino che dice di aver parlato con Fuks due volte riguardo il presunto complotto con la svastica – si legge nel reportage -. Un altro resoconto del complotto è stato trasmesso al governo degli Stati Uniti nelle ultime settimane da un informatore statunitense con contatti commerciali e governativi di alto livello in Ucraina”.

Lo scrittore Vladislav Davidzon ha spiegato che “Fuks è ampiamente considerato da molti a Kiev come fondamentalmente un gangster e, nonostante le sue smentite negli ultimi tre anni, i suoi soldi sono legati alla Russia […] La sua reputazione in Ucraina è attualmente terribile”.

Secondo alcune fonti vicine a Fuks, l’imprenditore non aveva scelta, doveva eseguire l’incarico del Cremlino per continuare a lavorare nella regione. Fuks è ebreo ed è uno dei principali benefattori per un memoriale dedicato all’Olocausto a Kiev, per cui non c’è motivo di credere che avrebbe pagato per le svastiche, simbolo di antisemitismo.

“Onestamente, è mafia, è il modo più semplice per dirlo”, sostiene Olga Lautman, senior fellow al Center for European Policy Analysis. Fuks avrebbe legami con la criminalità russa organizzata, come emerso in una causa presso il tribunale statale della California nella contea di Orange da un ex socio in affari.

Fuks ha dichiarato di essere tornato in Ucraina nel 2014 per seguire nuove opportunità, ma ha la cittadinanza russa e diverse proprietà. Altre fonti sostengono che Fuks ha dovuto lasciare la Russia scappando da debiti e accuse di frode.

Il presunto coinvolgimento di Fuks nell’operazione di Kharkiv apre un nuovo capitolo sugli affari e le battaglie legali dell’imprenditore. “Il complotto suggerisce che ci sia stato almeno un tentativo deliberato da parte dello stato di sicurezza russo di produrre prove per esagerare l’influenza del nazismo in Ucraina – conclude Rolling Stone -. Nel periodo precedente all’invasione, Putin ha affermato che l’Ucraina era caduta sotto il controllo nazista e che l’invasione era necessaria per liberare il Paese, un’affermazione ampiamente respinta a livello internazionale ma che, con l’aiuto dei media statali, sembra aver preso piede tra molti russi”.



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