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Occidente a due velocità. L’Anglosfera manda l’artiglieria, l’Europa temporeggia

Dopo la riunione degli alleati Washington, Londra e Ottawa annunciano nuovi importanti aiuti militari (con loro anche Tokyo). Parigi e Berlino aspettano Pechino e non parlano di nuove sanzioni. Lo fa invece Draghi, che insiste sulla necessità di “accrescere l’isolamento internazionale di Mosca”

È ancora l’Anglosfera a guidare l’impegno occidentale a fianco dell’Ucraina. Il presidente statunitense Joe Biden sta per annunciare un nuovo pacchetto di aiuti militari che la stampa americana descrive di dimensioni simili a quello da 800 milioni di dollari della scorsa settimana – se così fosse, il totale degli aiuti militari degli Stati Uniti all’Ucraina dall’invasione russa del 24 febbraio scorso supererebbe i 3 miliardi di dollari.

Rispondendo alle domande dei giornalisti durante una visita nel New Hampshire, Biden ha risposto sì, gli Stati Uniti invieranno più artiglieria. Lo stesso faranno Regno Unito e Canada. “Questo diventerà un conflitto di artiglieria, hanno bisogno di supporto con più artiglieria, che è quello che daremo loro, oltre a molte altre forme di sostegno”, ha detto il primo ministro britannico Boris Johnson alla Camera dei Comuni. Anche l’omologo canadese Justin Trudeau ha detto che il suo governo invierà altra artiglieria pesante. Il Giappone segue i tre: invierà equipaggiamento protettivo per le armi chimiche e droni all’Ucraina. In precedenza aveva mandato di giubbotti antiproiettile ed elmetti, un’importate “prima volta”, l’aveva definita il ministero della Difesa.

Gli annunci sono stati fatti dopo una riunione in videoconferenza di poco meno di un’ora e mezza che ha visto presenti i tre leader assieme al presidente francese Emmanuel Macron, al cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro giapponese Fumio Kishida, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, il presidente polacco Andrzej Duda, quello romeno Klaus Iohannis, il presidente del Coniglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

Durante la riunione, convocata dal presidente Biden, “i leader hanno ribadito il loro impegno a continuare a fornire sicurezza e assistenza economica e umanitaria all’Ucraina nel momento del bisogno”, “ribadito la loro solidarietà con il popolo ucraino” e “condannato la sofferenza umanitaria causata dall’invasione ingiustificata e non provocata della Russia”, ha dichiarato Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca. “Hanno anche discusso i loro sforzi coordinati per imporre gravi costi economici al fine di costringere la Russia a rendere conto del suo operato”, ha spiegato ancora la Casa Bianca.

L’impegno a lavorare assieme va oltre G7, Unione europea e Nato. Infatti, gli alleati hanno anche discusso la necessità di convincere gli Stati che non sono membri dell’Unione europea e del G7 a trattare la guerra in Ucraina come una questione che riguarda la pace mondiale e non soltanto l’Europa o l’Occidente, ha detto un funzionario francese citato dall’agenzia Reuters. Il riferimento sembra essere alla Cina, che sta ancora giocando sulla sua ambiguità senza né condannare la Russia né dichiarare l’appoggio all’invasione dell’Ucraina.

Parigi non parla di nuove sanzioni – non l’ha fatto neppure il presidente Macron nel tweet con cui ha dato conto della telefonata. Non ne parla neanche Berlino, con il cancelliere Scholz impegnato a difendere le sue promesse tentennanti di inviare aiuti militari. Per entrambi nuove sanzioni, specie l’embargo sul gas russo, presentano ostacoli: a Macron spaventano in vista della sfida per l’Eliseo con Marine Le Pen; Scholz sembra ancora ostaggio della tradizionale vicinando del suo partito, l’Spd, alla Russia di Vladimir Putin.

Lo fa invece, oltre al primo ministro britannico Johnson (che tiene a lodare la “leadership” di Biden sottolinea la guida anglosassone degli sforzi occidentali), il presidente del Consiglio italiano Draghi. “Ampio consenso è stato espresso sulla necessità di rafforzare la pressione sul Cremlino, anche con l’adozione di ulteriori sanzioni, e di accrescere l’isolamento internazionale di Mosca”, si legge nella nota di Palazzo Chigi. Che conclude, alla vigilia del viaggio dei ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani in Angola e Congo, con un tema caldo per l’Italia: “È stato ribadito l’impegno comune a diversificare le fonti energetiche riducendo in tal modo la dipendenza dagli approviggionamenti russi”.

Di nuove sanzioni ha parlato anche la presidente von der Leyen (e non il presidente Michel, da sempre più vicino a Macron): “Inaspriremo ulteriormente le nostre sanzioni contro la Russia e aumenteremo gli aiuti finanziari e di sicurezza per l’Ucraina”, ha scritto la numero uno dell’esecutivo europeo ringraziando poi il presidente Biden “per aver convocato questa importante riunione” – come a dimostrare l’allineamento (almeno il suo) con gli Stati Uniti.

La Nato sembra divisa su due linee diverse alla vigilia di un momento cruciale del conflitto in Ucraina. Infatti, le operazioni iniziate a Sud-Ovest di Donetsk e a Sud di Izyum sembrano “preludio a più vaste operazioni offensive che i russi hanno intenzione di condurre”, ha dichiarato un funzionario del Pentagono nelle ore dopo la riunione dei leader. C’è chi pensa che le divergenze possano diventare un problema nel breve-medio termine. E chi è convinto che, invece, “bastone e carota” possa essere la soluzione giusta. Soltanto le prossime settimane e mosse diranno chi ha ragione.

(Foto: Twitter @POTUS)

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