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Putin deve perdere. Biden deve saper vincere

Di David Unger

Giusto sostenere con le armi, le sanzioni e l’isolamento di Mosca la causa Ucraina: Putin deve perdere. Ma Joe Biden dovrebbe fare attenzione a non varcare una linea rossa. Il commento del prof. David Unger (Johns Hopkins)

Mi sarei aspettato più cautela da parte di Joe Biden. Alla luce della sua lunga esperienza da senatore, dei suoi ripetuti appelli affinché gli Stati Uniti ridefiniscano la propria postura di sicurezza internazionale già troppo instabile e la preoccupazione sottolineata a più riprese di evitare uno scontro diretto tra Russia e Nato, mi sarei aspettato una risposta più calibrata come quella di partner chiave della Nato come Germania e Francia. Immaginare un compromesso diplomatico non è sbagliato, né lo è pensare ai bisogni energetici dell’Europa e a un’eventuale, futura reintegrazione della Russia nell’ordine europeo.

Biden sembra invece sempre più trascinato dall’emotività dell’opinione pubblica americana e dalla retorica bellicosa dell’ala più intransigente del Partito democratico. Ma anche dall’inerzia di un pensiero strategico che non ha mai preso in debita considerazione un mondo multipolare dove la Cina è oggi il più importante competitor dell’America, le potenze medie in ascesa cercano un’autonomia strategica e attori non statali pongono minacce immuni al contenimento della Guerra Fredda.

Washington ha a lungo pressato per un aumento della spesa militare degli alleati nella Nato e un consolidamento dell’Occidente sotto l’egemonia americana. Benissimo, ma il prezzo da pagare non può essere una serie di passi impulsivi che potrebbero ben facilitare l’escalation e il prolungamento della guerra in Ucraina. È perfettamente comprensibile che Zelensky chieda armi più potenti. Ma la giustizia della causa Ucraina non significa che si debba dare a Kiev automaticamente tutto quel che chiede. Gli Stati Uniti e le altre nazioni Nato hanno il diritto, anzi l’obbligo di esercitare il loro giudizio su come raggiungere il risultato migliore, o il meno peggiore. La situazione è già fin troppo cupa e pericolosa per una gestione poco ragionata della crisi.

Niente di tutto questo vuole minimizzare l’orrore e la barbarie che in questo momento sono inflitti sul popolo ucraino o la sfida a qualsiasi norma internazionale posta da un comportamento sconsiderato e canagliesco di Putin. Ogni giorno l’aggressione russa aggiunge dolore a un disastro umanitario. Fornire all’Ucraina mezzi di auto-difesa di maggiore quantità ed qualità è una risposta appropriata. Lo stesso vale per le sanzioni, l’isolamento e la condanna della Russia.

L’obiettivo dovrebbe essere terminare le operazioni militari russe in Ucraina il più velocemente possibile e negoziare un veloce ritiro delle truppe di invasione di Mosca tramite la de-escalation e la diplomazia. Inviare all’Ucraina armi di attacco avanzate minaccia invece di prolungare la carneficina e aumentare pericolosamente il potenziale di contro-offensive ucraine nel territorio russo. Invece che regalare a Putin queste scuse per un’escalation o una corsa alle armi nucleari, l’Occidente dovrebbe pensare a un modo per costruire una rampa di uscita dalla guerra.

Più l’America di fare tutto insieme, come ai vecchi tempi, meno riuscirà nel suo intento. La strada per fare questa nazione “great again” non passa dalla riproduzione dei vecchi giorni di gloria della Guerra Fredda ma dalla capacità di far fronte a sfide epocali in un mondo cambiato in modo irrevocabile.

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