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La “derussificazione” del gas polacco. Riparte il dialogo con Berlino

Di Giulia Gigante

Detto, fatto: dopo vari ultimatum Vladimir Putin taglia i rifornimenti di gas alla Polonia. Ma il governo polacco è pronto a reagire e ad avviare un processo di “derussificazione” della politica energetica, con l’aiuto dei cugini-avversari in casa Ue, Scholz in primis

Se Vladimir Putin continua imperterrito nella sua campagna di “denazificazione” dell’Ucraina, la Polonia contrattacca con una “derussificazione” della politica energetica.

Dunque, in base al contratto Yamal, venerdì la Russia ha sospeso le forniture di gas alla Polonia poiché la società petrolifera controllata dallo stato PGNiG (Polskie Górnictwo Naftowe i Gazownictwo) ha declinato l’invito ad effettuare il pagamento in rubli.

A fine marzo, il presidente della Federazione Russa ha informato i “paesi ostili” all’operazione speciale lanciata contro Kiev di aver firmato un decreto che poneva con le spalle al muro gli appaltatori esteri di Gazprom: o versamenti in rubli o “la chiusura dei rubinetti”. La maggior parte dei paesi dell’Unione, tra cui Polonia, Germania e i membri sud-orientali, hanno preferito testare i corridoi meridionali per le nuove forniture di gas piuttosto che soccombere ai diktat di Mosca.

Ieri, mentre Mateusz Morawiecki volava a Berlino in visita al cancelliere Olaf Scholz, il Vicecancelliere e Ministro dell’economia e della protezione climatica Robert Habeck è atterrato a Varsavia per un colloquio previsto con la collega polacca Anna Moskwa, Ministro del clima e dell’ambiente. I due Paesi, per lungo tempo uniti da una sincera diffidenza reciproca, oggi siglano una cooperazione economica per tentare di resistere alle conseguenze dell’embargo russo e di recidere la dipendenza dai rifornimenti russi.

“Negli ultimi anni abbiamo compiuto progressi significativi nella diversificazione delle forniture di gas e petrolio greggio alla Polonia. Ci sentiamo pronti ad accettare queste sanzioni dell’Ue nella loro piena estensione e in piena solidarietà con tutti i paesi europei” ha dichiarato Moskwa, aggiungendo che “in questi tempi difficili è importante parlare con una sola voce insieme al nostro vicino occidentale. Dobbiamo concentrarci sulle misure per realizzare in sicurezza una completa derussificazione della politica energetica, sull’esempio degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Ue. Questo sistema, come l’Ets, consisterebbe nel vendere quote a quei paesi che de-russificheranno più lentamente per motivarli ad abbandonare in maniera rapida l’importazione di materie prime russe. In tal senso, abbiamo intrapreso un dialogo con la Germania e siamo in costante contatto per elaborare soluzioni comuni”.

A incontro concluso, Anna Moskwa rassicura la comunità polacca dal suo profilo Twitter dichiarando che la Polonia detiene riserve di gas e fonti di approvvigionamento pari al 76%, cifre confortanti che spronano il governo a mantenere salda la linea della fermezza contro le pulsioni espansionistiche del nuovo zar.

Nel frattempo, il premier Morawiecki comunica l’esito della sua visita a Berlino: “durante il colloquio con il cancelliere Scholz abbiamo affrontato l’ipotesi di ulteriori sanzioni ai danni di Mosca, concordando l’invio delle armi necessarie alla resistenza ucraina per garantire la sicurezza dell’intera Europa. È innegabile l’impegno profuso dalla Polonia nel sostegno militare e umanitario a beneficio dell’esercito di Kiev”.

Le arringhe anti-tedesche e le accuse di “ambiguità interessata” che nei mesi precedenti hanno connotato gli interventi di Morawiecki sembrano svanite nel nulla. Evaporate proprio come gli ultimi legami commerciali con Putin. Il governo di Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość) ha predisposto un piano in risposta al ricatto dell’orso moscovita; il primo ottobre entrerà in funzione il Baltic Pipe,  il gasdotto che coprirà circa il 50% del consumo del Paese importando 10 miliardi di metri cubi all’anno dalla Norvegia, in modo tale da sostituire totalmente le forniture russe e non rinnovare il contratto con Gazprom, il rafforzamento delle partnership energetiche con Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Lituania, dotandosi di due rigassificatori, riforniti grazie a contratti con società americane, e lavorando su nuove misure fiscali per scongiurare il crollo del mercato interno.

Ma il colpo di coda esibito da Putin può tramutarsi in un’occasione proficua per la Polonia, una chance per sanare i rapporti burrascosi con la Germania di Scholz, per dimostrare all’Ue quanto il governo polacco sia disposto ad andare oltre per difendere i valori e le idee fondanti del vecchio continente, in barba alle medaglie euroscettiche collezionate in questi anni scanditi da leggi anti-abortiste e riforme giudiziarie che ledono l’autonomia delle toghe. Politologi ed editorialisti non fanno che chiedersi se la scelta radicale di Mosca non sia in realtà una reazione voluta e sperata da Varsavia, disposta a rimuovere ogni forma di astio con i cugini tedeschi pur di rinascere nell’agognata indipendenza dal Behemoth che escogita e disegna nuovi confini e scalpita al di là degli Urali.

Ma si sa, per i polacchi la paura del passato è più forte dei conflitti contingenti. Come la grande struttura economica avrà sempre la meglio sulla sovrastruttura politica e sociale delle democrazie occidentali.

Quindi Varsavia non è disposta a inginocchiarsi al cospetto di Putin, ma è pronta a fare dei vecchi avversari europei i nuovi alleati contro la volontà di potenza di una Russia che aspira a rivangare il trono imperiale.

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