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Ecco come sta crollando il mito degli hacker russi

Conti russa. E il Cremlino continua a usare le gang ransomware

Dall’inizio del conflitto in Ucraina hacktivisti e cyber-criminali hanno colpito oligarchi e strutture di Mosca. Dopo le difficoltà sul campo, ecco quelle nel quinto dominio

Così come quello dei suoi militari, sta crollando anche il mito della forza della Russia nel cyber-spazio. Da febbraio, cioè dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, gli hacker hanno avuto accesso ai dati finanziari personali di oligarchi pro Cremlino, rubato milioni di email interne sui server del governo russo e attaccato siti web in tutto il Paese. A raccontarlo è il Washington Post che sottolinea un aspetto: gli hacker non sarebbero collegati a governi stranieri ma sarebbero attivisti e cyber-criminali comuni.

Secondo gli esperti, la Russia è attualmente in cima alla lista globale per attacchi mirati dagli hacker per la prima volta da quando si tiene traccia di queste dinamiche nel cyber-spazio. Tra i principali obiettivi c’è il Roskomnadzor, cioè il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, delle tecnologie dell’informazione e dei mass media, che secondo gli attivisti sta implementando una censura in stile sovietico. Gli hacker hanno anche attaccato l’emittente statale Vgtrk, così come l’intelligence russa e le struttura della Difesa. Sono state diffuse decine di migliaia di email scambiate da alti funzionari dell’emittente e lunghe liste contenenti i nomi di presunti ufficiali dell’intelligence russa, così come di soldati.

Gli attacchi sono guidati da collettivi di hacker politici, tra cui Network Battalion 65 (NB65), che ha annunciato la sua esistenza su Twitter poche ore dopo che le truppe russe hanno iniziato a marciare verso Kiev. Il gruppo avrebbe legami con il collettivo internazionale di hacktivisti Anonymous e sostiene di non avere rapporti con alcun governo. Un altro collettivo hacker dietro gli attacchi alla Russia è un gruppo che si chiama AgainstTheWest. Nonostante il nome, è guidato da un gruppo pro Occidente, “hacker di lingua inglese (…) con background di intelligence”, ha scritto il Washington Post. Gli attacchi vengono perpetrati anche da piccoli gruppi di hacker, alcuni dei quali con sede in Ucraina, e da gruppi criminali, i cui membri sono motivati dal profitto e stanno attaccando obiettivi statali russi in un momento in cui il Cremlino appare vulnerabile.

Il Washington Post spiega che il governo ucraino non è direttamente coinvolto in questi attacchi informatici. Ma questo ha ripetutamente appoggiato gli attacchi degli hacker volti a indebolire lo Stato russo e già nel mese di febbraio Mykhailo Fedorov, vice primo ministro ucraino e ministro della Trasformazione digitale, ha diffuso un appello per la nascita di un “esercito cibernetico di volontari” per combattere per l’Ucraina che avrebbe suscitato l’interesse di quasi 200.000 persone. Il governo ucraino ha un canale su Telegram chiamato IT Army, dove spesso suggerisce obiettivi russi agli hacker amici.

Come ha spiegato Ivano Gabrielli, direttore della Polizia postale e delle telecomunicazioni, in una recente intervista con Formiche.net, “l’appoggio cibernetico è stato funzionale sia agli attacchi russi sia alla difesa ucraina”. Sui collegamenti tra il governo ucraino e l’ondata di cyber-attacchi contro la Russia ci sono – almeno per ora – soltanto speculazioni. Ma l’articolo del Washington Post dimostra una debolezza dell’esercito russo. Un’altra.

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