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La pace nelle mani di Kiev. Le parole di Draghi in Parlamento

Di Mario Draghi

Il presidente del Consiglio ha parlato in Senato del conflitto in Ucraina, della pace possibile, ma non senza condizioni e ancora degli sforzi del governo italiano per una risoluzione del conflitto. Tutte le parole di Mario Draghi in Senato

L’informativa di oggi intende approfondire i principali aspetti legati alla guerra in Ucraina. In particolare, mi soffermerò sulla situazione militare sul terreno; sulle conseguenze del conflitto dal punto di vista umanitario, alimentare, energetico; sullo sforzo italiano di sostegno all’Ucraina; sulle sanzioni nei confronti della Federazione Russa; sulle iniziative negoziali in corso; sull’azione del governo in tema di diversificazione delle forniture energetiche e di aiuto alimentare ai Paesi più esposti.

La guerra in Ucraina è giunta al suo 85esimo giorno. La speranza da parte dell’esercito russo di conquistare vaste aree del Paese in tempi brevi si è scontrata con la convinta resistenza da parte del popolo ucraino. La Federazione Russa si è ritirata da ampie porzioni del territorio ucraino, per concentrare le sue forze nell’area orientale del Paese. Anche qui, l’avanzata russa procede molto più lentamente del previsto. Nell’ultima settimana, le forze ucraine hanno ripreso il controllo di Kharkiv nell’Est del Paese, la seconda città per popolazione in Ucraina. L’esercito ucraino ha finora respinto i tentativi da parte russa di attraversare il fiume Severskij Donec’, e quindi di accerchiare Severodonetsk – a circa 100 chilometri a nord-ovest di Lugansk.

Nel sud-est dell’Ucraina, l’offensiva russa si è trasformata in un’occupazione militare. A Kherson, le forze russe hanno lasciato alla Guardia Nazionale Russa il presidio dell’area. Il 1° maggio la città ha adottato il rublo russo ed è stata agganciata alla rete di telecomunicazioni russa Rostelecom – un segnale di un progressivo radicamento della Russia nell’area.
L’attività dell’aviazione e i lanci missilistici russi continuano su Mariupol e nell’area del Donbass. Secondo lo Stato Maggiore ucraino le Forze russe stanno cercando di annettere nuovi territori negli oblast di Donetsk e Lugansk.

Il costo dell’invasione russa in termini di vite umane è terribile. Le ricostruzioni con immagini satellitari hanno individuato 9.000 corpi in quattro fosse comuni nei dintorni della città di Mariupol. La scorsa settimana sono state ritrovate fosse comuni a Kiev dopo quelle scoperte in altri luoghi liberati dall’occupazione russa, ad esempio Bucha e Borodyanka. L’Italia ha offerto il suo sostegno al governo ucraino per indagare su possibili crimini di guerra. In questo contesto, la nostra Ambasciata ha comunque ripreso le sue attività a Kiev. Ringrazio ancora una volta l’Ambasciatore Zazo e tutto il personale dell’Ambasciata per lo spirito di servizio, la professionalità e il grande coraggio dimostrati.

Al 3 maggio, il numero di sfollati interni è arrivato a 7,7 milioni di persone. Secondo l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, circa 6 milioni di persone – soprattutto donne e minori – dall’inizio delle ostilità hanno lasciato l’Ucraina per i Paesi vicini. Se si sommano queste due cifre, sono quasi 14 milioni i residenti in Ucraina che hanno dovuto lasciare le proprie case – quasi un cittadino su tre. Oltre 116 mila ucraini sono arrivati in Italia – di cui 4mila minori non accompagnati. Sinora abbiamo inserito circa 22.792 studenti ucraini nelle scuole italiane. La maggior parte – quasi 11 mila – sono bambine e bambini delle scuole primarie. Desidero ringraziare il ministro Bianchi, il personale della scuola e tutte le bambine e i bambini italiani per questa meravigliosa manifestazione di amore e di efficienza collettiva. Voglio ringraziare anche la Protezione civile, gli enti del terzo settore e tutti i cittadini italiani che sono impegnati nell’accoglienza dei rifugiati. L’Italia è orgogliosa di voi – della vostra accoglienza, della vostra solidarietà, della vostra umanità.

Alla crisi umanitaria dovuta all’invasione russa rischia di aggiungersi una crisi alimentare. Russia e Ucraina sono tra i principali fornitori di cereali a livello globale. Da soli, sono responsabili di più del 25% delle esportazioni globali di grano. 26 Paesi dipendono da loro per più di metà del proprio fabbisogno. Le devastazioni belliche hanno colpito la capacità produttiva di vaste aree dell’Ucraina. A ciò si aggiunge il blocco da parte dell’esercito russo di milioni di tonnellate di cereali nei porti ucraini del Mar Nero e del Mar d’Azov. La guerra in Ucraina minaccia la sicurezza alimentare di milioni di persone, anche perché si aggiunge alle criticità già emerse durante la pandemia.

L’indice dei prezzi dei prodotti alimentari è salito nel corso del 2021 e ha toccato a marzo i massimi storici.
La riduzione delle forniture di cereali e il conseguente aumento dei prezzi rischia di avere effetti disastrosi in particolare per alcuni Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, dove cresce il pericolo di crisi umanitarie, politiche, sociali.
La guerra ha avuto anche degli effetti significativi sul mercato energetico, aumentando l’incertezza.
I prezzi erano già molto alti anche prima della guerra, ma l’incertezza certamente è aumentata.
A causa delle difficoltà tecniche legate al conflitto, è stato interrotto il flusso di gas russo verso l’Europa attraverso il gasdotto Sokhranivka, da cui passa circa un terzo del totale.
I prezzi restano comunque a livelli molto alti rispetto ai valori storici e sono soggetti a forte volatilità.

Fin dall’inizio dell’invasione, il Governo si è mosso con convinzione per sostenere l’Ucraina.
Abbiamo stanziato oltre 800 milioni di euro in assistenza per i profughi.
Circa 300 milioni fanno parte dell’ultimo Decreto Aiuti.
Rafforziamo la capacità di accoglienza dei rifugiati e forniamo ai profughi l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica.
Siamo un Paese ospitale: lo stiamo dimostrando e intendiamo continuare a farlo.

L’Italia ha inoltre stanziato 110 milioni di euro in sovvenzioni al bilancio generale del governo ucraino per la gestione dell’emergenza – a cui si aggiungono fino a 200 milioni in prestiti. Finanziamo con 26 milioni di euro le attività di varie organizzazioni internazionali attive in Ucraina e nei Paesi limitrofi. Nel quadro del meccanismo europeo di protezione civile, è stato organizzato un trasporto umanitario di circa 20 tonnellate di materiali umanitari della Cooperazione italiana. Il servizio nazionale di protezione civile ha donato beni come letti da campo, tende, medicinali e apparecchiature mediche all’Ucraina, e ha offerto assistenza anche a Slovacchia e Moldova.

Per impedire che la crisi umanitaria continui ad aggravarsi, dobbiamo raggiungere il prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire con forza i negoziati. È la posizione dell’Italia ed è un’aspirazione europea che ho condiviso con il Presidente Biden e i leader politici del Congresso durante la mia recente visita a Washington. In questi incontri ho riscontrato un apprezzamento universale per la solidità della posizione italiana, fermamente ancorata nel campo transatlantico e dell’Unione Europea. Questa posizione ci permette di essere in prima linea, con credibilità e senza ambiguità, nella ricerca della pace.
Da questo punto di vista, il colloquio del Capo del Pentagono Austin con il ministro della Difesa russo Shoigu, avvenuto il 13 maggio, rappresenta un segnale incoraggiante. Si tratta della prima telefonata dall’inizio della guerra.

Nella giornata di ieri, la Federazione Russa ha comunicato al nostro Ambasciatore a Mosca l’espulsione di 24 diplomatici italiani. È un atto ostile, che ricalca decisioni simili prese nei confronti di altri Paesi europei e che risponde a espulsioni di diplomatici russi da parte dell’Italia e di altri Stati membri dell’Unione europea. È essenziale comunque mantenere canali di dialogo con la Federazione Russa. È soltanto da questi canali che potrà emergere una soluzione negoziale.

L’Italia si muoverà a livello bilaterale e insieme ai partner europei e agli alleati per cercare ogni possibile opportunità di mediazione. Ma dovrà essere l’Ucraina, e nessun altro, a decidere che pace accettare. Anche perché una pace che non fosse accettabile da parte dell’Ucraina non sarebbe neanche sostenibile. A fine giugno si terrà il Consiglio Europeo, nel quale affronteremo anche la questione dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Come ho già detto in Parlamento, l’Italia è favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea.

A inizio luglio, sarò ad Ankara per il vertice bilaterale con la Turchia – il primo di questo tipo da 10 anni.
In questo incontro discuteremo delle prospettive negoziali e diplomatiche del conflitto, e del rafforzamento dei rapporti tra Italia e Turchia. Se oggi possiamo parlare di un tentativo di dialogo è grazie al fatto che l’Ucraina è riuscita a difendersi in questi mesi di guerra. L’Italia continuerà a sostenere il Governo ucraino nei suoi sforzi per respingere l’invasione russa.

Lo faremo in stretto coordinamento con i nostri partner europei. Ne va non solo della solidità del legame transatlantico, ma anche della lealtà all’Unione Europea. Il Governo ha riferito più volte sul tema al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che ha sempre riscontrato la coerenza del sostegno offerto rispetto alle indicazioni e agli indirizzi del Parlamento.

Al tempo stesso, dobbiamo continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia attraverso le sanzioni, perché dobbiamo portare Mosca al tavolo dei negoziati. Le misure restrittive fin qui approvate dall’Unione Europea e dal G7 hanno già avuto un impatto significativo sull’economia russa, che sarà ancora più forte nei prossimi mesi. Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, il prodotto interno lordo russo calerà dell’8,5% quest’anno, e il tasso d’inflazione raggiungerà il 21,3%. L’indice MOEX della Borsa di Mosca ha perso un terzo del valore rispetto a metà febbraio, prima dell’invasione. Per frenare la fuga di capitali, la Banca Centrale Russa ha alzato i tassi di interesse, che oggi sono al 14%, e ha introdotto controlli sui movimenti di capitali.

L’Unione Europea è al lavoro su un sesto pacchetto di sanzioni, che l’Italia sostiene con convinzione. La lista di interventi prevede misure legate al petrolio, restrizioni per alcuni istituti finanziari, l’ampliamento della lista di individui sanzionati. L’attività di deterrenza nei confronti della Russia comprende anche l’intensificarsi delle operazioni dell’Alleanza Atlantica. Il Comandante Supremo Alleato ha rafforzato il livello di risposta lungo il fianco orientale – uno sforzo a cui l’Italia contribuisce con 2.500 unità. Nel medio periodo, siamo pronti a rafforzare ulteriormente il nostro contributo in Ungheria e Bulgaria, rispettivamente con 250 e 750 unità, in linea con l’azione dei nostri alleati. Valutiamo infine la possibilità di sostenere la Romania nelle attività di sminamento marittimo del Mar Nero e la Slovacchia nella difesa anti aerea.

Il crescere della minaccia russa ha spinto la Svezia e la Finlandia a fare domanda per aderire alla Nato. L’Italia appoggia con convinzione questa richiesta, come ho avuto modo di dire ieri alla Premier finlandese Sanna Marin durante il nostro incontro bilaterale.

È necessario affiancare alla Nato una vera e propria difesa comune europea, complementare all’Alleanza Atlantica. Il primo passo deve essere la razionalizzazione della spesa militare in Europa, la cui distribuzione è inefficiente. Nel mio recente intervento al Parlamento Europeo di Strasburgo, ho lanciato la proposta di una conferenza europea che abbia l’obiettivo di iniziare un coordinamento per i nostri investimenti in sicurezza.

Migliorare le nostre capacità di difesa non basta per costruire una pace duratura, una coesistenza pacifica. Come ha detto il Presidente Mattarella, nel lungo termine servirà anche uno “sforzo creativo” per arrivare a una conferenza internazionale sul modello degli accordi di Helsinki del 1975. Una volta ottenuto il cessate il fuoco e conclusi i negoziati tra Kiev e Mosca, occorrerà costruire un “quadro internazionale rispettoso e condiviso”, per usare le sue parole. Questa conferenza dovrà avere l’obiettivo, come fu per Helsinki, di avvicinare Paesi che oggi sono distanti e rendere duraturo il processo di distensione. Tra i principi di Helsinki c’erano il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli, il non ricorso alla minaccia o all’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualunque Stato. Sono valori con cui l’Italia si identifica pienamente e che vogliamo vedere al centro della vita del continente europeo e del mondo.

Il Governo ha intenzione di continuare a impegnarsi per far fronte anche alle altre crisi che derivano o sono aggravate dalla guerra in Ucraina. Il conflitto ha messo in luce le fragilità della politica energetica degli ultimi anni e reso ancora più evidente la necessità di diversificare i nostri fornitori. Ci siamo mossi rapidamente per ridurre la quota di gas naturale che importiamo dalla Russia, che nel 2021 è stato circa il 40% del totale.

Il nostro obiettivo è non soltanto incrementare le forniture di gas naturale di cui abbiamo bisogno come combustibile di transizione, e insisto su transizione, ma anche investire in questi stessi Paesi per aumentare la produzione di energie rinnovabili. L’intesa che abbiamo firmato ad aprile con l’Algeria, ad esempio, prevede un sostegno allo sviluppo di energia rinnovabile e di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio; prevede inoltre lo sviluppo di progetti di reti di trasmissione dell’energia elettrica in Algeria e di interconnessione elettrica tra l’Algeria e l’Italia.

Il governo si è poi mosso con la massima determinazione per eliminare i vincoli burocratici che limitano l’espansione delle rinnovabili in Italia. L’energia rinnovabile resta infatti l’unica strada per affrancarci dalle importazioni di combustibili fossili, e per raggiungere un modello di crescita davvero, davvero sostenibile. Il Governo continuerà in ogni sforzo per rendere questi investimenti più rapidi, per smontare, per distruggere le barriere burocratiche che impediscono gli investimenti. Oggi sono solo quelle. Le stime del Governo indicano che potremo renderci indipendenti dal gas russo nel secondo semestre del 2024. I primi effetti di questo processo si vedranno già a fine 2022. Durante la mia visita a Washington ho condiviso con il presidente Biden la strategia energetica italiana. Ci siamo detti d’accordo sull’importanza di preservare gli obiettivi sul clima – un impegno che l’Italia intende mantenere.

Il governo ha adottato misure molto sostanziose per tutelare le imprese e le famiglie dai rincari energetici.
I provvedimenti ammontano a circa 30 miliardi di euro solo per quest’anno, per mitigare gli aumenti dei prezzi dei carburanti e ridurre le bollette. Abbiamo destinato i nostri aiuti soprattutto alle fasce più vulnerabili della popolazione, in particolare le famiglie a basso reddito; e abbiamo aiutato i settori produttivi più in difficoltà, come le imprese ad alta intensità energetica. È ora importante che si trovino a livello europeo soluzioni strutturali, che superino le distorsioni presenti nei mercati dell’energia. La Commissione europea ha presentato ieri il piano RepowerEU, che sarà al centro del prossimo Consiglio europeo straordinario. C’è bisogno di risposte immediate e coraggiose, per alleviare l’impatto della crisi sulle nostre economie.

Dobbiamo poi agire con la massima urgenza per evitare che il conflitto in Ucraina provochi crisi alimentari. Durante la mia recente visita negli Stati Uniti, ho discusso con il presidente Biden dell’urgenza di un’azione coordinata – un tema sollevato anche dalla presidenza tedesca del G7.

Al Presidente ho chiesto sostegno per una iniziativa condivisa tra tutte le parti che sblocchi immediatamente i milioni di tonnellate di grano bloccati nei porti del sud dell’Ucraina. In altre parole, occorre che le navi che portano questo grano siano lasciate passare e se i porti sono stati – come si dice – minati dall’esercito ucraino siano sminati a questo proposito. Tutte le parti in causa dovrebbero aprire in questo momento una parentesi di collaborazione per evitare una crisi umanitaria che farebbe morire milioni e milioni di persone nella parte più povera del mondo. L’Italia ha promosso un Dialogo Ministeriale con i Paesi del Mediterraneo in collaborazione con la FAO, per delineare le misure d’intervento per la regione. Analoghe iniziative sono state prese dalla Francia, dalla Germania, dagli Stati Uniti. Ma forse la cosa più urgente è fare quello che dicevo prima.

Voglio infine ringraziare il Parlamento – la maggioranza e anche la principale forza di opposizione – per il sostegno che avete dato al governo nell’affrontare questa crisi. La risoluzione, approvata a larghissima maggioranza, che ha impegnato il governo, tra l’altro, a: sostenere dal punto di vista umanitario, finanziario e militare l’Ucraina; a tenere alta la pressione sulla Russia, anche attraverso sanzioni; a ricercare una soluzione negoziale; ha guidato in modo molto chiaro l’azione di governo e ha rafforzato la nostra posizione a livello internazionale. Il governo intende continuare a muoversi nel solco di questa risoluzione.



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