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Niente guerra fredda ma Taiwan… Il discorso di Blinken sulla Cina

Nessuna novità ma l’atteso intervento del segretario di Stato delinea l’approccio alla sfida e le aree in cui si può e si deve collaborare. Ecco i passaggi più importanti

È attorno all’ordine internazionale, che “dobbiamo difendere e riformare”, che ha ruotato il discorso molto atteso di Antony Blinken, rinviato dopo che il segretario di Stato degli Stati Uniti era risultato positivo al Covid-19 a inizio mese. Il capo della diplomazia americana ha delineato la politica dell’amministrazione Biden nei confronti della Repubblica popolare cinese parlando ospite dell’Asia Society. “Niente di inedito o di inaspettato” nella strategia ma “una serie di messaggi che rassicureranno gli alleati degli Stati Uniti in Europa e altrove”, ha commentato Noah Barkin, capo della divisione Cina di Rhodium Group e visiting senior fellow del German Marshall Fund.

“Un discorso forte”, l’ha definito Brian Hart, fellow del China Power Project presso il Center for Strategic and International Studies. “Niente di sorprendente (come ci si aspettava) ma ha dato il tono giusto e ha strutturato in modo efficace: le nostre principali preoccupazioni per le azioni della Cina; il nostro approccio alla Cina, alla regione e al rinnovamento in patria; aree in cui possiamo/dobbiamo collaborare con Pechino”.

Ecco alcuni dei passaggi più rivelanti del discorso di Blinken.

  • La lezione ucraina: “La difesa di Pechino della guerra del presidente [Vladimir] Putin per cancellare la sovranità dell’Ucraina e assicurarsi una sfera di influenza in Europa dovrebbe far suonare un campanello d’allarme per tutti noi che chiamiamo la regione indo-pacifica casa. (…) Questo è un momento importante per il mondo. (…) La diplomazia è vitale”.
  • Ordine globale: “La Cina è l’unico Paese che ha l’intenzione di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo”.
  • L’impegno diplomatico: “Sono determinato a dare ai nostri diplomatici gli strumenti di cui hanno bisogno per avere successo, anche costruendo una China House al dipartimento di Stato”.
  • Decoupling: “Gli Stati Uniti non vogliono separare l’economia cinese dalla nostra o da quella globale, anche se Pechino, nonostante la sua retorica, sta perseguendo un decoupling asimmetrico, cercando di rendere la Cina meno dipendente dal mondo e il mondo più dipendente dalla Cina”.
  • Affari in Cina: “Crediamo e ci aspettiamo che la comunità imprenditoriale capisca che il prezzo di ammissione al mercato cinese non deve essere il sacrificio dei nostri valori fondamentali o dei nostri vantaggi competitivi e tecnologici a lungo termine”.
  • La reciprocità: “Per troppo tempo, le aziende cinesi hanno goduto di un accesso ai nostri mercati di gran lunga superiore a quello che le nostre aziende hanno in Cina. Questa mancanza di reciprocità è inaccettabile e insostenibile”.
  • Nuova guerra fredda: “Non siamo alla ricerca di un conflitto o di una nuova guerra fredda. Al contrario, siamo determinati a evitare entrambi. Non vogliamo bloccare la Cina dal suo ruolo di grande potenza né impedire alla Cina di far crescere la sua economia o di promuovere gli interessi del suo popolo”.
  • Noi o loro: “Non ci aspettiamo che tutti i Paesi abbiano la nostra stessa valutazione della Cina. Sappiamo che molti Paesi, compresi gli Stati Uniti, hanno legami economici o interpersonali vitali con la Cina che vogliono preservare. Non si tratta di costringere i Paesi a scegliere”·
  • La corsa tecnologica: “Dobbiamo vincere la competizione non solo in termini di sviluppo di nuove tecnologie, ma anche nel plasmare il modo in cui vengono utilizzate nel mondo, in modo che siano radicate in valori democratici e non autoritari”.
  • I cambiamenti climatici: “Il clima non è una questione ideologica. Si tratta di matematica. Non c’è modo di risolvere il cambiamento climatico senza la leadership della Cina, il Paese che produce il 28% delle emissioni globali”
  • Taiwan: “Ci opponiamo a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo da entrambe le parti. Non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan e ci aspettiamo che le differenze tra le due sponde dello Stretto vengano risolte con mezzi pacifici. Continuiamo ad avere un interesse costante per la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan”.
  • Le differenze: “Abbiamo profonde differenze con il Partito comunista cinese e il governo cinese. Ma queste differenze sono tra governi e sistemi, non tra i nostri popoli. Il popolo americano ha un grande rispetto per il popolo cinese”.
  • Al popolo cinese: “Al popolo cinese: competeremo con fiducia, coopereremo dove possibile, contesteremo dove necessario. Non cerchiamo il conflitto. Non c’è motivo per cui le nostre grandi nazioni non possano coesistere pacificamente e condividere e contribuire insieme al progresso umano. Tutto ciò che ho detto oggi si riduce a questo: far progredire il progresso umano, lasciare ai nostri figli un mondo più pacifico, più prospero e più libero”.

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