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Icone dei tempi. Gli ultimi anni di storia racchiusi nei simboli “umanitari”

Di Carlo Simonelli

Dal pesce nelle catacombe romane, che rappresentava Gesù, al soldato bambino che imbraccia un mitra: Carlo Simonelli, security architect e programmatore, racconta l’ultima evoluzione delle icone, immagini che spiegano concetti complessi superando barriere linguistiche e culturali. Font Awesome ha creato una libreria di 330 icone per raccontare le crisi umanitarie, dal Covid alla guerra

Nei primi anni della loro storia, i Cristiani ereditarono dalla religione ebraica il divieto di farsi delle immagini delle divinità e fino a quando il secondo Concilio di Nicea non abrogò questo divieto, utilizzarono delle immagini simboliche per rappresentare ciò che non poteva essere rappresentato. L’immagine di un pesce, per esempio, veniva utilizzata per simboleggiare Gesù:

le lettere greche (ΙΧΘΥΣ) che compongono la parola, formano l’acrostico ᾿Ιησοὸς Χριστὸς Θεοῦ υἱὸς Σωτήρ «Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore».[1]

Similmente, l’immagine del pane simboleggiava il rito dell’Eucarestia, la colomba era il simbolo della pace divina e il pavone, la cui carne, si diceva, non andava mai in decomposizione, simboleggiava la Resurrezione e la vita eterna.

Qualcosa di simile avvenne negli anni ’80, quando il diffondersi di programmi per computer con interfacce grafiche sempre più complesse spinse i progettisti del software a identificare i diversi comandi con dei simboli che tutti potevano comprendere, indipendentemente dalla lingua in cui era stato tradotto il programma.

Il sostantivo inglese file può tradursi con: documento, ملف (Arabo), 文件 (Cinese), файл (Russo), ファイル (Giapponese), 파일 (Coreano) oppure, più semplicemente, può essere rappresentato con il simbolo:

Così come la pipa di Magritte, il documento del simbolo non è un documento, ma questo non ha importanza perché ciò che conta, qui come nella Roma del III Secolo, è il significato, non il significante.

Queste immagini, dette icone, sono utilizzate anche nelle interfacce grafiche dei siti Web. Non importa quale lingua parliate o su quale sito vi troviate: se vedete i simboli qui sotto, sapete per certo che, facendoci click sopra, eliminerete un elemento, condividerete un file o accederete ai vostri dati personali.

 

 

 

 

 

Il metodo old-school per procurarsi le icone ammette due linee di condotta: o rubarle da un sito che le utilizza o rubarle da un sito che le vende. In alternativa, si possono acquisire delle icone da siti che permettono il download gratuito di un numero limitato di immagini, posto che se ne citi la fonte[2], ma nell’insieme delle icone free potete star certi che non ci sono MAI quelle che vi servono o, se ci sono, lo stile delle immagini è del tutto differente[3]:

 

 

 

 

 

Questa regola ha, come sempre, delle eccezioni, la più evidente delle quali è la libreria di icone Font Awesome. Nata nel 2012, questa raccolta di icone, attualmente alla sua sesta edizione, contiene più di 16.000 icone di aspetto grafico uniforme, divise in 68 categorie e in cinque formati grafici differenti (solid, regular, light, thin, duotone). Le icone della libreria FA possono essere utilizzate o gratuitamente o a pagamento. Le icone free sono “solo” 2.009 e comprendono quello che è l’oggetto di questo articolo, ovvero la collezione di icone umanitarie realizzate per l’Ufficio Coordinazione Affari Umanitari (OCHA) delle Nazioni Unite[4].

Quando si verifica un disastro, è fondamentale che le organizzazioni umanitarie raccolgano dati affidabili sulla posizione e le esigenze delle persone colpite, determinino chi è nella posizione migliore per assisterle e le priorità più urgenti. Ciò spesso richiede la presentazione di informazioni complesse in un modo che tutti possano capire. Ed è qui che le icone giocano un ruolo importante.[5]

Le icone dell’OCHA sono di pubblico dominio e sono state utilizzate per realizzare la documentazione degli aiuti umanitarii per il conflitto in Siria, il terremoto ad Haiti, gli alluvioni in Somalia e, ovviamente, anche nella gestione dell’emergenza COVID19.

Quando la pandemia ha colpito, abbiamo ampliato la collezione con alcune icone relative al COVID-19. Finora, l’icona del virus è stata scaricata circa 20.000 volte e una delle prime dashboard create dalla John Hopkins University per visualizzare il numero di casi ha utilizzato alcune delle nostre icone.[6]

Nel 2020, l’OCHA si è rivolto al gruppo di Font Awesome per aggiornare e dare una coerenza grafica alla sua libreria di icone, anche questa pubblicata nel 2012.

Abbiamo usato le icone di Font Awesome come una delle fonti di ispirazione per ridisegnare le nostre icone nel 2018. Avevamo bisogno di stabilire una certa coerenza in quel momento. C’erano molti stili diversi e molta frammentazione nella prima versione.[7]

Il gruppo di lavoro di Font Awesome ha unificato le icone che comparivano in entrambe le librerie, le ha integrate con nuove immagini e le ha riviste graficamente per adeguarle allo stile della libreria:

È nata così una raccolta di trecentotrenta icone che coprono tutti gli aspetti di una crisi umanitaria, dalla A di ancoraggio o di abduction alla W di worm infected.

 

 

 

 

 

Queste trecentotrenta immagini illustrano mirabilmente due caratteristiche dell’Homo Sapiens: da un lato, la sua capacità di aiutare i propri simili e, dall’altro, la sua altrettanto grande capacità di arrecar loro danno. Guardate con il giusto paio di occhi, come direbbe Hunter Thompson, sembrano un filmato in time-lapse degli anni più recenti della nostra storia:

Io credo che le icone OCHA stiano alle interfacce grafiche come Guernica di Picasso sta al Cubismo: entrambi identificano il momento in cui una forma di rappresentazione asettica e impersonale, che fino ad allora era stata utilizzata per raffigurare oggetti inanimati, viene usata per descrivere la vita, la sofferenza e la morte di alcuni esseri umani. Così come le vittime di Picasso, i “personaggi” delle icone OCHA – siano essi soldati, prigionieri, medici o malati – non si identificano con uno specifico individuo, ma simboleggiano la totalità delle persone che hanno sofferto per un’alluvione, una guerra, una malattia o una discriminazione. In virtù di ciò, quello che prima era stato solo decorazione, di colpo si sporca di sangue e diventa, a buon diritto, Arte.

Non mi viene in mente un modo migliore di chiudere questo articolo che citare una frase che compare nel blog di Font Awesome a proposito dell’icona child-rifle:

Ci fa male al cuore pensare che ci sia bisogno di un’icona “bambino combattente”, ma alla luce degli attuali conflitti e crisi nel mondo, è importante aiutare dove possiamo. Icone ben progettate aiutano a condividere rapidamente le informazioni, il che è fondamentale per fornire sollievo a coloro che ne hanno più bisogno. Ci auguriamo che arrivi un giorno in cui icone come questa non siano più necessarie.[8].

 

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[1] www.treccani.it/enciclopedia/ichthys/

[2] A proposito: le sei icone che utilizzo nella prima parte di questo articolo provengono dal sito Flaticon.com

[3] Le icone free sono realizzate da soggetti diversi – usualmente casi umani o scimmie ammaestrate rifiutate dai programmi spaziali.

[4] www.unocha.org

[5] Intervista a Javier Cueto, uno dei designer della libreria di icone OCHA.

[6] ibid.

[7] ibid.

[8] blog.fontawesome.com/humanitarian-icons

 



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