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Vaiolo delle scimmie, le lezioni da imparare dal Covid

Aumentano i casi e ci sono pochi test e vaccini. La prevenzione resta l’unica arma contro il nuovo virus che minaccia il mondo. Ecco cosa possiamo fare. L’appello di un gruppo di esperti sul New York Times

Continua a salire il numero di contagi di vaiolo delle scimmie. In Spagna, il bilancio è di 125 casi confermati, tra le 245 segnalazioni arrivate da diverse regioni, mentre nel Regno Unito i casi sono 179. In Italia il numero di casi è molto ridotto (7 casi in Lombardia nell’ultima settimana), ma l’attenzione è alta.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha assicurato che non c’è nulla da temere per il momento. La diffusione del virus del vaiolo delle scimmie, al di fuori dei Paesi africani, non diventerà endemica, per ora. “Al momento non siamo preoccupati per una pandemia globale”, ha assicurato Rosamund Lewis, esperta dell’organizzazione. Ma questo perché “è ancora possibile fermare questa epidemia prima che si diffonda”.

Infatti, l’infettivologo Matteo Bassetti condivide questo pensiero preventivo. In un post su Facebook ha scritto che “preoccuparsi di provare a contenere e a limitare la diffusione epidemica del vaiolo delle scimmie, non vuol dire fare allarmismo o generare terrore. Se qualcuno vuol sentirsi dire che tutto va bene e che le infezioni non sono e non saranno un problema per il mondo può e deve stare lontano dai miei spazi e seguire e leggere persone e argomenti più leggeri e più adatti alla sua intelligenza. Non mi offenderò”.

C’è preoccupazione anche per il numero di vaccini (pochi) a disposizione a livello globale. Lewis ha spiegato che le riserve nazionali di vaccini potrebbero essere limitate, per cui si sta lavorando sul come supportare i Paesi ad accedere a questi prodotti. In questo momento, l’indicazione che si sta dando sul fronte dell’immunizzazione è davvero focalizzata sulle persone che sono a rischio a causa del fatto di essere effettivamente un contatto di qualcuno che ha il vaiolo delle scimmie”. Ovvero, “un contatto intimo, un contatto familiare, un operatore sanitario che non ha avuto la protezione adeguata nel momento in cui ha visto un paziente con l’infezione. Quindi ci sono alcuni gruppi di persone che potrebbero essere più a rischio e a cui potrebbero essere offerti i vaccini in determinate circostanze in cui sono disponibili. Stiamo tutti lavorando su questo aspetto”. Tuttavia, “è difficile rendere questi vaccini maggiormente disponibili nelle prossime settimane e mesi”, ha aggiunto Lewis.

La prevenzione come unico strumento per evitare una seconda pandemia è la formula proposta anche da un saggio pubblicato sul quotidiano The New York Times a firma di James Krellenstein, Joseph Osmundson e Keletso Makofane, esperti di sanità pubblica e prevenzione di malattie infettive.

Secondo loro, con il vaiolo delle scimmie, è necessario evitare gli errori che hanno segnato la pandemia Covid-19, a livello di monitoraggio della malattia e a livello di comunicazione con la popolazione.

Sebbene i due virus non siano simili, “possiamo sfruttare alcune lezioni della pandemia Covid-19 e altre precedenti: non è possibile impedire la trasmissione di una malattia che non vediamo né possiamo aiutare le persone se non spieghiamo che tipo di rischio affrontano”.

“Ci preoccupa che il vaiolo delle scimmie si diffonda nel mondo – hanno aggiunto gli esperti -. A causa dell’accesso limitato ai test e alla sorveglianza, è difficile calcolare le dimensioni del focolaio”. Al 29 maggio sono stati confermati 400 casi di vaiolo delle scimmie in 20 Paesi, tra cui 12 negli Stati Uniti.

Negli Stati Uniti, identificare i casi è ancora molto complicato, sostengono Krellenstein, Osmundson e Makofane. “Per ora, se c’è un caso sospetto, il medico deve entrare in contatto con un dipartimento di sanità pubblica statale o locale per chiedere il test. Successivamente, un laboratorio associato ai Cdc fa la prova generica per identificare il orthopoxvirus. Se il risultato è positivo, si invia il campione agli uffici centrali dei Cdc ad Atlanta per fare il test specifico di vaiolo delle scimmie e solo allora si può confermare il contagio”.

“Ci preoccupa che, in caso di necessità di più test, questo processo centralizzato faccia perdere un tempo prezioso e limiti la capacità di analizzare i campioni”, avvertono. Questi test, come quelli del Covid, sono basati su tecnologia Pcr, a disposizione di molte strutture, per cui lo sviluppo, la fabbricazione e la realizzazione si può organizzare in modo migliore.

E concludono: “In questo momento non ci troviamo in un’emergenza di sanità pubblica per colpa del vaiolo delle scimmie, ma questa malattia non è esclusiva delle persone gay. Se gli Stati Uniti prendono sul serio questo momento, e agiscono con velocità e impegno, senza nessun tipo di stigma, è possibile evitare un’emergenza e garantire di non dover combattere con un’altra pandemia quest’estate o il prossimo autunno”.



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