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Un piano “Sure” per l’energia (e non solo). Draghi all’Ocse

Di Mario Draghi

Nel suo discorso il presidente del Consiglio italiano ha toccato diversi temi, tra cui le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina sulla crescita e gli strumenti che l’Unione europea può mettere in campo per contrastarne gli effetti negativi

È un grande piacere presiedere questa riunione a livello ministeriale del consiglio dell’Ocse. Vorrei ringraziare il Segretario Generale e tutto il personale dell’Ocse per l’eccellente lavoro svolto, in particolare nel campo della tassazione globale. L’accordo che abbiamo raggiunto lo scorso anno durante la Presidenza italiana del G20 è storico. Dobbiamo attuarlo rapidamente per rendere l’economia mondiale più equa, più forte e più inclusiva.

Al centro dell’incontro di oggi le generazioni future e la transizione verde in tutto il mondo, in particolare in Africa. Nel costruire un modello economico migliore per domani, dobbiamo prima di tutto affrontare le sfide di oggi. Come mostra l’ultimo Economic Outlook dell’Ocse, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha portato a un significativo peggioramento delle prospettive di crescita e a un forte aumento delle aspettative di inflazione. Le banche centrali hanno iniziato a inasprire le politiche monetarie, provocando un aumento dei costi di finanziamento. L’interruzione delle catene di approvvigionamento alimentare – in particolare di grano – ha comportato un aumento dei prezzi e rischia di provocare una catastrofe umanitaria.

Il G7 e l’Unione europea hanno dimostrato straordinaria unità nel sostenere l’Ucraina e nell’esercitare pressioni su Mosca affinché cessi le ostilità e riprenda i negoziati. Solo da parte dell’Unione europea sono stati elaborati sei pacchetti di sanzioni e queste hanno inferto un duro colpo agli oligarchi vicini al Cremlino e a settori chiave dell’economia russa. Per essere pienamente efficaci, i nostri sforzi devono essere sostenibili nel tempo e coinvolgere le economie emergenti e in via di sviluppo.

Alla determinazione dimostrata nei confronti dell’Ucraina dobbiamo affiancare la stessa risolutezza nell’aiutare i nostri cittadini e quelli nelle aree più povere del mondo, in particolare nell’Africa. I nostri sforzi per prevenire una crisi alimentare devono partire dai porti ucraini del Mar Nero. Dobbiamo sbloccare i milioni di tonnellate di cereali che sono bloccati lì a causa del conflitto. Gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite sono passi significativi e, purtroppo, credo siano gli unici. Dobbiamo offrire al presidente Zelensky le garanzie di cui ha bisogno – che i porti non verranno attaccati. E dobbiamo continuare a sostenere i Paesi beneficiari, proprio come sta facendo l’Unione europea con il suo “Food and Resilience Facility”.

Insieme all’energia, i prezzi dei prodotti alimentari stanno contribuendo a far salire il tasso di inflazione anche nei Paesi più ricchi. Nell’area euro, a maggio i prezzi sono aumentati dell’8,1% rispetto a un anno prima. Tuttavia, se si escludono voci come l’energia e i generi alimentari, l’aumento è solo della metà – un balzo significativo, ma molto inferiore a quello negli Stati Uniti. In alcuni Paesi la cosiddetta “inflazione core” è ancora più bassa: in Italia si è attestata al 2,9% a maggio. Nell’area euro la disoccupazione è di poco inferiore al 7%, mentre i consumi restano al di sotto dei livelli pre-pandemici. Questi sono tutti segnali che c’è ancora capacità inutilizzata nell’economia. Quindi, almeno nell’Unione europea, l’aumento dell’inflazione non è del tutto segno di surriscaldamento, ma è in gran parte il risultato di una serie di shock sul versante dell’offerta.

I salari devono recuperare il loro potere d’acquisto, ma senza creare una spirale prezzi-salari che a sua volta porterebbe a tassi d’interesse ancora più elevati. Dobbiamo ridurre i prezzi dell’energia e offrire un sostegno finanziario alle famiglie e alle imprese, soprattutto a quelle in maggiore difficoltà. La scorsa settimana il Consiglio europeo ha approvato la possibilità di imporre, di prendere in considerazione, un tetto massimo di prezzo per le importazioni di gas russo. Tale misura limiterebbe l’aumento del tasso d’inflazione, sosterrebbe i redditi disponibili e ridurrebbe i nostri flussi finanziari verso Mosca. Naturalmente le discussioni sono ancora in corso e la strada da percorrere potrebbe essere lunga. Ci sono forti argomenti a favore dell’utilizzo di trasferimenti statali diretti, mirati ai più poveri, mantenendo nel contempo la sostenibilità della finanza pubblica.

Responsabilità e solidarietà devono andare di pari passo, sia a livello nazionale che europeo. In Italia abbiamo imposto una tassa sui profitti eccessivi realizzati dalle aziende di servizi pubblici in seguito allo shock energetico e abbiamo utilizzato le entrate per ridurre le bollette del gas e dell’elettricità per le persone più vulnerabili.

NE. SURE – il Temporary Support to Mitigate Unemployment Risks in an Emergency [Sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in caso di emergenza] – ha erogato prestiti stabili e a basso costo agli Stati membri dell’Unione europea affinché potessero salvare posti di lavoro e sostenere i redditi. Uno strumento simile – questa volta mirato all’energia – potrebbe garantire ai Paesi vulnerabili più spazio per aiutare i propri cittadini in un momento di crisi. Ciò rafforzerebbe il sostegno popolare al nostro sforzo comune in termini di sanzioni e contribuirebbe a preservare la stabilità finanziaria in tutta l’area euro.

La risposta alla crisi derivante dall’invasione dell’Ucraina non deve però distrarci dalle politiche di lungo periodo che andranno a beneficio delle generazioni future. Covid-19 ha messo in luce le fragilità dei nostri sistemi sanitari. Vogliamo stimolare gli investimenti e preparare meglio il mondo a future pandemie. È essenziale accelerare la transizione energetica per passare a un modello di crescita più sostenibile e, allo stesso tempo, ridurre la nostra dipendenza dalla Russia.

Dobbiamo facilitare l’espansione delle energie rinnovabili – nei Paesi sia ad alto che a basso reddito – e promuovere ulteriormente la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni energetiche pulite. Ciò significa, ad esempio, rafforzare la nostra architettura per l’idrogeno verde, aumentare l’efficienza, sviluppare reti intelligenti e resilienti.

Questa emergenza non è, e non deve essere, una scusa per tradire i nostri obiettivi climatici, ma un motivo per raddoppiare i nostri sforzi.

Sin dalla sua creazione, più di 60 anni fa, l’Ocse è stata strumentale nel promuovere politiche che favoriscono la crescita e l’occupazione e nel facilitare la loro adozione da parte dei suoi Stati membri. In questo momento difficile per l’economia mondiale, il vostro ruolo è più importante che mai.

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