Il presidente di Assopopolari, candidato sindaco con una lista di stampo liberale nella sua Piacenza, analizza l’attuale sistema economico nazionale ed europeo
Fa una faccia strana. Si vede che è contrariato. Corrado Sforza Fogliani è appena stato interrotto perché sono scaduti i tre minuti dedicati a ogni candidato sindaco. Per uno che ha tappezzato le sale e gli uffici della Banca di Piacenza con un cartello con scritto il tempo è valore partecipare a dibattiti pubblici con un limite di replica è una seccatura. Par condicio, gli dicono. Tant’è.
Quando è uscito allo scoperto per correre alle elezioni amministrative della sua Piacenza, in programma domenica 12 giugno, l’aveva messo in conto. Così come aveva previsto, da aspirante primo cittadino con una lista di estrazione liberale, di sentirsi ripetere spesso se sarà in grado di far coesistere l’impegno di amministratore civico con quello di presidente del Comitato esecutivo dell’istituto di credito locale, del Centro studi di Confedilizia, di Assopopolari e di vicepresidente dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana.
Presidente, come si concilia la campagna elettorale con l’impegno bancario?
Bisogna distinguere un amministratore da un funzionario o da un dirigente. In ogni caso, una buona volontà e una non eccezionale capacità consentono di organizzare il proprio lavoro in modo da poter svolgere con piena affidabilità i due impegni, d’altra parte a tempo determinato, perché la campagna elettorale non dura all’infinito.
Banche e politica. Un binomio che la accomuna a Mario Draghi, ma non solo. È vero che quando un banchiere si ritrova sulla scena istituzionale, per natura, pensa prima di tutto a sistemare i conti in ogni modo e con qualunque mezzo?
Accomunarmi a Draghi è un’eresia. Comunque, per l’esperienza da banchiere che ho io, si può benissimo essere banchieri e non avere sempre e comunque il cuore dalla parte del portafogli. Abbiamo avuto dei banchieri mecenati e dei banchieri che hanno costruito opere sociali grandiose, infatti.
Qual è lo stato dell’economia italiana?
Per il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, non c’è un minuto da perdere. La Banca d’Italia non aveva mai usato, in qualunque periodo storico, una frase grave come questa. Siamo in un momento in cui salgono i tassi, aumenta di continuo l’inflazione, è in continua crescita lo spread e cresce anche, ogni secondo, il debito pubblico italiano, che è a un livello mai raggiunto, forse neanche da altre nazioni europee. Solo un aumento del Pil, ma notevole, può salvarci. Ma per ottenere questo aumento occorre liberare le imprese dallo scempio burocratico e da imposte e tasse che servono solo a finanziare i capricci politici (per non pensare al peggio).
La Bce alzerà i tassi d’interesse di 25 punti a luglio e di 50 punti a settembre. Che cosa significherà per le famiglie europee e italiane?
Per le famiglie europee e italiane sarà sempre peggio, purtroppo. Il rimedio sta solo nel fatto che i politici locali e nazionali lo capiscano e spendano solo, come diceva Luigi Einaudi nel 1915, per opere non utili, ma addirittura indispensabili. Sennò, non ci potrà fare niente neanche il famoso Stellone d’Italia.
Allora, com’è parlare senza essere interrotto perché sono passati tre minuti come avviene invece nelle tribune elettorali?
Parlare per tre minuti vuol dire parlare per spot e facilitare ciò che non permettono né il latino né i dialetti: parlare per tre minuti senza dire niente, questa volta per forza maggiore.