Skip to main content

Aggressione a Guaidó, che succede all’opposizione venezuelana

Un gruppo di persone, tra cui alcuni parlamentari socialisti, ha attaccato il leader dell’opposizione e presidente ad interim del Venezuela durante un comizio preparatorio alle primarie. Dagli Usa alla Colombia hanno espresso preoccupazione per l’accaduto e solidarietà al giovane politico, che però attraversa un crollo di popolarità…

Che fine ha fatto Juan Guaidó, il giovane leader dell’opposizione che sembrava destinato a liberare il Venezuela dal regime di Nicolás Maduro? Dal 2019, quando Guaidó è stato nominato presidente del Parlamento e, di conseguenza, presidente ad interim del Paese per mandato della Costituzione venezuelana, molto è cambiato.

La coalizione delle forze politiche che resistono al totalitarismo di Maduro e i suoi è molto divisa e la visibilità internazionale del dramma venezuelano è calata, nonostante i disagi sono uguali o peggiori. Alcune testate come l’agenzie Bloomberg hanno recentemente raccontato di una presunta ripresa economica del Paese sudamericano, ma la verità è che la crisi resta, è cambiata solo la presenza di più liquidità nel mercato interno per via delle sanzioni internazionali e l’impossibilità di fare uscire i capitali.

Lo scorso weekend, però, Guaidó è tornato sulle prime pagine. L’oppositore è stato aggredito durante un meeting politico e ha accusato dell’attacco a due deputati del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv), che sostiene Maduro. “Devo dirlo con chiarezza: c’erano Nosliw Rodriguez e Marcos Mendoza – ha dichiarato Guaidó -, sono chiaramente identificati nelle immagini, nei video. E sono loro che guidano questa imboscata in un luogo pubblico”.

L’aggressione è avvenuta sabato in una località dello Stato Cojedes, durante una iniziativa della Piattaforma unitaria, la coalizione di partiti dell’opposizione al regime, che prepara le primarie per scegliere un unico candidato presidenziale, ed evitare di ripetere l’errore di presentarsi in 20 contro Maduro, disperdendo i voti.

I video mostrano come un gruppo di persone hanno presidiato il locale dove si svolgeva l’incontro, sollecitando l’uscita di Guaidó. Successivamente sono stati lanciati oggetti contro il politico, che è stato portato con forza all’esterno.

Luis Almagro, segretario dell’Organizzazione di Stati Americani (Osa), ha condannato l’aggressione perpetrata da “sicari collettivi del regime” venezuelano ha chiesto che l’integrità fisica dell’oppositore sia rispettata: “Ripudiamo qualsiasi forma di violenza e di persecuzione politica eseguita dalla dittatura”.

Anche Ivan Duque, presidente della Colombia, ha espresso la sua solidarietà a Guaidó: “La nostra solidarietà e il nostro sostegno al presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, per l’infame attacco dei sostenitori della dittatura. Condanniamo la violenza e la persecuzione di cui è stato vittima. Ribadiamo il nostro appello per il ritorno della democrazia in Venezuela”.

Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha dichiarato che è “profondamente preoccupato” per il fatto che Guaidó sia stato attaccato per una seconda volta nel giro di due settimane: “Condanniamo l’escalation di atti di violenza, persecuzione e intimidazione contro il presidente ad interim Juan Guaidó e contro tutti coloro che difendono la democrazia”.

Pochi giorni fa, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha parlato in videochiamata con Guaidó, dopo il Summit delle Americhe in cui non è stato invitato alcun rappresentante del Venezuela.

Durante il colloquio, Biden ha confermato il riconoscimento degli Usa al presidente ad interim venezuelano e il sostegno alla ripresa dei negoziati come “il miglior cammino verso il ripristino pacifico delle istituzioni democratiche, elezioni libere e giuste e il rispetto dei diritti umani e le libertà fondamentali per tutti i venezuelani”.

L’ufficio stampa di Guaidó ha sottolineato “l’importanza di calibrare permanentemente una pressione multilaterale internazionale guidata dagli Stati Uniti” per raggiungere i cambiamenti democratici in Venezuela e la libertà dei prigionieri politici.

Il governo americano insiste che il regime di Maduro e la coalizione dell’opposizione devono riprendere il dialogo iniziato ad autunno in Messico, e per questo è stata inviata una missione a Caracas a marzo scorso, con l’obiettivo di valutare la possibilità di riaprire il canale energetico vista la crisi della guerra russa in Ucraina.

Víctor Maldonado, politologo dell’Università Monte Avila de Caracas, crede che i rapporti tra Stati Uniti e Venezuela attraversino un momento di trasformazione, come ha spiegato a La Voz de America, e conclude che il sostegno a Guaidó non rappresenta alcun vantaggio strategico in questo momento.



×

Iscriviti alla newsletter