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Il tour di Maduro in Medio Oriente, tra dispetti e obiettivi (energetici)

Di Rossana Miranda e Emanuele Rossi

Turchia, Algeria, Iran, Kuwait e Qatar. Dopo quattro anni, il leader del regime venezuelano ha di nuovo attraversato l’Atlantico per incontrare vecchi e nuovi alleati e siglare accordi energetici e commerciali, in alternativa all’offerta degli Usa

Escluso dal Summit delle Americhe a Los Angeles, Stati Uniti, il leader del regime venezuelano, Nicolás Maduro, ha deciso di fare le valigie e partire verso il Medio Oriente per allargare le relazioni del suo Paese.

Nonostante le differenze culturali e storiche, il socialista è molto vicino ad alcuni leader dei Paesi mediorientali, che si presentano come un’alternativa di alleanza rispetto a quelle americane influenzare dagli Usa. Da qualche mese, la tentazione di cedere ad accordo con Washington, in mezzo alla crisi energetica per la guerra russa in Ucraina, ha aumentato le tensioni all’interno del chavismo venezuelano. E i vecchi e nuovi alleati in Medio Oriente possono rappresentare una via di uscita.

La prima destinazione del viaggio di Maduro è stata la Turchia. L’emittente statale venezuelano VTV ha mostrato il ricevimento con cui è stato accolto, con tutti gli onori, all’aeroporto di Ankara. ’abbraccio con l’amico Recep Tayyip Erdogan, segna il senso per il turco del ruolo che intende darsi come leader tra i Paesi del secondo e del terzo mondo.

“Mi riempie di gioia iniziare questo tour internazionale nelle terre della nazione sorella turca – ha scritto su Twitter Maduro -. Ringrazio l’accoglienza e l’affetto che ci hanno dimostrato. Sono sicuro che consolideremo i legami di unione e cooperazione tra i nostri popoli”.

Il venezuelano è arrivato poche ore dopo il ministro degli Affari esteri russo, Sergei Lavrov, anche lui in visita nella capitale turca per parlare dei corridoi marittimi che permetteranno di riattiva il commercio di grano nel Mar Nero.

Con Maduro, Erdogan invece ha parlato delle visioni di entrambi i Paesi negli affari regionali e globali, e dei rapporti bilaterali che saranno rivisti per attivare svariati miglioramenti “Abbiamo appena firmato tre nuovi importanti accordi nel campo del turismo, dell’agricoltura, della sfera finanziaria e monetaria”, ha detto il leader del chavismo al termine dell’incontro. Maduro ha accolto con favore l’ingresso di questi investimenti turchi in tutti i settori dell’economia venezuelana.

La Turchia, insieme alla Cina, l’Iran e la Russia, è tra i principali partner commerciali del Venezuela, dopo le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro il regime di Maduro. All’incontro è stata siglata un’intesa per l’arrivo di circa 1,5 miliardi di dollari, che investitori turchi veicoleranno in Venezuela.

La tappa successiva del viaggio è stata in Algeria, dove Maduro ha incontrato il presidente Abdelmadjid Tebboune. I due hanno fatto sapere di aver avuto “convergenza di opinioni” su molte questioni di interesse comune. Tebboune ha sfruttato la presenza del venezuelano per sottolineare che esiste ancora un “consenso” internazionale sulla questione palestinese (ovviamente a favore dei secondi), sulla disputa relativa al Sahara occidentale (dove l’Algeria è in opposizione al Marocco e al riconoscimento della sovranità marocchina sulla regione riconosciuto dagli Stati Uniti) e sulla crisi in Libia.

Dopo l’incontro, è stata annunciata l’apertura di una linea aerea diretta tra Algeri e la capitale venezuelana, Caracas, e il consolidamento di rapporti economici e culturali.

Step successivo per Maduro, l’Iran, dove ha incontrato il ministro del Petrolio, Javad Owji. Il legame con Teheran è molto stretto e il dialogo non sorprende. I due Paesi condividono il fatto di essere colpiti dalle sanzioni americane e i disagi nella gestione del settore petrolifero, fondamentale per i loro conti economici. Si sentono vicini in un asse anti-americano internazionale che sia la Repubblica islamica che il governo chavista ambisce a organizzare da anni.

I venezuelani hanno deciso di importare condensato dall’Iran, frazioni leggere costituite da condensati liquidi da gas naturale. Hanno impieghi analoghi alla nafta è sono molto importanti nel processo di raffinazione del petrolio. A inizio anno, la superpetroliera iraniana Starla, che trasportava più di 2 milioni di barili di condensato, ha attraccato in un porto venezuelano, dando il via ad una serie di spedizioni nel Paese sudamericano.

“La firma di un accordo di cooperazione ventennale mostra la determinazione degli alti funzionari dei due Paesi a sviluppare relazioni bilaterali in vari campi – ha spiegato il presidente iraniano Ebrahim Raisi -. La politica estera della Repubblica islamica dell’Iran è sempre stata basata sulle relazioni con i Paesi amici e vicini e abbiamo sempre avuto un buon rapporto di cooperazione con il Venezuela”. Durante l’incontro intergovernativo iraniano-venezuelano sono stati firmati accordi di cooperazione ventennale nei settori di politica, cultura, turismo, economia, petrolio e petrolchimica.

Raisi ha anche parlato del volo Teheran-Caracas, aperto da poco, che fornisce una buona base per i collegamenti (e dunque la cooperazione) tra i due Paesi, e che può rafforzare le relazioni commerciali tra Iran e Venezuela. Sul territorio venezuelano sono sbarcati diversi influencer e promotori turistici per avviare una campagna pubblicitaria e portare gli iraniani in Venezuela.

Le questioni energetiche sono state al centro di ogni incontro nel tour di Maduro. In Kuwait, ilpresidente venezuelano ha visto anche il ministro degli Esteri, Ahmed Nasser Al-Mohammad Al-Sabah, e il presidente dell’Assemblea nazionale, Marzouq Al-Ghanim. “Venezuela e Kuwait sono membri a pieno titolo dell’Opec – ha aggiunto Maduro in un post su Facebook -. Si sono battuti insieme per la stabilizzazione dei prezzi del greggio, oltre a concordare sulla necessità di tagliare la produzione”.

Infine, Maduro è andato a Doha per incontrare l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, nel tentativo di rafforzare i rapporti con uno dei principali esportatori di gas naturale liquefatto al mondo e un potenziale, importante partner per investimenti. Secondo l’agenzia di stampa Qna, i due leader hanno discusso dello sviluppo di relazioni e le prospettive di cooperazione congiunta, in particolare nei settori dell’energia, dell’economia, degli investimenti, dell’agricoltura e del turismo.

“Abbiamo parlato delle prospettive per rafforzare la cooperazione tra i nostri due paesi in vari campi a beneficio e nell’interesse dei nostri due popoli amici – ha scritto su Twitter l’emiro del Qatar -. Dal Qatar stiamo lavorando per costruire una mappa della cooperazione per il benessere del popolo venezuelano e per l’unione e la fratellanza tra le nazioni”.

Un’analisi della CNN sostiene che l’affronto del presidente Joe Biden nel non invitare Maduro al Summit delle Americhe ha provocato il venezuelano, che ha arrangiato il viaggio all’ultimo minuto in Turchia. Da lì sono stati organizzati velocemente tutti gli altri incontri.

Secondo la legge venezuelana, il capo dello Stato deve essere autorizzato dal Parlamento per potere viaggiare all’estero in visita ufficiale. Per dare un quadro di quanto in fretta sia sia mosso Maduro: l’Assemblea Nazionale, controllata dai governativi, ha autorizzato il viaggio del presidente venezuelano un’ora dopo che l’aereo è atterrato ad Ankara.

Maduro ha provato a inviare un messaggio a Washington sulle sue capacità di agire indipendentemente dai vari tentativi di esclusione statunitensi, dimostrando che in questa fase multipolare degli affari internazionali c’è comunque chi è disposto a riceverlo in tutto il mondo. E anche Erdogan ha voluto inviare un messaggio: accogliendo Maduro conferma che la Turchia è indipendente e prende le proprie decisioni in materia di politica estera, cercando di costruire l’Ankara Consensus che il leader turco progetta da tempo.

Negli ultimi anni, Maduro è sempre stato più isolato, se si escludono i viaggi a Cuba. Il leader venezuelano non attraversava l’Atlantico da circa 4 anni, complici la pandemia, la “taglia” da 15 milioni di dollari messa dal dipartimento di Stato americano contro di lui e il riconoscimento di Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela nel 2019 da parte di circa 60 Paesi.

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