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Covid-19, il vaccino che non c’è e l’autunno che ci aspetta

Il sistema immunitario non ricorda Omicron, favorendo la possibilità di più contagi. Da qui l’urgenza di un vaccino aggiornato, che ancora non è pronto. A che punto sono le aziende farmaceutiche e cosa spiega uno studio recente sull’immunizzazione da contagio…

Nuove luci sul Covid-19. Chi pensava che il contagio potesse contribuire ad aumentare l’immunizzazione in modo naturale è smentito dalla scienza. Uno studio recente dell’Imperial College London, pubblicato sulla rivista Science, sostiene che la variante Omicron offre un rinforzo di immunità davvero poco efficiente di fronte ad una nuova infezione del coronavirus, anche tra le persone con tre dosi del vaccino.

I ricercatori cercavano di verificare se le persone contagiate con la variante Omicron sviluppavano anticorpi sufficienti per evitare di nuovo la malattia, soprattutto in modo grave, ma non è stato così. Questo risultato può spiegare perché si continuano a registrare ondate di Covid-19 in molti Paesi, tutti con la caratteristica comune di essere Omicron.

Rosemary Boyton, docente del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Imperial College London, e una delle principali autrici della ricerca, ha spiegato che “contagiarsi con Omicron non dà immunità contro una nuova infezione di questa variante in futuro”. Ha aggiunto che Omicron non raggiunge un rinforzo naturale dell’immunità del vaccino, come si pensava, ma è “un evasore immunologico. […] Non solo può rompere le difese del vaccino ma sembra lasciare poche delle caratteristiche che ci aspettavamo sul sistema immunitario. È più misterioso delle varianti precedenti e passa inosservato, per cui il sistema immunitario non riesce a ricordarlo”.

È per questo che aumenta l’urgenza di produrre un vaccino aggiornato contro le nuove varianti. Dopo l’annuncio di Moderna, che prevede avere il farmaco pronto per settembre, l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha avviato la procedura di revisione ciclica per la valutazione della nuova versione del vaccino anti-Covid di Pfizer-Biontech. Con un comunicato stampa, l’Ema ha spiegato come la revisione si concentrerà sui processi di chimica, produzione e controlli che riguardano la produzione del vaccino.

La revisione è uno strumento normativo che l’Ema utilizza per accelerare la valutazione dei dati relativi a un farmaco o a un vaccino durante un’emergenza di salute pubblica.

L’Agenzia riceverà ulteriori dati dall’azienda nello sviluppo del farmaco, compresi quelli sulla risposta immunitaria al vaccino e quelli sull’efficacia contro le sotto varianti di Omicron. Dalla comunicazione si apprende che ad oggi non ci sono ancora dettagli in merito al tipo di copertura sulle varianti Covid che il vaccino potrà fornire.

Resta ottimista Andrea Costa, sottosegretario alla Salute. In un’intervista a Radio Anch’io ha detto che “è ragionevole pensare che già da settembre o dai primi di ottobre possiamo avere un nuovo vaccino aggiornato anche per le nuove varianti. Credo che sia ragionevole pensare ad un richiamo annuale per chi si è già vaccinato”.

Guido Rasi, professore di Microbiologia dell’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico Consulcesi, ex consulente del Commissario all’emergenza Covid-19, generale Francesco Figliuolo, sostiene che un richiamo anti-Covid per tutti con il vaccino attuale non ha senso: “Ci sono tanti fattori per un no a questa scelta: 17 milioni di italiani hanno contratto la malattia con una velocità incrementale di 10 milioni negli ultimi 6 mesi; una quarta dose di vaccino ad una persona normale non crea sostanzialmente una maggiore difesa dall’infezione e dalla malattia siamo sufficientemente protetti. Una quarta dose con un vaccino aggiornato diventa invece interessante”.

In un’intervista a Adnkronos Live, Rasi ha spiegato che questi vaccini rivisti potrebbero non dare una protezione dal contagio tanto superiore a quella vista fino ad oggi, per cui sarebbe conveniente programmare una quarta dose a settembre per categorie: “Per questo forse varrà la pena di fare un ragionamento non di massa, ma partire con le immunizzazione con i più fragili e poi proporre il vaccini anche a tutti”.



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