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Finché la barca va (sanzionata). Mannaia Usa contro l’Iran nell’Adriatico

Il dipartimento del Tesoro colpisce una società emiratina collegata a una petrolifera sospettata di trasportare greggio proveniente dalla Repubblica islamica che nelle scorse settimane si era fermata anche nel porto di Trieste. Da un mese è bloccata a Fiume in attesa delle indagini croate

Nel nuovo round di sanzioni contro l’Iran decise dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti c’è anche una società registrata nella zona di libero scambio ad Ajman, negli Emirati Arabi Uniti, e collegata a una petrolifera battente bandiera di Panama e sospettata di trasportare greggio dall’Iran.

Il Tesoro ha sanzionato sia i produttori petrolchimici iraniani sia “società di facciata internazionali e compagnie di navigazione” con sede a Hong Kong e negli Emirati Arabi Uniti. Si tratta, ha dichiarato il dipartimento in una nota, di una rete che “aiuta a effettuare transazioni internazionali e a eludere le sanzioni, sostenendo la vendita di prodotti petrolchimici iraniani a clienti della Repubblica popolare cinese e del resto dell’Asia orientale”.

Tra le società colpite c’è la YouChem General Trading FZE, indicata come proprietario della nave cisterna Leonid battente bandiera panamense tra giugno e novembre 2020. La Leonid ha lo stesso responsabile tecnico e ISM (International Safety Management) – un’altra società con sede negli Emirati Arabi Uniti, la Vroom Marine Ventures FZE – che ha avuto dal marzo 2022 al 13 giugno scorso la ARC 1. Che è la nave battente bandiera panamense di cui sopra. È ferma da un mese al largo della Croazia dopo essere stata per 31 ore, tra il 19 e il 20 maggio scorsi, nel porto di Trieste.

La sua rotta, raccontata su Formiche.net, è piuttosto particolare. “Il petrolio originario proveniva dall’isola di Kharg, in Iran, ed è stato poi trasferito da nave a nave alla ARC 1”, aveva dichiarato Claire Jungman, chief of staff di United Against Nuclear Iran, a Formiche.net. La petroliera, poi, “è stata impegnata in un altro trasferimento da nave a nave, probabilmente per rietichettare il petrolio iraniano. Questi trasferimenti ripetuti da una nave all’altra sono una tecnica comune dell’Iran, assieme allo spoofing dei transponder Ais”, cioè la produzione di false rotte, aveva continuato l’esperta. “Chi cerca di acquistare alternative al petrolio russo dovrebbe analizzare con molta attenzione i precedenti delle navi e condurre una rigorosa due diligence per determinare la vera origine del carico”, aveva concluso.

Nei giorni scorsi la gestione è passata a un’altra società degli Emirati Arabi Uniti con lo stesso indirizzo a Sharjah, la Vanguard Marine Ventures. La ARC 1 è ancorata a Fiume in attesa delle indagini delle autorità governative sulla provenienza del petrolio.

La sua storia si intreccia a quella che riguarda Grecia e Iran e che va avanti anch’essa dalla terza settimana di maggio. Sono due episodi che raccontano come le pressioni americane sull’Iran, secondo molti osservatori legate allo stallo sull’accordo nucleare Jcpoa, riguardino da vicino anche l’Europa. Prima le autorità greche hanno sequestrato (e inizialmente anche confiscato) un carico di petrolio iraniano in linea alle sanzioni statunitensi, poi l’Iran ha sequestrato due navi greche per rappresaglia. Teheran ha fatto sapere che Atene sta preparando i documenti legali necessari per il rilascio delle due navi greche sequestrate, come riferito da Bloomberg.


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