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Transizione energetica, mettiamo al centro i territori. Scrive Brighenti (Aess)

Di Benedetta Brighenti

I territori devono essere pronti a recepire e installare tutta l’infrastruttura green che possa permettere al sistema di “reggere” la transizione elettrica, contemplando anche nuove forme di gestione dell’energia. Benedetta Brighenti, presidente dell’Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile, risponde all’intervento del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati pubblicato su Formiche.net

La transizione energetica e il raggiungimento della neutralità carbonica per i nostri territori è tanto necessario quanto complesso e delicato. Gli elementi sollevati dalla presidente Casellati rispetto al voto del Parlamento Europeo dello scorso 8 Giugno sono centrali ed evidenziano come non ci si debba trovare nella condizione di scegliere tra posizioni e obiettivi che portino alla neutralità carbonica senza considerare in che modo questo possa avvenire.

Diversificazione, formule graduali e miste, attenzione alla sostenibilità del sistema industriale e alle professionalità sono tutti parametri che diventano fondanti rispetto a una seria transizione, che però deve poter essere prima di tutto possibile.

È importante ampliare la discussione a tutti i processi e sistemi coinvolti in questo “timing”, perché se da un lato 12 sono gli anni definiti per la virata del mercato automobilistico, contemplando che questo possa essere fatto tenendo in considerazione l’uso di carburanti alternativi e green, 12 sono anche gli anni in cui i nostri territori devono farsi trovare pronti al recepimento di questa importante transizione.

Prima di tutto ricordo come la virata elettrica sarà liberatoria rispetto alle emissioni di CO2, che pesa sul mondo dei trasporti per circa un 30%, solamente se l’energia in questione verrà prodotta da fonti rinnovabili.

L’Agenzia per l’energia e lo Sviluppo Sostenibile (Aess) è un ente pubblico che guida gli enti locali da 24 anni nel complesso e lungo percorso che porterà alla neutralità carbonica e questo ci permette di conoscere molto approfonditamente cosa voglia dire realizzare e “scaricare a terra” una progettualità innovativa, quale sia l’infrastruttura necessaria a monte e cosa voglia dire lanciare un sistema innovativo, sistema senza il quale la sola transizione del mondo automobilistico risulterebbe completamente inutile.

I territori devono essere pronti a recepire e installare tutta l’infrastruttura green che possa permettere al sistema di “reggere” la transizione elettrica, contemplando anche nuove forme di gestione dell’energia, come nel caso delle Comunità energetiche.

Senza un posizionamento serio e reale della radice della transizione nei territori correremo il grave rischio sollevato dalla presidente Casellati, che ci si trovi di fronte non solamente a una transizione irrealizzabile, ma, peggio ancora, dannosa.

È fondamentale quindi, che tutti gli attori che possono dare un contributo in questo senso, vengano coinvolti attivamente. La storia ci insegna come tutte le rivoluzioni industriali hanno comportato difficili passaggi anche sul versante delle professionalità. Le Università e il mondo della formazione sono attori senza i quali difficilmente riusciremo ad accompagnare il mercato nella formazione e nella trasformazione verso queste nuove figure. Necessitiamo di nuove scienze e conoscenze necessarie per traghettarsi verso questa nuova prospettiva senza creare il grave problema occupazionale di cui parlava la presidente Casellati.

Unico fattore comune rispetto a ogni analisi rimane l’urgenza: nel 2020 le emissioni di gas serra a livello nazionale sono diminuite del 27% rispetto al 1990, passando da 520 a 381 milioni di tonnellate di CO2 (Ispra), ma è da evidenziare come l’obiettivo di riduzione si sia posto al 55% al 2030 e abbiamo ancora molta strada da fare.

Come Aess guidiamo i Comuni nella lotta contro i cambiamenti climatici, vediamo attraverso i territori quale sia l’urgenza di fare questa migrazione e apprezziamo che si stia iniziando ad alzare un ampio e serio dibattito sull’argomento.

È fondamentale che ci sia dibattito politico e che ci sia una concreta e approfondita analisi seria e costante, perché il raggiungimento della carbon neutrality è un’operazione di sistema, un processo che non può che vedere al centro gli enti locali; partendo da questi si può davvero scrivere la storia di una transizione reale, applicabile e soprattutto equa, che non lasci indietro nessuno.

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