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La dipendenza tedesca del gas russo è anche colpa delle bombe

Tra i tanti ostacoli per la costruzione di nuove infrastrutture per una nuova rete di gas e di parchi eolici ci sono i vecchi ordigni disposti nel Mar Baltico e nel Mare del Nord. Un reportage del Wall Street Journal spiega il problema e le possibili soluzioni

C’è un problema sommerso, ma molto presente, che rallenta i progetti urgenti della Germania per crearsi una nuova struttura di energia, principalmente gas ed eolica, e potere così rompere con le forniture della Russia di Vladimir Putin. Si tratta del riposizionamento delle bombe inesplose della Seconda Guerra Mondiale e disposte nel Mar Baltico e nel Mare del Nord.

Come si legge in un reportage del quotidiano The Wall Street Journal, il governo tedesco è impegnato nella costruzione di tre terminali di gas naturale liquefatto nella costa settentrionale. L’obiettivo è diversificare le forniture energetiche con una nuova rete e liberarsi dai “ricatti” di Mosca. Ma prima di iniziare ad attivare le nuove spedizioni sarà necessario trovare e rimuovere tutti gli ordigni bellici inesplosi nelle zone interessate. Si stima ci siano circa un milione di tonnellate di armi ed esplosivi. Il compito è in mano ad esperti come l’azienda SeaTerra GmbH.

“Gran parte dell’Europa porta ancora tracce della Seconda guerra mondiale sotto forma di ordigni inesplosi – si legge sul Wall Street Journal -, ma il problema è particolarmente acuto in Germania, dove si stima che 1,6 milioni di tonnellate di armi ed esplosivi siano state scaricate nel Mare del Nord e nel Mar Baltico”. La maggior parte di questi ordigni sono stati posizionati lì dopo il conflitto, quando i comandanti alleati ordinarono la distruzione delle scorte di armi tedesche. “Ora, le grandi granate a cannone, i siluri e le mine marine, stanno ostacolando nuovi sviluppi, compresi i parchi eolici offshore”.

Jann Wendt, ceo e fondatore di North.io, una società tecnologica che sta sviluppando uno strumento per mappare le munizioni perse sul fondo dell’oceano, sostiene che “abbiamo a che fare con una bomba a orologeria”.

Uno dei siti proposti per tracciare i terminali di gas naturale liquefatto è Minsener Oog, la prima di una catena di isole della Frisia orientale sulla costa settentrionale della Germania. Lì ci sarebbero circa 10.000 tonnellate di munizioni. Prima che le rotte di navigazione possano essere allargate nell’area, le vecchie munizioni devono essere rimosse. Il rischio è che, nelle manovre di rimozione, esplodano accidentalmente.

Uwe Wichert, storico militare consulente dello Schleswig-Holstein e del Comitato di Helsinki, un gruppo di Paesi baltici che lavorano per migliorare la qualità ambientale del Mar Baltico, ha spiegato al Wall Street Journal che ci sono probabilmente 300.000 tonnellate di munizioni a circa tre o quattro chilometri da Wilhelmshaven. Nessuno lo sa per certo. Ed è ancora incerta anche la destinazione finale di queste munizioni.

Questa “spazzatura” bellica rappresenta anche un rischio economico, oltre che di sicurezza e ambientale. Gabriel Felbermayr, presidente del think tank Kiel Institute for the World Economy, sostiene che fino al 15% del Pil tedesco e 3,5 milioni di posti di lavoro dipendono dal trasporto marittimo, che viene minacciato da questi detriti. Per la prima volta nella storia, il governo di Berlino ha stanziato un budget per creare un progetto pilota e testare l’uso della tecnologia moderna per ripulire sistematicamente intere discariche invece di utilizzare il processo frammentario di oggi.

Inoltre, SeaTerra sta lavorando nel prototipo di una piattaforma galleggiante per il rilevamento e la rimozione delle bombe, che si spera possano essere distrutte a bordo. Senza rilasciare tossine nell’ambiente.



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