L’incontro con Putin doveva servire ad Angela Merkel per capire se il presidente russo era pronto ad abbandonare la politica autoreferenziale tenuta dal momento del reingresso al Cremlino. L’obiettivo non è stato centrato in pieno. Certo Putin nella conferenza stampa congiunta ha ribadito che Mosca “farà di tutto” per trovare una soluzione politica al problema siriano “insieme ai propri partner internazionali”. Tra cui ovviamente la Germania. Poco però rispetto alle attese tedesche. In precedenza la stessa Merkel aveva sottolineato quanto all’Onu la Russia “lavorasse in modo costruttivo” accennando inoltre a una “comunanza di posizioni” tra i due paesi. Altrettanta la disponibilità era venuta da Guido Westerwelle. Il ministro degli esteri ribadendo l’inutilità della speculazioni su “opzioni militari” aveva preso le distanze dalle parole del presidente francese François Hollande.Sulla Siria distanze inalterate
Alla fine sul dossier siriano le distanze russo-tedesche sono rimaste quasi inalterate. Nonostante Putin abbia negato il “sostegno ad Assad”, Berlino è scontenta del mantello protettivo steso da Mosca sul regime siriano. Il governo federale, convinto che Mosca possa e debba giocare un importante ruolo di intermediazione tra l’occidente e la Siria, cerca a sua volta di svolgere la parte dell’onesto sensale tra il Cremlino e l’occidente. Da qui la mossa moderatrice dopo il passo di Hollande sulla possibilità di un intervento armato contro Damasco. Una leggerezza che le Monde ha fatto risalire alla diplomazia “in fase di aggiustamento” del neo presidente. La Germania vuole tenere ad ogni costo il Cremlino dentro la nave euro-americana non solo riguardo i passi da intraprendere contro Damasco ma anche in funzione del dossier nucleare iraniano. Ciò non toglie che anche Berlino abbia presente i dubbi che inquietano la diplomazia internazionale. Rimettersi ai russi potrebbe rivelarsi illusorio. Il regime di Assad sprofonda sempre più in una sorta di circolo vizioso di autismo politico che probabilmente nemmeno l’influenza di Mosca riuscirà a spezzare.
Quella di Merkel non è la Germania di Schroeder
Ovviamente non c’è solo la Siria nei rapporti tra Mosca e Berlino che con Angela Merkel saranno comunque sempre distanti dagli splendori del governo Schroeder. Al di la dello scudo antimissilistico voluto dall’alleato Obama, tra Russia e Germania esiste anche un problema energetico visto che al momento della totale messa in funzione del gasdotto North Stream, la dipendenza teutonica dall’oro azzurro russo aumenterà. Il lato positivo della cooperazione per Berlino sta nell’aumento delle esportazioni tedesche nel mercato russo. Sugli eurobond Putin ha lasciato trapelare una certa vena canzonatoria “per il momento non sappiamo cosa ci viene proposto a questo riguardo” ha fatto presente con qualche ragione il presidente russo. Mosca intende comunque impegnarsi sul fronte della “stabilità dell’euro-zona” ha assicurato Putin che ha sorvolato sul problema della fuga dei capitali dal proprio paese. Non è un mistero che fino al 24 settembre Angela Merkel abbia creduto e incoraggiato la candidatura di Dimitry Medvedev al secondo mandato presidenziale. Il “partenariato strategico” proseguirà naturalmente anche con Putin. La cancelliera continua a credere che nel processo di modernizzazione russo un ruolo importante spetterà alla società civile del paese. Una convinzione mantenuta anche nei confronti della nuova-vecchia presidenza russa. Berlino sperava in un passo simbolico di Vladimir Putin, in quanto segnale importante del nuovo mandato presidenziale. Ma il Cremlino non ha condiviso questo punto di vista.