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Prezzolini, un conservatore che si oppose al conformismo italiano

“L’anarchico conservatore” è il titolo del Tg2 Dossier, in onda sabato 16 luglio alle 23 su Rai 2 e in replica domenica alle 10.10, curato dal direttore Gennaro Sangiuliano sulla figura del fondatore de “La Voce”, a quarant’anni dalla scomparsa avvenuta a Lugano il 14 luglio del 1982

Personaggio complesso, singolare e originale, scrittore arguto e sarcastico, capace di una prosa efficace, giornalista senza retorica, inventore geniale di riviste e di relazioni culturali; sia Longanesi, che Missiroli e Montanelli lo elessero al rango di loro maestro.

Nasce a Perugia (“per caso”, come lui stesso spesso ripeterà), toscano di adozione e soprattutto di convinzione (la sua famiglia era originaria di Siena). Attraverso immagini inedite e l’intervento di storici e giornalisti, Sangiuliano narra la lunga vita intellettuale di Prezzolini, che senza che lui lo abbia ricercato, è un crocevia ineguagliabile di personaggi, esperienze, tendenze di arte, di letteratura, di filosofia. Dalle avanguardie culturali del primo Novecento, all’interventismo, dalla filosofia di Bergson a quella di Croce, all’amicizia con Papini e Gobetti, al lungo tratto di vita negli Stati Uniti.

Il nome di Prezzolini resta legato soprattutto all’esperienza de La Voce, che fonda nel 1908 insieme all’amico e sodale Giovanni Papini. Sarà giudicata da una vasta critica come la più prestigiosa rivista culturale della prima metà del Novecento. Prezzolini vi coinvolge intellettuali del calibro di Giovanni Amendola, Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Luigi Einaudi, Romolo Murri, Giuseppe Lombardo-Radice, Gaetano Salvemini, Ardengo Soffici, Piero Gobetti, Emilio Cecchi, tanto per citarne alcuni.

Con l’esperienza della Voce nasce l’esperienza dell’intellettuale moderno che vuole immergersi nelle contraddizioni del suo tempo, l’ambizione è quella di sprovincializzare la cultura italiana e con esso lo Stato italiano che sembra aver tradito gli ideali del Risorgimento. Giovanni Amendola, uno dei collaboratori più attivi della rivista, conia il motto che assume un tono programmatico: “L’Italia come oggi è non ci piace”.

Il trascorrere del tempo ha mostrato l’acutezza, l’originalità e la capacità predittiva di alcune sue analisi, in particolare quando si parla del carattere italiano. La denuncia di quella marcata tendenza all’uniformità conformista, alle zone grigie e indistinte, al politically correct, alla fiacca comodità della vita quotidiana in luogo della difesa dei propri ideali, alla ricerca del compromesso quando non del voltafaccia. Prezzolini è stato forse prima di ogni altra cosa la risposta di un conservatore al conformismo italiano.

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