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Ora il Pd non stacchi la spina a Letta. Parla Pittella

“E’ doloroso ma il Pd deve continuare a sostenere il governo di larghe intese”. Gianni Pittella, candidato alla segreteria del Pd e vice presidente vicario del Parlamento europeo, prova a ricompattare il suo partito di fronte allo showdown che la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset ha portato con sé.

Onorevole, condivide la linea dura di Guglielmo Epifani, “rispettare ed eseguire”, tanto criticata dal Pdl?

Condivido la linea di Epifani, è molto saggia, responsabile e ferma. In una sentenza definitiva di condanna, c’è poco da commentare. Nessuno può sindacare la decisione frutto di un lavoro di molti anni dei magistrati.

Le larghe intese traballano di fronte a questa sentenza? Il Fatto quotidiano ha titolato oggi “Il governo Letta ormai è un morto che cammina”…

Il governo è nato ben consapevole delle difficoltà che sarebbero derivate dalla coabitazione di forze duramente contrapposte per vent’anni. Oggi questa coabitazione si aggrava di un problema in più. Ma, se non ci saranno gesti di irresponsabilità da parte del Pdl come dimissioni in blocco o interruzione dei lavori parlamentari, il Pd fa bene a continuare a sostenere l’esecutivo, a dare prova di responsabilità. Sul tavolo ci sono misure urgenti da prendere come la riduzione del carico fiscale, il pagamento dei debiti della PA alle imprese, interventi per incrementare l’occupazione giovanile, la riforma del sistema elettorale. Affrontare questi nodi giustifica la permanenza dei democratici all’interno di un governo di larghe intese.

Dalla pancia del Pd la domanda che sembra ribollire è la seguente: “Come si fa a governare con un pregiudicato?”

Berlusconi non sta al governo, ma alla guida di un partito che sta al governo. Il problema esiste, inutile nasconderlo, è pesante e doloroso governare in queste condizioni ma ne varrà la pena se saranno affrontate le questioni che in Italia non possono essere più rimandate. Una volta risolte, si potrà tornare al voto e alla normale contrapposizione democratica. I cittadini capiranno.

All’orizzonte c’è una maggioranza destinata a spaccarsi di fronte al voto sulla decadenza da senatore di Berlusconi? Se il leader del Pdl si dimettesse spontaneamente si eviterebbe questo passaggio…

Sarebbe un gesto positivo da parte sua. In caso contrario, il Pd voterà a favore della decadenza.

Il Pd non rischia di spaccarsi, come ha profetizzato Ugo Sposetti?

Non ci sono segnali di disintegrazione del Pd. Io credo che avremo la maturità per non “saltare per aria”, per non dividerci. La posizione deve essere chiara, palese e trasparente: prendere atto della condanna della Cassazione, governare per superare la situazione di emergenza e lavorare per una prospettiva futura che ci vedrà contrapposti al Pdl.

Nei giorni scorsi, Lei aveva polemizzato con la decisione di rinviare la riunione per il Congresso a dopo la sentenza Mediaset. “Il Pd morirà di tatticismo”, aveva detto. Sarà così?

Il Pd ora deve liberarsi dalle remore, dai ritardi, da argomenti più o meno strumentali. Si apra la fase congressuale, facendo partecipare tutti i cittadini alle questioni importanti del Paese, non a puri nominalismi, per riprogettare un partito da ricostruire dalle fondamenta e da rilanciare dopo la sconfitta elettorale.

La condanna di Berlusconi significa la sua fine politica, secondo lei?

Io auspico che sia la fine di quel bipolarismo muscolare che contrappone il berlusconismo all’anti-berlusconismo. Spero sia arrivato il tempo per un bipolarismo mite nel quale, come in altri Paesi europei, ci siano due aree, una riformista e una moderata, che si confrontano nel rispetto reciproco, nella condivisione degli stessi principi costituzionali. La guerra tra due tifoserie ora resti alle nostre spalle.



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