Una svolta verso la “normalizzazione” quella del Consiglio Direttivo della Banca centrale europea (Bce) che si è riunito il 21 luglio 2022. Ecco perché nell’analisi di Giuseppe Pennisi
La seduta del Consiglio Direttivo della Banca centrale europea (Bce) del 21 luglio 2022 verrà ricordata come quella della svolta verso la “normalizzazione”, per usare il lessico impiegato dalla presidente dell’Istituto nella conferenza stampa: a) rialzo dei tassi per combattere l‘inflazione (che nell’area dell’euro viaggia ad oltre il’8% l’anno); b) introduzione di un nuovo strumento (Trasmission Protection Mechanism, TIP nella galassia delle cifre dell’economia e della finanza internazionale); c) fine di alcuni “sportelli speciali” introdotti ai tempi dei momenti più bui della pandemia.
Andiamo con ordine. L’aumento dei tassi è stato di 50 punti base per i tre tassi di interesse di riferimento. È il primo aumento dei tassi in undici anni. È stato inoltre superiore alle attese e il doppio dalle indicazioni per 25 punti base diffuse in ambienti della Bce in margine alla riunione di giugno del Consiglio. Quindi, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Bce saranno innalzati rispettivamente allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0,00%, con effetto dal 27 luglio 2022.
L’intervento più deciso – precisa il comunicato stampa – “si basa sulla valutazione aggiornata del Consiglio direttivo sui rischi di inflazione e sul maggiore sostegno fornito dal TPI a un’efficace trasmissione della politica monetaria rafforzando l’ancoraggio delle aspettative di inflazione e assicurando che le condizioni della domanda si adeguino in linea con il conseguimento dell’obiettivo di inflazione nel medio periodo”. Nelle prossime riunioni sarà opportuna un’ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse, “anticipare a oggi l’uscita dai tassi di interesse negativi consente di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta”. In breve, la Bce sta seguendo la strada iniziata alcuni mesi fa dalle autorità monetarie americane.
Per quanto riguarda lo “scudo anti-spread”, del quale non sono stati rivelati dettagli tecnico finanziari, viene specificato che, “il Consiglio direttivo ha ritenuto necessaria l’istituzione del TPI al fine di sostenere l’efficace trasmissione della politica monetaria” e che “il TPI rappresenta un ulteriore strumento a disposizione del Consiglio direttivo attivabile per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettono seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutta l’area dell’euro”. “La portata degli acquisti del TPI dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria – viene aggiunto – Gli acquisti non sono soggetti a restrizioni ex ante”. Ciò vuol dire che è in corso un confronto serrato tra i Paesi nordici, considerati “frugali”, e quelli mediterranei (soprattutto Grecia ed Italia) considerati, a torto ed a ragione, “spendaccioni”, ed afflitti comunque da alto debito pubblico rispetto al Pil. Da ieri, l’Italia in crisi di Governo ha meno possibilità di fare ascoltare la propria voce.
Il Consiglio direttivo ha specificato che la Bce intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA (Programma di acquisto di attività) per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della Bce e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di abbondante liquidità e un orientamento adeguato di politica monetaria.
Per quanto riguarda il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) lo sportello di cui l’Italia è stato il maggior beneficiario), le Bce intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria.
La svolta della Bce è sostanziale: il governo italiano non potrà non tenerne conto.