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Letture Kosher giugno 2012

Intuizione. Einstein l’aveva definita “un dono sacro”, Churchill la considerava una delle sue principali virtù. Nel suo famoso discorso all’Università di Stansford, Steve Jobs, l’allora ceo di Apple, invitò gli studenti a seguire le loro intuizioni senza che il rumore delle opinioni altrui offuscasse la loro voce interiore. Consiglio pienamente condiviso anche dal suo predecessore, Tim Cook, che nel discorso all’Università di Auburn ha usato la parole “intuizione” 15 volte in meno di 10 minuti.
 
Ma l’intuizione, è davvero così magica come ci appare? Facciamo bene a fidarci nonostante sia soggetta ad errori sistematici?
Sempre che la scelta stia ancora nelle nostre mani, Daniel Kahneman, premio Nobel dell’Economia (2002), ci illustra in 548 pagine, scritte con talento accademico e non solo, i pro ed i contro della razionalità e dell’intuito, in un tentativo di dare una risposta. Pensieri lenti e veloci, in uscita questo mese in Italia, è “un capolavoro” secondo il Financial Times, uno dei 5 saggi più importanti del 2011 per il New York Times e definito “una pietra miliare del pensiero sociale” da Nassim Nicholas Taleb, che lo posiziona a fianco di libri come La ricchezza delle nazioni di Adam Smith e l’Interpretazione dei sogni di Sigmond Freud. La passione di Kahneman per la codificazione della mente umana ha avuto inizio in un lungo percorso accademico all’Università di Gerusalemme, applicato in parte durante il suo servizio militare all’esercito israeliano, completato col dottorato presso l’Università di Barkly. “La gente tende a usare il pensiero casuale in maniera inappropriata ed applicarlo a situazioni che richiedono invece il ragionamento statistico” scrive Kahneman “vivendo la nostra vita, ci lasciamo di norma guidare da impressioni e sensazioni, la fiducia che abbiamo nelle nostre convinzioni e preferenze intuitive è solitamente giustificata. Ma non sempre”.
 
Concentrandosi sui momenti che compongono il “non sempre”, Kahneman tenta di spiegare i principali meccanismi radicati nel nostro intuito, che ci portano a commettere errori e prendere conseguentemente decisioni sbagliate. Tralasciando le teorie psicologiche sui contrasti interni, il cervello visto da Kahneman viene diviso in due sistemi: il primo, pensieri veloci e intuitivi, mentre il secondo, pensieri lenti, logici e riflessivi. Il primo sistema funziona in un modo involontario ed inconscio, intuitivo per l’appunto, e ci permette di riconoscere lo stato d’animo del nostro compagno, della persona che abbiamo di fronte, di saper riconoscere situazioni di paura e pericolo ed intuire le intenzione delle persone che ci circondano. Si tratta di un sistema veloce ed efficace, più potente di quanto non crediamo: il motore principale dietro a molte delle nostre scelte, di giudizi giusti e sbagliati.
 
Il secondo sistema valuta le proposte del primo per poi decidere se accettarle o meno. L’intuizione, capace di salvare anima, cambiare un percorso di vita se non addirittura il mondo, ci appare magica ma non sempre lo è, specialmente in un mondo guidato da politiche industriali, finanziarie e mediatiche, in grado di approfittare delle debolezze del nostro primo sistema e della pigrizia del secondo. Analizzando una serie di ricerche ed esempi quotidiani, Kahneman elenca le meraviglie e i difetti del nostro pensiero intuitivo, suggerendo chiavi di lettura volte a rendere il nostro processo decisionale e il nostro pensiero più logico nella sua irrazionalità. Una mappa dettagliata del nostro “campo minato cognitivo”, la cui lettura attenta potrebbe rendere il nostro pensiero intuitivo più efficace, utile e preciso. Un libro da leggere con estrema attenzione, un dialogo costruttivo, istruttivo e brillante.


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