La società britannica pioniera nel tracciamento delle transizioni in bitcoin ha ricevuto l’autorizzazione dall’Organismo agenti e mediatori per operare nel mercato italiano, che l’azienda, così come altri colossi delle monete virtuali, considera centrale
Tutto è cominciato con un sito web per tracciare le transazioni in bitcoin. Era il 2011. Tre anni dopo Blockchain.com è diventata ufficialmente una società. I fondatori, Ben Reeves, Brian Armstrong e Peter Smith, lavoravano in un appartamento a York, una città fortificata nell’Inghilterra nord-orientale. E lì, tra computer Apple e tazze di caffè, la piattaforma è diventata un punto di riferimento internazionale nel settore dei servizi finanziari di criptovalute. Conoscere la storia è importante. Perché Blockchain.com, alla fine della scorsa settimana, è sbarcata sul mercato italiano delle monete virtuali.
L’azienda britannica ha ricevuto l’autorizzazione dell’Oam, l’Organismo agenti e mediatori che regola il comparto delle criptovalute in Italia. Il provvedimento consente a Blockchain.com di offrire una serie di prodotti e servizi ai clienti italiani e di agire come fornitore di servizi di valuta virtuale e portafoglio digitale, oltre a offrire la possibilità di aprire sedi e uffici all’interno del Paese. “Attraverso il coinvolgimento dell’Oam siamo stati incoraggiati dall’approccio ponderato alla protezione dei consumatori e alla prevenzione del riciclaggio di denaro”, ha spiegato la società in una nota. “L’Italia è un mercato chiave, è in crescita, e rappresenta un’economia significativa con un alto tasso di adozione delle criptovalute rispetto agli altri Paesi dell’Ue. Inoltre, questa pietra miliare rafforza la nostra posizione nell’offrire servizi in tutta Europa in vista dell’imminente regolamento sui mercati delle criptovalute, una legge fondamentale che dovrebbe entrare in vigore nel 2024-2025 e che creerà un mercato unico per le criptovalute attraverso regole armonizzate”.
Insomma: un gruppo forte come quello del Regno Unito non poteva mancare in un mercato, quello italiano, che come ha sottolineato la stessa azienda ha molto da offrire in termini di moneta virtuale. Anche perché, prima di Blockchain.com, altri colossi del settore come BitGo, Binance, Coinbase, Crypto e Bitstamp si erano già assicurati la registrazione all’Oam. I richiedenti, nello specifico, sono tenuti a presentare trimestralmente la divulgazione di una varietà di dati, compresi quelli relativi all’identificazione del cliente e alle transazioni. In caso di mancato rispetto dei requisiti normativi l’operatore potrebbe essere soggetto a sanzioni pecuniarie e il suo sito web potrebbe essere bloccato dai provider di Internet.
Per Blockchain.com, che è nata nel segno della trasparenza, come indica il nome del database che regola le transizioni di criptovalute, non è un problema. La società guidata da Smith, che nel 2014 ha assunto la carica di ceo, ha registrato 73 milioni di portafogli crittografici e oltre 31 milioni di utenti verificati in più di 200 Paesi, oltre a rivendicare una quota del 28% di tutte le transazioni in bitcoin. Mancava giusto il mercato italiano. Ora c’è.