Dopo anni di attesa, la seconda blockchain più grande al mondo ha concluso l’ultima prova generale prima della transizione che renderà il sistema più sostenibile ed efficiente. Ecco come e perché l’aggiornamento a Ethereum 2.0 potrebbe ridisegnare il web3 e il panorama finanziario
Ethereum, la seconda blockchain più popolare al mondo dopo quella di Bitcoin, è a un passo da una trasformazione radicale. Nella notte tra mercoledì e giovedì è andata in porto l’ultima prova generale di un aggiornamento atteso da anni, detto the Merge (la fusione). Questo ha permesso agli sviluppatori di confermare che la svolta avverrà a metà settembre. Si tratta di uno degli aggiornamenti più ambiziosi della storia delle crypto: se tutto va come deve andare, la nuova versione di Ethereum diventerà molto più sostenibile. E gli aggiornamenti futuri sono forieri di implicazioni che vanno ben al di là del criptoverso.
UN SALTO DI QUALITÀ
Per spiegare the Merge, la Fondazione Ethereum ha paragonato il sistema a un’astronave in volo. “La comunità (di sviluppatori, ndr) ha costruito un nuovo motore e uno scafo rinforzato. Dopo aver effettuato test significativi, è quasi giunto il momento di sostituire il vecchio motore con quello nuovo, a caldo, durante il volo. In questo modo il nuovo motore, che è più efficiente, si fonderà con l’astronave esistente.”
A differenza della blockchain di Bitcoin, la rete di computer alla base di Ethereum non si limita a consentire lo scambio di una criptovaluta, ma agisce come una gigantesca piattaforma informatica su cui si possono costruire programmi e applicazioni. Questa sorta di computer planetario è molto flessibile e quasi incorruttibile, ma ancora appesantito dai “peccati originali” delle blockchain: è parecchio energivoro e poco efficiente. L’idea dietro a The Merge è correggere questi difetti, cosa che aumenterebbe a dismisura le potenzialità di Ethereum.
UN SISTEMA PIÙ SOSTENIBILE
Oggi la rete di Ethereum funziona grazie a un meccanismo di consenso chiamato proof-of-work. In sostanza, per processare transazioni e far girare programmi, i computer che partecipano alla blockchain – che è un “libro mastro” digitale – impiegano grandi quantità di energia per risolvere calcoli complessi. Quando un computer ha successo può validare le operazioni, aggiornare la blockchain, e coniare una piccola quantità di ether, la criptovaluta alla base di Ethereum, come ricompensa.
Questo processo (il mining) richiede circa 112 terawattora all’anno, una cifra comparabile al consumo dell’intera Svizzera, e consente di validare circa 13 operazioni al secondo. Così, per aumentare velocità ed efficienza energetica, gli sviluppatori di Ethereum hanno deciso anni fa di adottare un altro meccanismo di consenso, tipico delle blockchain più moderne: il proof-of-stake. Invece di far competere i computer della rete e consumare tutta quella energia, il sistema assegna il compito di validare in maniera randomica.
Per poter partecipare al funzionamento di Ethereum, i “validatori” mettono a rischio un piccolo capitale di ether, un po’ come il giocatore di poker punta una somma per giocare. Se tentano di corrompere la blockchain, quel capitale viene bruciato; se portano a compimento la validazione (e questa viene approvata da altri validatori) guadagnano altri ether da reinvestire – massimizzando la possibilità di essere scelti. A guadagnarci è anche il pianeta: secondo gli sviluppatori, il passaggio al proof-of-stake ridurrà i consumi del 99,95%.
È proprio questa transizione che prende il nome di the Merge. Una blockchain di Ethereum basata sul sistema proof-of-stake esiste da dicembre 2020; ora si tratta di fonderla con quella principale, che ancora si basa sul proof-of-work, e far sì che l’intera rete inizi a funzionare secondo il sistema più sostenibile. Un processo complesso, ma fattibile: questa settimana gli sviluppatori lo hanno portato a compimento sulla terza e ultima rete di prova, il test finale prima del grande evento.
VERSO ETHEREUM 2.0…
Risolto il problema dell’efficienza energetica, che è un punto critico per diversi Paesi in fase di transizione ecologica, si passerà a quelli della scalabilità e della velocità. The Merge, infatti, è il primo di quattro passi che potenzieranno Ethereum ben oltre le sue attuali capacità. L’aggiornamento successivo, noto come the Surge (il balzo), implementerà lo sharding (la frammentazione). Questo divide l’intera rete dei validatori in partizioni più piccole, consentendo alla rete di svolgere più operazioni contemporaneamente; il fondatore di Ethereum Vitalik Buterin ha parlato di 100.000 transazioni al secondo.
Ci si aspetta che l’impatto di questa svolta, attesa per la prima metà del 2023, si faccia sentire anche nella finanza classica. Anzitutto, la rete di Ethereum potrebbe entrare in diretta concorrenza con i sistemi tradizionali di pagamento elettronico (oggi quello di Visa processa circa 17.000 transazioni al secondo, a fronte di una capacità teorica di 65.000). Una blockchain così efficiente potrebbe offrire un’alternativa valida a utenti e commercianti che oggi devono per forza usufruire dei sistemi esistenti.
… E IL WEB3 (FORSE)
La velocità teorica di Ethereum, unita alla sua natura flessibile, fungerebbe da base molto più solida per i programmi costruiti su di esso. Qui è racchiusa una delle promesse alla base del cosiddetto web3: un internet veramente decentralizzato. Se il sistema funziona come si deve, le applicazioni basate sulla blockchain (che essendo una rete di computer distribuita non ha un singolo punto d’attacco) farebbero proprie le caratteristiche delle criptovalute: esistere e funzionare senza periodi di inattività, frodi, controlli o interferenze da parte di terzi.
Oggi la blockchain di Ethereum ospita più di 3.400 applicazioni decentralizzate che permettono di fare tutto, dal gioco al social networking, dai calcoli al salvataggio di dati, dal trading ai servizi finanziari. Secondo il tracker DeFi Llama, Ethereum detiene il 58% dei 69 miliardi di dollari bloccati nella finanza decentralizzata, ossia i programmi che si propongono di sostituire le banche tradizionali consentendo di scambiare denaro e ottenere prestiti e mutui.
LE CRITICITÀ
Con la maturazione di Ethereum – o di una blockchain concorrente – quelle realtà web3 potrebbero esplodere. Certo non mancano le incognite, tra cui i costi elevati per poter utilizzare la blockchain, l’incertezza riguardo alla teoria secondo cui l’ether dovrebbe diventare deflattivo, il processo di sviluppo a fronte della concorrenza, la reale velocità di esecuzione delle transazioni. E c’è chi mette in dubbio la sicurezza stessa delle blockchain come Ethereum 2.0.
Questa è una delle critiche che i difensori di Bitcoin muovono contro the Merge. Per modificare una blockchain proof-of-work a proprio vantaggio, un attore maligno dovrebbe possedere una capacità di calcolo (dunque di energia) pari al 51% dell’intera rete; per una blockchain proof-of-stake basta avere il 51% degli ether in circolazione. Difficile, considerando che oggi ce ne sono quasi 122 milioni (per una capitalizzazione di mercato pari a 229 miliardi al momento della pubblicazione). Ma non impossibile.