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Di Aula e di governo. Perché Meloni lavora su due liste diverse

Candidati per le Camere in una, papabili ministri nell’altra. Così Fratelli d’Italia punta a evitare che i doppi incarichi mettano rischio la tenuta della possibile futura maggioranza di centrodestra

Due liste con nomi in larga parte diversi: una per il parlamento, l’altra per il governo. Così Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi in Fratelli d’Italia stanno affrontando la difficile partita della compilazione degli elenchi con un occhio anche alla maggioranza e al governo che verranno. O, quantomeno, potranno venire.

La leader di Fratelli d’Italia punta a Palazzo Chigi, forte dei sondaggi che danno il suo partito prima forza del Paese. Ma la riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600 senza modifiche ai regolamenti di Camera e Senato sta imponendo alcuni ragionamenti per assicurare che un eventuale governo di centrodestra non corra rischi numerici in Senato. La maggioranza dei due terzi dei seggi nei due rami del parlamento, requisito per modificare la Costituzione senza dover passare da un referendum, è un obiettivo della coalizione di Meloni, Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia).

Ma tra gli alleati, e in particolare in Fratelli d’Italia, si ragiona anche su scenari meno rosei. Se al Senato dovesse rimanere sotto quota 120, ecco che la maggioranza potrebbe incappare in incidenti di percorso in parlamento e soprattutto nelle commissioni nel caso in cui dovessero esserci tanti – troppi – eletti con anche incarichi di governo. Da qui, nasce il lavoro sui due tavoli. O meglio, sulle due liste.

La prima per promuovere interni e fedelissimi oltre a un po’ di società civile. Ci lavorano i colonnelli: Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli. La seconda dedicata ai possibili nomi di un governo di centrodestra. Dagospia ha parlato di un “dream team”. Nei giorni scorsi il quotidiano Domani ha raccontato di una lista con, tra gli altri, Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, che andrebbe a occupare la casella del ministro degli Esteri, e Cesare Pozzi, docente di economia applicata che insegna a Foggia e alla Luiss di Roma, al ministero del’Economia.



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