La manifestazione organizzata dall’Associazione Conoscere Eurasia, presieduta da Antonio Fallico, quest’anno si terrà a ottobre nella capitale dell’Azerbaigian. Ci sarà un elefante nella stanza: l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si trasferisce a Baku. La manifestazione. che negli anni passati ha ospitato ministri e imprenditori ma anche personalità russe di cui molte oggi sono sotto sanzioni, sarà ancora organizzata dall’Associazione Conoscere Eurasia, presieduta da Antonio Fallico, che è anche presidente di Banca Intesa Russia oltreché console onorario della Federazione Russa a Verona dal 2008. Ma la quindicesima edizione della manifestazione si terrà nella capitale dell’Azerbaigian il 27 e il 28 ottobre prossimi, come si legge sul sito dell’evento.
Come ha raccontato Verità&Affari, nel programma si parla della “transizione a una nuova economia centrata sull’essere umano”. Si fa riferimento ai “cambiamenti in corso” nei commerci, nel sistema finanziario, nei rapporti geopolitici, ma senza nessun accenno a cosa li abbia innescati, cioè l’invasione russa dell’Ucraina. Tra le sessioni ce n’è una realizzata “con il supporto di Rosneft” (compagnia statale russa, sanzionata in Occidente così come il suo numero uno, Igor Sechin) per fare il punto “sulla nuova realtà del mercato delle commodity e dell’energia”. Altre sessioni saranno dedicate alla geopolitica (“Da una crisi monopolare a un mondo multipolare”), ai trasporti e alla logistica, al gas naturale, arma che la Russia sta utilizzando nei confronti dell’Europa e al quale è dedicato dibattito per speigare come sia diventato “il combustibile del futuro”. La scelta di Baku? “Riafferma la sua essenziale e significativa presenza internazionale, amplificata dal suo grande potenziale commerciale ed economico”, si legge.
Sempre sul sito della manifestazione viene data grande visibilità al messaggio inviato per l’edizione del 2017 da papa Francesco a Fallico. Per il tramite del cardinale Giovanni Angelo Becciu, allora Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, il pontefice aveva salutati i partecipanti auspicando “che l’interazione e Io sviluppo del dialogo tra i vari interlocutori economici internazionali sia sempre affrontato con responsabilità, nell’impegno a favorire il benessere dei popoli e la cura della ‘casa comune’”. Una scelta che potrebbe non essere casuale, visto l’utilizzo strumentale che il mondo pacifista, specie quello occidentale che strizza l’occhio a Vladimir Putin, ha utilizzato le parole del Papa. Che tuttavia, ahiloro, “ha condannato fin dal primo istante e con parole inequivocabili l’aggressione russa”, come ha spiegato a Limes il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede. Quanto al ricorso alle armi, “il catechismo della Chiesa cattolica prevede il ricorso alla legittima difesa per i popoli attaccati”, aveva aggiunto con riferimento agli ucraini.
Come detto, non ci sarà spazio per la guerra in Ucraina durante la due giorni in Azerbaigian. O quantomeno, non è in programma. Eppure a questo scenario Fallico aveva fatto ampio riferimento nel suo intervento di apertura (qui il discorso integrale) di un seminario organizzato a Mosca. La Russia, che “in tutta la sua storia non ha mai attaccato per prima nessuno, si è invece sempre difesa” – e la Crimea? –, è un “alleato naturale e affidabile dei Paesi europei”, “immaginare un’architettura di sicurezza per l’Europa” senza Mosca “è un vicolo cieco”, aveva detto. E ancora: “Occorre evitare i falsi pretesti del passato, che hanno avuto conseguenze tragiche”. Citando Vietnam, Kosovo e Iraq, ha auspicato: “Speriamo che per la odierna crisi in Ucraina non si escogiti qualche altro pretesto, un casus belli che potrebbe portare a una tragedia senza precedenti”. La data di quell’intervento? Il 10 febbraio, cioè due settimane prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Da allora, ogni attività dell’Associazione Conoscere Eurasia è stata sospesa. Prossimo fermata: Baku, 4.000 chilometri di distanza da Verona.