Cosa è emerso dal 10° Rapporto di ricerca realizzato da “Generazione Proteo”, l’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University diretto dal sociologo Nicola Ferrigni. L’articolo di Elisa Moscato, consulente politico di Arcadia
“A 16 anni puoi lavorare, puoi pagare le tasse, ma non puoi votare. Un giovane non può determinare il suo futuro attraverso la scelta del governo nazionale del suo Paese.”
Così Beppe Grillo, affidandosi come di consueto al suo blog personale, riaccende i riflettori sulla nota proposta di estendere il diritto di voto ai 16enni, avanzata a più riprese dal variegato universo politico italiano: nel 2007 da Walter Veltroni, nel 2015 da Lega Nord e Socialisti, nel 2019 e (di nuovo) nel marzo 2022 da Enrico Letta. Appurata la presenza di un uniforme e costante interesse della classe politica italiana verso il voto degli under 18, non resta altro che interrogarsi sulle opinioni al riguardo dei soggetti interessati. Ed è a questo punto che si registra una prima nota dolente. Il 10° Rapporto di ricerca realizzato da “Generazione Proteo”, l’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University diretto dal sociologo Nicola Ferrigni, restituisce un dato quantomeno preoccupante per la classe politica nostrana, repentinamente mutato nel corso del tempo: oggi soltanto 1 giovane italiano su 3 (36,1%) di età compresa tra i 16 e i 17 anni manifesta il desiderio di poter votare prima del compimento del 18° anno, laddove invece, nel 2019, i favorevoli erano più del 60%. Invero, si tratta di un cambio di passo delle giovani generazioni che non sorprende, così come dichiarato dallo stesso Nicola Ferrigni:
“Siamo in presenza di un’inversione di tendenza certamente significativa, ma che tuttavia non sorprende perché riflette esattamente quella trasformazione che negli ultimi tre anni ha investito il contesto politico, sociale e culturale in cui viviamo. Quel desiderio di protagonismo attivo, che solo tre anni fa si inseriva all’interno di uno scenario di “rottura” e di rinnovamento, si scontra oggi, dopo il turbolento triennio pandemico, con l’imperativo di un ritorno alla normalità. In questo contesto, anche la spinta alla partecipazione elettorale da parte dei più giovani esce dalla propria dimensione puramente emozionale per acquisire una connotazione più marcatamente razionale”.
D’altra parte, la maggiore razionalità mostrata dai giovani rispetto alla proposta del voto anticipato a 16 anni si inserisce nel contesto di una più generale crisi affettiva riguardante, per l’appunto, i giovani e la politica, sintetizzabile in tre punti: mancanza di dialogo, fiducia e interesse. Difatti, stando ai dati raccolti da “Generazione Proteo” nei mesi di febbraio-aprile 2022 su un campione di 5000 studenti di età compresa tra i 16 e i 19 anni, più di 9 intervistati su 10 dichiarano di sentirsi poco (23,3%) o per nulla (72,2%) ascoltati dalla politica, nei confronti della quale il 67,5% manifesta una completa perdita di fiducia nel corso dell’ultimo anno. Con riferimento all’interesse per la politica, la variazione si conferma essere in negativo rispetto al 2020 (57%), con una crescita di 7 punti percentuali della quota di coloro che si dicono per nulla o poco interessati (63,6%), complice una classe politica considerata dagli intervistati incompetente, esibizionista, disonesta e distante dai cittadini.
Tuttavia, a dispetto di un quadro non così roseo per l’Italia del futuro, l’Osservatorio registra un ulteriore dato, positivo questa volta, concernente un rinnovato impegno dei giovani nel voto: circa 6 intervistati su 10, ossia il 59,9%, palesano la propria intenzione di recarsi alle urne, il 55,6% in virtù della ferma convinzione che votare sia un “dovere civico”.
Una sorta di argine ad una disaffezione galoppante, un segnale forte da cui ripartire al fine di trasformare il “no, grazie” in un appassionato e, al contempo, consapevole “sì, quanto prima”. Nelle parole di Nicola Ferrigni:
“Il rispetto che i giovani mostrano nei confronti del voto, e al contempo il senso di responsabilità con cui si avvicinano allo stesso deve essere un monito per l’attuale classe politica, affinché anche l’appuntamento elettorale del prossimo 25 settembre e tutto ciò che verrà dopo possano essere sempre più ‘a misura di giovane’”.