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Un’Agenda Popolare per l’Italia e per l’Europa. Scrive Chiapello

Di Giancarlo Chiapello

Un’“Agenda Popolare” che, proprio con l’orizzonte 2024, accetta le sfide per il futuro senza cedimenti al politicismo. Ecco i punti. L’intervento di Giancarlo Chiapello, segreteria nazionale Popolari-Italia Popolare

In questa campagna elettorale tutti citano i popolari e il popolarismo, in assenza di presenza elettorale (con rispetto ai riferimenti alla assonante famiglia europea consapevoli che, dopo eventuali risultati negativi in ottica di elezioni europee, servirà superare un’epoca e aprire un grande cantiere) ma dimenticano che c’è una presenza politica all’opposizione dello stato delle cose che esiste con la sua definita identità sui territori, con cui confrontarsi da oggi anche attraverso un’“Agenda Popolare” che, proprio con l’orizzonte 2024, accetta le sfide per il futuro dell’Italia e dell’Europa senza cedimenti al politicismo, a ridotte sotto-correntizie, conservatorismi, artefatti moderatismi e centrismi non aggettivati o “meta” campati in aria, basse aspirazioni catto-consulenziali o ideologici progressismi. Non è più tempo, per la migliore tradizione politica di cattolici, fare retroguardia o rimanere chiusa in una dimensione provinciale senza sguardo europeo ma serve sostenere lo sforzo in atto per una rafforzata soggettività nazionale. È una originalità che distingue perché, per dirla con Bukowski, che ha sempre una parola alla bisogna, “quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri si diventa tutti gli altri”.

1. Urge riprendere la Piattaforma programmatica di Bucarest 2012 del Partito Popolare Europeo le cui premesse si radicano nella Dottrina Sociale della Chiesa e in esso, che non è mera sigla ma presenza o prima presenze progressive che lo rianimino in Italia, ridando forza all’aspirazione solidaristica europea che rafforza l’Ue anche dentro alleanze alla pari e all’area mediterranea, non posto di blocco ma luogo esigente in cui rilanciare il soft power italiano secondo la originale politica estera democratico cristiana.

2. Urge impegnarsi per la pace attraverso uno sguardo multilaterale, non solo perché questo può determinare fatti economici nuovi rispetto a una pendente grave crisi, ma perché porti le diplomazie a operare sempre in favore della vita, non abbandonando l’aggredito e i paesi da riappacificare imparando a respirare al ritmo dell’universalità come affermato nella sua intervista a Limes dal Segretario di Stato card. Pietro Parolin, ritrovando, per il conflitto in Ucraina, l’unico respiro attraverso i due polmoni di Oriente ed Occidente dell’Europa stessa.

3. Urge agire contro la svolta oligarchica dell’attuale sistema che significa ricostruire una visione di democrazia dinamica fuori da irrigidimenti e riforme che l’hanno ferita: la riforma istituzionale più coerente è il cancellierato con il numero variabile degli eletti per garantire la rappresentanza proporzionale (da mettere in Costituzione) secondo una nuova legge proporzionale che incentivi, attraverso la rappresentatività, il ritorno al voto dei cittadini. Servono istituzioni capaci di sussumere identità ed istanze, dopo tanti anni passati a cercare meccanismi volti a polarizzare ed escludere, per questo occorre riformare il bicameralismo in senso differenziato e, come camera delle associazioni di categoria e del terzo settore, il Cnel.

4. Serve, proprio in chiave di ricostruzione della rappresentanza, tornare ad aumentare il numero dei consiglieri comunali secondo un sano municipalismo, ad eleggere i consigli provinciali riportando in capo ad essi competenze e responsabilità sciogliendo il sottobosco di parastato a tutti i livelli, con enormi risparmi. Vanno riformate le regioni per superarne il neocentralismo che ha fatto aumentare a dismisura i conflitti di competenza e ha riaperto questioni territoriali a nord e sud di fatto abbandonate.

5. Urge una politica del lavoro che parta da un piano di industrializzazione 4.0 capace di interpretare la transizione ecologica (non ideologica quindi attenta alle dipendenze da potenze estere e sfruttamento di esseri umani), dentro cui porre la realizzazione dell’articolo 46 della Costituzione attraverso un modello basato sulla cogestione imperniata su strumenti di governance come in Danimarca, Germania o Svezia.

6. Va posta la centralità dell’agricoltura come indicato nelle cinque priorità per i primi cento giorni di governo dalla Coldiretti, tra ministero dell’Agroalimentare, no nutriscore, no cibo sintetico, no Mercosur, sì all’origine in etichetta, sì sostenibilità, sì ricerca, fondi per sovranità alimentare, energetica, logistica, stop cinghiali, piano invasi per acqua ed energia sostenibile per l’Italia;

7. Serve una strategia contro il calo demografico da agganciare alla piena operatività e dotazione finanziaria
dell’assegno unico universale per i figli a carico e a una revisione del reddito di cittadinanza da mantenere come strumento di contrasto della povertà staccato dalle politiche attive del lavoro, e collegato ad una banca dati digitale delle misure assistenziali interoperabile tra amministrazioni pubbliche per meglio individuare la platea dei bisognosi ma anche dei “furbi”;

8. La puntuale realizzazione delle riforme del Pnrr non può prescindere da ampi fondi per una delle lotte prioritarie dello Stato, quella contro le organizzazioni criminali che sottraggono ricchezza umana ed economica al Paese superando certa retorica elettoralistica e chiedendo all’antimafia della società civile organizzata una vera indipendenza come sentinella anche rispetto alla politica.

9. Nell’ambito delle priorità serve – premessa la scelta preferenziale per la vita sempre, all’inizio, durante, fino alla
fine naturale, consci del pericolo che si palesi una nuova forma di Stato etico contrario alla Costituzione – superare, in un tempo di crisi sociale ed economica temi divisivi puntando ad una moratoria sui temi etici.

10. Urgono, per trasparenza e pacificazione per le necessarie riforme due commissioni parlamentari d’indagine, una sul “sistema” descritto nell’omonimo libro sui fatti della magistratura e una sulla gestione dell’emergenza pandemica e le presenze straniere sul territorio italiano durante essa.

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