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Elezioni in Svezia, i risultati non sono chiari ma qualcuno ha già vinto

I risultati finali arriveranno tra qualche giorno (mancano i voti postali), ma la coalizione di destra – con i Democratici svedesi – può già festeggiare un buon risultato. I temi dell’agenda elettorale che hanno contribuito alla vittoria

Manca ancora un risultato definitivo, ma con il voto di ieri la coalizione dei partiti di centrodestra è avanti nella conta dei seggi del parlamento svedese. I risultati finali saranno comunicati non prima di mercoledì, per includere tutti i voti arrivati via posta dai cittadini svedesi residenti all’estero.

Oggi il margine tra la coalizione del centrosinistra e la coalizione del centrodestra è di circa un punto percentuale. In questo scenario, chiunque vinca rischia di avere un numero di parlamentari poco più che sufficiente per ottenere la fiducia, per cui saranno necessari negoziati a causa dei numerosi veti incrociati e di posizioni distanti su molti temi cruciali.

Le elezioni di ieri hanno confermato il Partito socialdemocratico come la prima forza politica in Svezia, superando il 30% dei consensi. La grande sorpresa è stata invece l’accoglienza elettorale dei sovranisti Democratici svedesi (con il 21%), insieme al 19% dei Moderati, che permette al blocco di opposizione di avere un vantaggio provvisorio. Alcuni sondaggi prevedevano una vittoria per il centrosinistra guidato dai socialdemocratici.

Ancora nessun partito ha proclamato la vittoria, a confermare che la situazione è ancora da definire. Invece Ulf Kirstersson, leader dei Moderati, si è detto pronto “a formare un nuovo governo, stabile e efficace, per tutta la Svezia e tutti i cittadini”.

Secondo il New York Times, questo voto chiude “una stagione elettorale insolitamente antagonista, caratterizzata dalla crescente popolarità dei Democratici svedesi di estrema destra, un tempo partito marginale, e dal loro effetto sulla competizione testa a testa per gli elettori tra i blocchi di destra e di centro-sinistra”.

Guidata  dal leader Jimmie Akesson (nella foto), il partito dei Democratici svedesi ha cercato di ammorbidire la sua immagine, a partire dal logo del partito, passato da una torcia fiammeggiante a un fiore.

Nel 2018 nessun partito voleva avvicinarsi Democratici. Tuttavia, nel corso degli anni tre partiti di destra hanno stretto accordi di cooperazione. Il Partito di centro, invece, è l’unico dell’ex alleanza di centrodestra che ha rifiutato qualsiasi alleanza.

Durante la campagna elettorale, i candidati si sono concentrati su temi cari all’elettorato, in testa un sistema sanitario efficace e accessibile, l’aumento del prezzo dell’energia e la guerra contro la criminalità. Per Jonas Hinnfors, espero dell’Università di Göteborg, la rigidità della corsa ha portato a dibattiti insolitamente combattivi: “Questa è stata una campagna molto tossica”.

Il voto svedese è arrivato dopo un anno di grande polarizzazione politica, con le tensioni per la scelta della Svezia di aderire alla Nato e le dimissioni del primo ministro Stefan Lofven. Il tema della criminalità ha coinvolto tutto il Paese, molto più dei soliti argomenti sulle tasse e i migranti.

“La campagna è sfociata in una gara di popolarità tra Magdalena Andersson, la prima donna a servire come primo ministro svedese, e Ulf Kristersson, il leader del Partito Moderato – si legge sul New York Times -. Un’elezione che ricorda una gara tra due figure di spicco di un partito , un po’ in stile americano, con candidati a primo ministro che sono al centro del dibattito”, non i partiti o i parlamentari, ha spiegato Josefina Erikson, politologa all’Università di Uppsala.



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