Se l’Italia perde posizioni nella classifica mondiale della competitività, come dimostra il rapporto Doing Business 2013 della Banca Mondiale, non dipende solo dalla pressione fiscale record. A pesare sulle spalle delle Pmi italiane è anche il costo dei finanziamenti bancari. Ma se, grazie alle operazioni della Bce, i tassi medi sui prestiti a breve termine sono calati, lo stesso non può dirsi per i tassi sugli scoperti di conto corrente, canale molto usato dalle imprese italiane ma non considerato dalle statistiche.
L’onerosità del credito bancario
E’ quanto emerge da uno studio di Prometeia, specializzata in analisi e ricerca macroeconomica. “L’onerosità del credito bancario per le imprese italiane rappresenta un rilevante ostacolo alla ripresa e un importante fattore di svantaggio competitivo soprattutto per le Pmi, che generalmente hanno minore accesso a fonti di finanziamento alternative”, spiega Prometeia.
Gli scoperti di conto corrente
“Tuttavia, le statistiche relative ai tassi sui finanziamenti a breve termine non considerano il costo di un’importante forma di approvvigionamento per le imprese quale gli scoperti di conto corrente. Questo tipo di finanziamento è particolarmente importante per le imprese italiane: rappresenta infatti il 28% dei prestiti complessivi (a maggio 2013), a fronte del 15% della media Uem, e il 73% di quelli a breve termine (60% nell’area dell’euro)”.
Il tasso del finanziamento complessivo
Per sapere qual è il costo complessivo a cui le imprese si finanziano a breve termine, “basandoci su un lavoro della Bce è stato costruito un indicatore come media ponderata del tasso applicato ai nuovi prestiti a breve termine e indicizzati e del tasso di interesse sugli scoperti di conto corrente”. E il costo del finanziamento complessivo per le imprese italiane così calcolato risulta “significativamente più elevato del tasso medio sui nuovi prestiti a breve termine (53 punti base in media nell’intero periodo considerato)”.
I tassi sugli scoperti che non scendono
In particolare, il differenziale ha registrato un “deciso incremento a partire dai primi mesi del 2012, per poi stabilizzarsi su valori mediamente più alti rispetto al biennio 2010-11”. Nel corso del 2012 si è infatti assistito a una “maggiore tenuta del tasso sugli scoperti di conto corrente rispetto a quanto rilevato per il tasso medio sui nuovi finanziamenti indicizzati: a dicembre 2012 il tasso sugli scoperti di conto corrente era infatti inferiore di soli 12 punti base rispetto a dicembre 2011, a fronte della riduzione di 55 punti base del tasso medio sulle nuove erogazioni a tasso variabile”.
Il vero spread fiscale
Considerando il tasso complessivo sui nuovi impieghi a breve termine, “il differenziale tra il costo pagato dalle imprese italiane e quello medio dell’area Uem si amplia, superando a maggio i 120 punti base”, conclude Prometeia.