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Cina, Europa, Ucraina. I partiti a confronto sulla politica estera

La guerra alle porte dell’Europa, importanti scadenze dell’agenda europea, la permanente instabilità nel Mediterraneo, la questione migratoria sono solo alcuni dei temi che il prossimo governo dovrà affrontare. Chi c’era e cosa si è detto durante l’evento “L’Italia al voto: confronto sulla politica estera dei principali partiti nazionali”, organizzato dall’Istituto per gli Affari Internazionali

Martedì 13 settembre, presso l’Istituto per gli Affari Internazionali (Iai) si è tenuto il convegno “L’Italia al voto: confronto sulla politica estera dei principali partiti nazionali”. L’intento era di accendere i riflettori sulle questioni di politica estera, lasciate ai margini della campagna elettorale. A rappresentare le parti sono intervenuti il generale Vincenzo Camporini per Azione-Italia Viva, Fabio Castaldo per il Movimento 5 Stelle, Ylenja Lucaselli per Fratelli d’Italia, Lia Quartapelle per il Partito Democratico, Valentino Valentini per Forza Italia.

UCRAINA

Tre domande secche, “sì o no”, della moderatrice Nathalie Tocci, direttrice dello Iai, hanno fatto emergere un’unanimità piuttosto curiosa. Le questioni poste erano: continuare con le sanzioni alla Russia? Continuare con l’invio delle armi all’Ucraina? Pretendere che Zelensky accetti un compromesso? Tutti i presenti hanno risposto sì alle prime due e no alla terza, eccezion fatta per Castaldo che ha espresso un “ni” sull’invio di armi. 

UNIONE EUROPEA E NATO

In generale l’intero dibattito è stato caratterizzato da una comunanza di vedute. Tutti si sono detti favorevoli a rafforzare il legame con il partner transatlantico e alla creazione di un’Unione Europa più forte dal punto di vista istituzionale. In particolare Castaldo ha insistito molto sulla necessità di spingere nella direzione di un’Europa di stampo federalista e di rendere perenne l’emissione di debito comune, oltre all’abolizione della regola del voto all’unanimità.

Lucaselli ha insistito sul difendere l’interesse nazionale italiano, che oggi si deve coniugare in politiche comuni sulla difesa, sull’energia, sulla politica fiscale. Quartapelle, invece, ha evidenziato quanto sia necessario agire sulle risorse che l’Italia destina al proprio corpo diplomatico, ricordando che Paesi come Germania e Francia possiedano il doppio o il triplo del nostro personale.

Le divergenze più marcate sono emerse in uno scambio di opinioni tra le deputate di Pd e FdI. Giorgia Meloni è presidente del partito dei Conservatori europei, ha ricordato Lucaselli, prevedendo che un governo a trazione FdI privilegerà i rapporti con i Paesi Ue del gruppo, come Polonia e Ungheria. Al che l’onorevole Quartapelle ha sottolineato che proprio quei Paesi hanno remato contro la maggiore integrazione europea su dossier di interesse strategico per l’Italia, come quello migratorio. 

Valentini, dal canto suo, ha fatto notare che di fronte alla disgregazione in corso è necessario contrastare le pulsioni anti-atlantiche e anti-europeiste attraverso un’azione di informazione rivolta ai cittadini. Un esempio su tutti è che il nostro sostegno all’Ucraina viene spesso percepito dal pubblico come sudditanza verso gli Stati Uniti; occorre spiegare chiaramente al pubblico quali sono i vantaggi del posizionamento italiano nell’Alleanza Atlantica.

DIFESA COMUNE

Camporini è poi intervenuto sostenendo che questo momento di crisi internazionale può essere l’occasione per ritornare a discutere di difesa comune, nell’ottica di rafforzare l’influenza e il contributo dell’Ue nell’Alleanza Atlantica. La spesa “simbolica” dei Ventisette per il Defense Fund – sette miliardi di euro in sette anni – è il punto di inizio perché i Paesi Membri espandano la cooperazione in ambito difesa. Attualmente, la competizione tra i campioni nazionali diminuisce il rendimento delle (poche) risorse a disposizione. La soluzione è standardizzare i sistemi per ottimizzare le spese e potenziare la cooperazione nel comparto della difesa, che a sua volta deve essere propaggine di una politica estera comune.

LA SFIDA CINESE

Posizioni in accordo anche sul rapporto del nostro Paese con la Cina, appartenenza al fronte democratico di contrasto alle autocrazie. Solo Castaldo ha sostenuto la necessità di sfuggire alla logica della contrapposizione in blocchi per prediligere un approccio di “selective engagement”. L’eurodeputato ha poi difeso il Memorandum of Understanding che il governo Conte I (a maggioranza gialloverde) firmò con Pechino nel 2019, sostenendo che fosse dettato dall’esigenza di correggere l’equilibrio commerciale a favore dell’export italiano, per colmare il distacco di Francia e Germania. Ha poi espresso la totale solidarietà del Movimento all’indipendenza di Taiwan e alle lotte per i diritti umani delle minoranze nello Xinjiang, a Hong Kong e in Tibet, in accordo con Quartapelle.

Tutti gli ospiti hanno convenuto sulla necessità di fronteggiare quello che è stato definito nel summit Nato di Madrid come una “sfida sistemica”. Inseguire il modello cinese – che come ha ricordato Valentini nasconde dietro agli investimenti la trappola del debito – si rivelerà una scelta perdente: la strategia da perseguire è quella di rafforzare le politiche commerciali dell’Ue, che dovrà muoversi come un singolo blocco di fronte alla potenza cinese. Potenziare, dunque, la proiezione italiana ed europea nel continente africano a tutela degli interessi strategici, quali ad esempio la catena del valore dei minerali, lasciata finora in mano al rivale cinese, ha ricordato Camporini.

GOLDEN POWER

Tema correlato alla penetrazione cinese è quello della protezione delle infrastrutture strategiche. Su questo Quartapelle ha ricordato l’impegno profuso dal Pd sul potenziamento del golden power come primo atto del governo Conte II, insistendo anche sulla necessità europea di muoversi come un blocco unico per evitare scatti in avanti o passi indietro di singoli Paesi, sovraesposti rispetto agli investimenti cinesi (vedi l’Ungheria).



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