Da Mosca
Nuova tappa del controverso confronto russo statunitense sulla Siria. Guidata da Fred Hof, inviato speciale della Casa Bianca per Damasco, una delegazione diplomatica Usa incontrerà a breve a Mosca i colleghi russi per discutere il futuro del paese mediorientale.
Washington corteggia MoscaPoco fa da Washington è arrivato l’annuncio che Hillary Clinton consulterà Sergej Lavrov al fine di “convincere Assad” a prendere parte a una “fase di transizione politica”. Unica via d’uscita da una situazione “sempre più complicata” secondo il rappresentante del Dipartimento di stato, Mark Toner. Il dicastero Usa ha sottolineato anche il “notevole contributo” che il Cremlino può dare alla soluzione del conflitto in corso. Dichiarazioni che appaiono più realistiche di quelle rese giovedì dallo stesso ministero americano. Il giorno della partenza per Mosca dei propri rappresentanti la diplomazia Usa aveva infatti sottolineato che oggi Mosca e Washington avrebbero valutato insieme la “sostituzione” di Bashar al-Assad. Un azzardo subito gelato da Mikhail Bogdanov. Secondo il vice ministro degli esteri russo questa opzione non è affatto all’ordine del giorno. Meno rigide invece le valutazioni di Gennadij Gatilov, altro vice responsabile del dicastero di Piazza Smolenskaja. Alla televisione Rossija-24 il diplomatico ha fatto presente che per Mosca il mantenimento al potere di Assad non è un idea fissa. Il cambio di potere a Damasco deve essere però opera del popolo siriano ha ripetuto Gatilov. Da Pechino è giunto il contributo del ministro degli esteri russo. Sergej Lavrov si è detto favorevole ad allargare il raggio d’azione di Kofi Annan. Il ministro vuole un incontro allargato tra i mediatori internazionali e tutte le istituzioni, Turchia, Iran, membri permanenti Onu, Lega araba, Ue e Conferenza dei paesi islamici che al momento hanno influenza sull’opposizione siriana. Il rappresentante diplomatico di Mosca ritiene però indispensabile abbandonare la politica “dei due pesi e due misure”, approccio che a giudizio di Lavrov rende il rebus siriano sempre meno risolvibile.Serve realismo
Meno retoriche invece le valutazioni degli analisti russi. Fedor Lukjanov, uno dei maggiori osservatori di relazioni internazioni della Federazione, ritiene infatti che alla luce dei massacri in corso nel paese mediorientale Mosca sarebbe pronta a concludere che non “esistono più chance per mantenere lo status-quo siriano”. Secondo il politologo se Mosca vuole mantenere “influenza regionale anche nel dopo Assad”, non potrà ora rifiutarsi di partecipare alla “gestione del cambio di regime” a Damasco. Al contrario l’agenzia Bloomberg riportando fonti anonime Onu ritiene impossibile mettere in piedi progetti di trovare il consenso del clan alavita del presidente siriano, quello russo, colmando anche le fratture presenti dentro le forze di opposizione al regime di Damasco.