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Venezuela, Iran e Russia. Grandi movimenti di prigionieri

Dai nipoti di Nicolás Maduro a un pilota russo arrestato in Liberia, l’amministrazione statunitense ha rilasciato diversi condannati (soprattutto per narcotraffico) in cambio di prigionieri americani in mano ai regimi. Le motivazioni dietro questa nuova strategia

 

Grande sconforto tra la comunità ispanica negli Stati Uniti. Il presidente americano Joe Biden ha deciso di liberare Franqui Flores ed Efrain Campo, i due nipoti della moglie di Nicolás Maduro condannati a 18 anni di carcere per narcotraffico da un tribunale di New York. I due giovani sono stati arrestati nel 2015 mentre cercavano di vendere circa 500 chili di cocaina a un agente infiltrato della Dea.

Biden ha rilasciato i “narco-nipoti”, come vengono chiamati in Venezuela, in cambio del rilascio di sette cittadini americani da parte del regime venezuelano. Si tratta di Jorge Toledo, Tomeu Vadell, Alirio Zambrano, Jose Luis Zambrano e Jose Pereira, tutti dipendenti della compagnia petrolifera Citgo, arrestati nel 2017 durante una riunione nella sede della società statale venezuelana Pdvsa; Matthew Heath, ex Marine arrestato nel 2020 e Osman Khan, detenuto a gennaio del 2021.

Biden ha ringraziato il governo federale per avere “reso possibile questo risultato. Io continuerò a portare avanti l’impegno della mia amministrazione a liberare tutti i cittadini statunitensi che in questo momento sono detenuti illegalmente all’estero”.

Non è la prima volta che quest’anno il governo degli Stati Uniti scambia narcotrafficanti per la liberazione di prigionieri americani. Ad aprile, Washington rilasciò l’afgano Bashir Noorzai, arrestato negli Usa per trafficare più di 50 milioni di dollari in eroina tra Stati Uniti ed Europa in cambio della libertà dell’ingegnere Mark Frerichs.

A settembre, è stato rilasciato il pilota russo Konstantin Yaroshenko, arrestato in Liberia nel 2010 per traffico di droghe e condannato a 20 anni di carcere, in cambio dell’ex marine americano Trevor Reed.

Douglas Farah, analista e consigliere per la sicurezza del governo americano, ha ricordato in un’intervista al sito venezuelano RunRunes che nonostante i precedenti di quest’anno, non è comune che le operazioni di scambio includano persone accusate di narcotraffico: “È inusuale, per un narcotrafficante già condannato, essere scambiato. Anche per Yaroshenko e Noorzai, è poco comune”.

L’analista crede che il presidente americano abbia intenzione di portare a casa i prigionieri americani ma ha bisogno anche di petrolio, vista la crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina: “Per questo motivo Biden è più disponibile a parlare con il regime di Maduro […] La regione è cambiata drammaticamente. Petro in Colombia, Boric in Cile e probabilmente il ritorno di Lula in Brasile. Non si può isolare Maduro. Quel momento è passato. Fa parte, credo, di un riorientamento della politica per la nuova realtà del continente e dei cambiamenti a Washington”.

Infine, questa settimana gli Stati Uniti e l’Iran hanno raggiunto un accordo per la liberazione di prigionieri e lo sblocco di alcuni fondi di Teheran (circa 7 miliardi di dollari) in Corea del Sud. Per il Dipartimento di Stato americano non c’è invece relazione tra le due decisioni.

L’agenzia Nournews ha informato che quattro persone arrestate nella Repubblica Islamica saranno rilasciate con la condizione della liberazione di quattro iraniani in stato di fermo nel territorio americano.

Le Nazioni Unite sostengono che il fine settimana Baquer Namazi, cittadino americano di origine iraniana, è stato rilasciato insieme al figlio Siamak, per ricevere cure mediche all’estero. Namazi faceva parte di un’organizzazione internazionale ed è stato arrestato nel 2016 quando protestava per la liberazione del figlio, detenuto nel 2015.

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