L’Ucraina esce vittoriosa dalla campagna di riconquista dei territori occupati dai Russi. Ora però c’è il rischio che Mosca possa dare il via a una campagna aerea con bombardieri d’alta quota e missili balistici. Un’eventualità per cui Kiev chiede insistentemente sistemi di difesa che tardano ad arrivare
La campagna controffensiva ucraina ha ottenuto grandi successi, ha riconquistato diversi centri abitati presi dai russi, e sembra avere fortemente aumentato il morale dei combattenti e reso più unito il fronte internazionale a supporto di Kiev.
L’ex segretario generale della Nato Rasmussen è in visita a Washington questa settimana, in missione per conto di Andriy Yermak, il principale consigliere di Zelensky. I tre stanno lavorando per sviluppare un piano strategico denominato Kyiv Security Compact, che spinga le potenze occidentali ad impegnarsi sulla sicurezza ucraina a lungo termine, con aiuti materiali concordati e investimenti per ricostruirne l’industria della difesa, in modo che il paese possa ricominciare a prodursi da sé le armi di cui ha bisogno.
In questo clima ottimista c’è un però. Attualmente, il governo di Kiev teme che, con la situazione sul campo sfavorevole ai russi e l’inverno alle porte, Mosca dia il via a una seria campagna di attacchi missilistici in vista della prossima offensiva di terra. Una campagna di questo genere potrebbe prendere di mira soprattutto le infrastrutture strategiche e quindi causare parecchi danni collaterali civili, e soprattutto, Kiev non avrebbe le capacità di difesa adeguate per resistere a un attacco come questo.
La strategia di supporto statunitense si muove su due direttrici. Quella degli aiuti erogati direttamente dal Pentagono per gestire l’esigenza di difesa immediata, e quella dei contratti con le industrie della difesa che forniranno sistemi nei prossimi anni. L’ultima tranche di aiuti dell’amministrazione Biden pochi giorni fa includeva sistemi lanciarazzi e artiglieria e relativo munizionamento per un ammontare di $625 milioni. E anche a questi pezzi servirà del tempo per arrivare al fronte. E’ vero che la parte ucraina dovrebbe ricevere due sistemi missilistici terra-aria a novembre, in grado di abbattere droni, elicotteri e missili, ma potrebbe già essere troppo tardi.
Il vasto territorio ucraino e la linea del fronte così ampia rendono virtualmente impossibile difendere l’intera nazione dai missili lanciati dai sottomarini russi nel Mar Nero e dai bombardieri a lungo raggio che volano intorno ai confini. La questione della carente difesa missilistica, in realtà, non è solo un problema ucraino. Negli ultimi vent’anni gli Stati Uniti e i Paesi Nato in generale hanno smesso di assegnare priorità alla difesa aerea a corto raggio. Questa guerra ha mostrato come le aggressioni tra paesi confinanti vecchio stile sono ancora possibili nel mondo occidentale, e che la difesa aerea sia un elemento chiave.
Fin dall’inizio della guerra, la Federazione Russa ha utilizzato le proprie forze aree principalmente come supporto ravvicinato alle truppe di terra e ha fatto un uso parsimonioso delle batterie missilistiche, prediligendo le grosse formazioni corazzate. I difensori si sono quindi visti recapitare dagli occidentali armi adatte a fronteggiare carri armati, elicotteri e arei a bassa quota, come i famosi Javelin e gli Stinger. Le forze armate ucraine hanno reagito ai (pochi) lanci di missili russi distruggendo le loro basi di lancio. Se ora la Russia dovesse cominciare a lanciare missili balistici, che partono da centinaia se non migliaia di chilometri di distanza dalle linee del fronte, gli Ucraini si troverebbero in forte difficoltà se privi di sistemi adeguati ad intercettare le minacce in arrivo.