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L’Ucraina si riprenderà tutti i territori occupati. Gli scenari del gen. Ben Hodges

L’ex comandante generale delle forze statunitensi in Europa: “La Russia spera che l’Occidente prima o poi si stufi di sostenere l’Ucraina. Per questo è necessario continuare ad aiutare la resistenza di Kiev. Non so perché alcune persone a Roma, a Berlino, anche da noi a Washington, strizzino l’occhio a Putin parlando di salvare la faccia del leader e trovargli una via d’uscita. Se vuole una via d’uscita può andarsene quando vuole”

Quali sono gli sviluppi della guerra in Ucraina dopo l’annessione illegale delle quattro regioni sud-orientali da parte russa? Quali sono i principali temi del conflitto? Lo abbiamo chiesto a Frederick Benjamin “Ben” Hodges, ex comandante generale delle forze statunitensi in Europa, oggi docente di Studi Strategici al Center for European Policy Analysis e Senior Advisor dell’organizzazione Human Rights First.

Kiev attaccherà la Crimea nonostante le linee rosse poste dai Russi?

L’Ucraina libererà la Crimea entro la prossima estate, e la Russia continuerà a fare quello che sta facendo ora, ovvero uccidere persone innocenti e tentare di ribaltare l’andamento della guerra in qualche modo. Di certo Putin sta avendo dei grossi problemi a casa, e deve dimostrare di essere ancora al comando e saldamente al potere. Questi attacchi missilistici che stiamo vedendo non portano a nessun risultato militare significativo. Ammazzano le persone e basta, ma appunto, è un modo per Putin di far sentire la sua voce.

L’Ucraina otterrà dall’Occidente i sistemi di difesa missilistica che sono ora tanto necessari?

Sicuramente hanno già dei buoni sistemi, il fatto è che non sono abbastanza. Quindi spero che gli Stati Uniti, la Germania, l’Italia, la Francia, e altri possano inviare più capabilities, perché stiamo parlando di proteggere i cittadini europei da assassini mandati dalla Russia. Servono sistemi di difesa aerea, mezzi aerei e missili.

L’attacco al ponte sullo stretto di Kerch ha fatto pensare alle condizioni delle forze russe nell’area di Cherson, che hanno bisogno di essere rifornite da sud.

Il personale russo presente a Cherson è in una situazione molto pericolosa. Fino ad oggi Putin non ha voluto ritirare quel migliaio di soldati, vedremo se il nuovo comandante in capo adotterà una linea diversa. Se rimangono, saranno distrutti o catturati, se se ne vanno sarà una gigantesca sconfitta russa non solo militare, ma politica.

È possibile che Mosca si riorganizzi per cominciare un’invasione vera?

Se ne avranno l’opportunità potrebbero certamente riorganizzarsi e correggere alcuni dei giganteschi errori e mancanze nei loro sistemi. Ma di certo, l’Ucraina non concederà questa chance, non gli lascerà godere di una lunga pausa. Finché l’Occidente rimane unito nel sostenere Kiev con le armi e le sanzioni contro Mosca, i Russi non saranno in grado di riprendere in mano le sorti del conflitto. Nessuno nella Federazione Russa vuole arruolarsi nell’esercito ora, abbiamo visto mezzo milione di uomini in età militare deportati, più che mobilitati. Non credono in questa guerra, non vogliono  prenderne parte. La speranza dei Russi è che l’Occidente si stufi. La volontà di combattere non verrà mai abbandonata dal popolo ucraino che lotta per la propria sopravvivenza. Ma si gioca tutto su questo: un test sulla tenuta dell’Occidente e sulla volontà del Cremlino di continuare a sprecare vite umane nella speranza di arrivare a un punto in cui gli occidentali si stufino.

Putin ha sfruttato principalmente le minoranze etniche russe per combattere in Ucraina. Che ne pensa delle pulsioni separatiste interne alla Federazione di cui si parla oggi?

Di sicuro hanno dei grossi problemi demografici ed etnici, e molte minoranze sono stanche di dover sopportare il peso della guerra con i suoi morti. Le persone a Mosca e a San Pietroburgo non sono state particolarmente toccate dalla guerra, almeno fino alla mobilitazione parziale. La reazione a quella misura ha mostrato che esistono delle faglie nella società russa, che non è monolitica come sembra e che esistono delle reali faide di potere interne al Cremlino. È possibile che alcune aree geografiche vedano questo momento come un’opportunità di allontanarsi dalla Russia.

Putin dovrebbe essere rimosso?

Questo starà ai russi deciderlo. Non sto invocando un colpo di stato, non sono a favore di regime change dettati dall’esterno, deve essere una reazione organica russa. Di certo quel popolo merita di meglio di quanto abbia avuto dalla propria leadership, ma in fondo questo è qualcosa che spetta a loro decidere. Di certo a Mosca non sono a corto di ultra-nazionalisti: la caduta di Putin in quel caso porterebbe a risultati uguali o peggiori a quelli attuali.

Esistono discrepanze tra gli obiettivi ucraini e quelli statunitensi in questa guerra?

Non sono a conoscenza di quanto venga discusso all’interno della Casa Bianca e negli apparati della National Security. Il mio Presidente ha chiaramente detto che la sovranità ucraina è una priorità per gli Stati Uniti, e che vogliamo che la Russia perda. Non so perché alcune persone a Roma, a Berlino, anche da noi a Washington, strizzino l’occhio a Putin parlando di necessità di negoziati e di salvare la faccia del leader, di offrire una via d’uscita. Io credo che Putin abbia creato questa situazione, se vuole una via d’uscita può andarsene quando vuole. Ovviamente dobbiamo, come Stati Uniti e Occidente, pensare alle conseguenze di un possibile tracollo russo, non farci prendere di sorpresa come nel 1991.

Esiste il rischio che la Russia usi il proprio arsenale atomico?

Il rischio esiste, possiedono testate nucleari, e non gli interessa quante persone innocenti possano morire. Quindi il calcolo sarebbe basato non tanto su ragioni morali o umanitarie, ma sul proprio tornaconto. Il punto cruciale è questo: qual è il beneficio che il regime può ottenere dall’uso di armi atomiche? Non otterrebbero significativi vantaggi militari, in compenso dovrebbero gestire la reazione statunitense che sarebbe terribile. Non vedo grandi vantaggi nell’uso di armi atomiche allo stato attuale. Piuttosto la Federazione Russa continuerà a bombardare con i missili, finché ne sarà in grado. I missili non sono infiniti e, grazie alle sanzioni, non riescono a rimpiazzarli.



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