Alla presentazione del libro di Velardi, tre figure politiche con storie e approdi molto diversi hanno promesso di parlarsi e di affrontare l’emergenza economica e sociale con spirito di rispetto e collaborazione. Riuscirà il nuovo governo a costruire un rapporto con l’opposizione basato sull’interesse nazionale?
Impressioni di “maturità politica”. Claudio Velardi ha riunito Guido Crosetto, Maria Elena Boschi e Gianni Cuperlo per presentare il suo libro, “Impressioni di settembre”, che raccoglie i podcast registrati nelle settimane prima del voto e diffusi in anteprima nella ormai mitologica chat LDMN.
Lo spettacolo è notevole: i tre, che hanno storie e approdi molto diversi, incalzati dalle domande di Myrta Merlino hanno dato la prima prova di una convergenza sulle emergenze che il Paese sta affrontando, dalla crisi energetica alla guerra, dall’inflazione al raggiungimento degli obiettivi Pnrr. Crosetto da mesi ha messo sul tavolo un “patto con gli avversari” (lo disse il 4 agosto al Corriere) per scongiurare gli effetti più disastrosi della congiuntura economica, che può sfociare in una “guerra civile”. Un’apertura che non fece piacere ad alcuni membri di Fratelli d’Italia, partito co-fondato da Crosetto che nel frattempo ha lasciato la politica attiva per guidare l’associazione delle aziende della Difesa. E che però ha ribadito in più occasioni, prima e dopo il voto, soprattutto nel passaggio di consegne dal vecchio al nuovo governo e sulla scrittura della Legge di Bilancio.
Un punto fermo, e di comprensibile vanto, è la posizione sulla guerra in Ucraina. “Nessun partito con il 5% in Parlamento contro il 95% avrebbe mantenuto una linea seria, rigida, intransigente, come quella che ha tenuto Giorgia Meloni”. Ed è dunque quello che si aspetta l’ex sottosegretario dai suoi attuali avversari: un’opposizione che faccia scelte non di partito, ma per il Paese, dove si rischia che “chiunque butti un cerino e infiammi la piazza”. Perché negli altri Paesi ci sono strade che percorrono tutti, scelte condivise di lungo periodo. “Si chiama interesse nazionale. E ne abbiamo visto l’esempio quando Mattarella e Draghi si sono schierati al fianco di Giorgia Meloni per dire: non serve che un Paese terzo garantisca i diritti in Italia. Abbiamo gli anticorpi per difenderci”.
Siamo davvero pronti per questa fase di maturità politica, l’unica qualità “che può mettere in salvo il Paese”? Boschi, parlando per conto di un Terzo Polo che si è detto pronto a collaborare sui punti più urgenti, raccoglie l’invito, pur chiedendo conto della collocazione internazionale di Fratelli d’Italia. “Noi alle prossime europee saremo con Macron. FdI starà con Vox?”.
Cuperlo, che torna alla Camera nel gruppo Pd, pur rimarcando che non avremo un governo di “destra-centro” ma proprio di destra, si è impegnato a non fare un’opposizione incendiaria, bensì seria e basata sul rispetto. Anche del pensiero di destra, che ha una forza e una tradizione che “non sono le felpe di quello lì”.
Fuori da Palazzo Ferrajoli e dentro Montecitorio, a pochi metri, il rancore partigiano lascerà spazio a questo spirito di unità repubblicana? All’adunata velardiana mancavano i 5 Stelle (da lui definiti “versione senile del comunismo”), Lega e Forza Italia. Intanto, un pezzo di Parlamento è in grado di parlarsi a viso aperto e senza timore delle prevedibili accuse di inciucio. È un buon inizio.