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Chi è Lorenzo Fontana, e cosa pensa di Putin e diritti civili

Leghista da sempre, già consigliere comunale e vicesindaco di Verona, parlamentare a Roma e a Strasburgo, ha posizioni conservatrici su famiglia e diritti civili. In passato ha definito la Russia di Putin un modello etico e sociale, e si è opposto alle sanzioni. Ma quest’anno, prima dell’invasione dell’Ucraina, ha schierato la Lega sul fronte atlantico

Lorenzo Fontana, vicesegretario federale della Lega e deputato fresco di rielezione, è stato candidato da Matteo Salvini per il ruolo di presidente della Camera. Nato a Verona il 10 aprile 1980, lauree in Scienze Politiche, Storia e Filosofia, sin da giovane si unisce alla Liga Veneta e ai Giovani Padani. Consigliere comunale a Verona tra il 2007 e il 2009, quando entra al Parlamento europeo. Nel 2012 diventa capodelegazione della Lega, per poi essere rieletto nel 2014.

Non abbandona mai l’impegno per Verona, di cui diventa vicesindaco nel 2017, prima di approdare alla Camera nel 2018. È l’anno del governo gialloverde, e Fontana, appena eletto vicepresidente della Camera, viene scelto come ministro per la Famiglia e le Disabilità nel Conte I. Negli ultimi mesi del governo, prima che la Lega torni all’opposizione durante il Conte II, è ministro per gli Affari Europei.

I temi su cui si spende di più nelle battaglie politiche sono quelli della famiglia, della natalità e della lotta alle cosiddette teorie gender. Si è dichiarato contrario ad aborto, unioni civili e matrimonio gay. In passato si è schierato nettamente contro le sanzioni economiche alla Russia, considerata da lui un “modello” sotto il profilo etico e sociale. Ha partecipato agli eventi organizzati da “Conoscere Eurasia”, associazione guidata da Antonio Fallico, console onorario della Federazione russa a Verona e presidente di Intesa Sanpaolo a Mosca. Al Congresso mondiale delle Famiglie, organizzato a Verona nel 2019 con il patrocinio del Ministero da lui guidato, ha avuto come ospite d’onore Alexey Komov che lavorava per la fondazione creata da Konstantin Malofeev, oligarca russo sotto sanzioni.

A Verona c’è poi l’ufficio territoriale della Repubblica separatista di Donetsk da ben prima della guerra in Ucraina, a testimoniare il forte legame della città con la comunità russa e russofona. A pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina, però, Fontana ha precisato a Claudio Cerasa del Foglio che la Lega è “senza alcuna possibilità di fraintendimento a favore dell’Alleanza atlantica e che qualsiasi decisione verrà presa dall’Alleanza atlantica su questo fronte sarà inevitabilmente anche la decisione che prenderà la Lega. Anche sulle sanzioni”. A settembre, intervistato da Libero, Fontana sosteneva: “Dire che le sanzioni alla Russia vanno riviste, non significa essere filo putiniani, bensì filo italiani. E poi chiariamo che essere contrari alle sanzioni non significa appoggiare la Russia. La Lega fin da subito ha detto chiaramente che la guerra voluta da Putin è una follia. Chi invade un Paese sovrano ha sempre torto”.

In effetti negli ultimi due anni la Lega – soprattutto in Europa dove il gruppo Identità e democrazia è presieduto da Marco Zanni  – ha assunto posizioni ben diverse dal passato quando si tratta di Russia. Il trend sarà confermato anche a Montecitorio?


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