Ad Andrea Scanzi, il giornalista de “Il Fatto Quotidiano” prediletto da Lilli Gruber, Mara Carfagna piaceva più in versione “colomba”, politically correct. E ha bocciato l’ex ministra “aspirante pitonessa” che si è permessa di lasciare, “errore sommo”, lo studio dove la “zarina rossa” stava officiando la messa notturna e non voleva essere disturbata.
Scanzi ci ha fatto sapere che la figlia del “dolce Enrico” non ha pianto di dolore per l’arrivederci della deputata di Salerno, che ad Andrea, nella nuova versione grintosa, sta proprio antipatica.
Il problema, tuttavia, gentile Scanzi, non è il colore della maglietta o il nuovo look di Mara. Bensì quello, un tantinello più serio, di chiedere al direttore generale della Rai, Gubitosi: il Tg3 è toccato in eredità a Bianca dal nobile casato, rosso, ca va sans dire, dei Berlinguer oppure fa parte del servizio pubblico, in cui i giornalisti hanno il dovere di essere obiettivi e di rispettare anche i contribuenti, che la pensano, e votano, come Carfagna e Berlusconi. E, non acquistando “La Repubblica”, non intendono sorbirsi dagli schermi della Tv, pagata anche con i loro denari, l’attivismo manettaro di funzionari di partito e non giornalisti obiettivi.
La Berlinguer, una delle icone mediatiche della sinistra dura, pura e senza paura, ha avuto i suoi sponsor, visto che fu nominata da Walter Veltroni, dopo un pezzo del Corriere della sera pieno di elogi, forse un tantino eccessivi. Insomma, lottizzata e ben pagata la severa – soprattutto con il Tiranno di Arcore’- signora sarda, che ha licenziato un editorialista progressista, ma ‘scomodo’, come Oliviero Beha.
Ma, quando qualcuno si permise di raccogliere e di informarsi sulla fondatezza, o meno, delle proteste dei redattori del TG3, trattati duramente dalla Berlinguer, con urla nei corridoi e porte sbattute con violenza, apriti cielo! Si trattava di «attacchi vergognosi e maleodoranti», come li definì Franco Siddi, il segretario della Fnsi, che dovrebbe tutelare tutti i giornalisti e non solo i mega-direttori, imposti dalla sinistra sulle poltronissime di viale Mazzini e di Saxa Rubra.
Nei media, del resto, si segue lo stesso copione del teatrino della politica. Franceschini, la Finocchiaro- che ha taciuto sull’appaltone della Regione Sicilia, poi revocato, al marito- e Max D’Alema si attribuiscono i requisiti, politici e morali, per condannare le condotte, pubbliche e private, di Berlusconi e degli esponenti del centro-destra.
Insomma, rispunta la doppia morale, che dall’epoca del Pci di Berlinguer, Enrico, si vorrebbe trasferire alle contestazioni a Berlinguer, Bianca. Sono, pertanto, «infami veleni», da respingere, con fermezza, le critiche ai dirigenti della sinistra e alla zarina rossa, l’allieva prediletta del defunto compagno Sandrone Curzi e di Michele «Sant’oro».
Mentre diventano legittime battaglie politiche e libere e benemerite campagne di stampa quelle basate sulle intercettazioni telefoniche e sulle accuse, lanciate dalle varie Patrizia D’Addario e Nadia Macrì, per infangare, nei programmi Rai, gli avversari, a cominciare dall’odiato Cavaliere e i suoi ‘servi’ della televisione pubblica e della carta stampata. È il doppiopesismo politico-giudiziario-mediatico, a cui dovrebbero ribellarsi per primi tutti coloro che versano alla Rai il canone annuale. Tutt’altro che irrisorio.
Mara, la vice-pitonessa, sbranata da Bianca, la zarina rossa. Tg3: servizio pubblico o tele-Berlinguer?
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