Annunciato un appuntamento di alto livello tra i rappresentanti del governo russo e il regime venezuelano per i primi di dicembre per firmare nuovi accordi bilaterali. Ma nel frattempo l’amministrazione di Joe Biden valuta il dietrofront delle sanzioni per avere accesso al petrolio del Venezuela. Che offerta sceglierà Maduro?
Gli Stati Uniti stanno ripensando la loro politica nei confronti del regime di Nicolás Maduro in Venezuela. La guerra energetica con la Russia e l’ondata di migranti venezuelani in arrivo sul territorio americano hanno spinto l’amministrazione del presidente Joe Biden a riconfigurare l’approccio nei rapporti con il Paese sudamericano, ricco di petrolio e altre risorse energetiche.
Secondo il quotidiano The New York Times, sono iniziate le discussioni con funzionari statunitensi per ripristinare l’esportazione petrolifera del Venezuela. Da quando Biden è arrivato alla Casa Bianca, il governo americano ha dimostrato una certa apertura verso il regime di Maduro, nonostante continui il totalitarismo. Esempio di questo riavvicinamento è lo scambio degli americani arrestati per motivi politici in Venezuela con i nipoti di Maduro condannati per narcotraffico a New York.
Alcuni analisti sostengono che c’è sempre più pressione perché il governo di Biden raggiunga un accordo con Maduro, alla luce dell’annuncio del taglio alla produzione di petrolio. “Adesso funzionari del Dipartimento di Stato degli Usa e della Casa Bianca indagano su idee concrete e il modo di alleggerire le sanzioni in risposta alle azioni concrete di Maduro”, si legge sul New York Times. Il senatore americano Marco Rubio ha dichiarato che l’annuncio di allentare delle sanzioni contro il regime venezuelano avverrà probabilmente solo successivamente alle elezioni di midterm.
Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha dichiarato dal Perù che non sono previsti cambiamenti nella linea verso il Venezuela, ma “rivedremo le nostro politiche, inclusa la politica delle sanzioni, in risposta alle misure costruttive del regime di Maduro per ripristinare la democrazia”.
Il governo americano sarebbe molto vicino ad aprire alla Chevron, l’ultima impresa americana che produce petrolio in Venezuela, a ripristinare l’export di greggio. Questo solo se Maduro sigla l’accordo con l’opposizione per dare risposta alla crisi umanitaria e riattivare il dialogo in Messico.
Certo è che guarda anche verso la Russia. Da Mosca, Alexander Novak, vice primo ministro russo, e Carlos Faría, ministro degli Esteri venezuelano, hanno confermato che il 13 e il 14 dicembre ci sarà una riunione di alto livello in cui si firmerà un nuovo pacchetto di accordi bilaterali. Non sono stati forniti i dettagli ma nella fase preparativa saranno coinvolti Hipólito Abreu, ministro dell’Industria venezuelano; Yvan Gil, ministro per l’Europa del Venezuela e Asdrúbal Chávez, presidente della petrolifera statale venezuelano Pdvsa.
Durante la missione in Russia, Faría ha anche incontrato l’omologo russo Sergey Lavrov, per rivedere molti progetti bilaterali in corso ed impegnarsi insieme ad elevare il livello strategico dei loro rapporti diplomatici.