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Il dominio si giocherà sulle tecnologie avanzate. La road map del Pentagono

Nel documento che identifica le minacce alla sicurezza americana, la vera sfida si gioca sulla supremazia tecnologica. Significativa, in questo senso, la nomina di Barbara McQuiston a rappresentante degli Stati Uniti nel consiglio di amministrazione del Defence Innovation Accelerator for North Atlantic (Diana). Quest’organo riunisce scienziati, ricercatori, start up e aziende tecnologiche nell’ottica di elaborare soluzioni ai problemi di sicurezza

Il Dipartimento della Difesa statunitense ha reso nota la National Defense Strategy, il documento che identifica le direzioni strategiche del Dipartimento nel supportare le esigenze di sicurezza degli Stati Uniti, in accordo con la National Security Strategy dell’amministrazione presidenziale.

Le priorità identificate nel documento sono: la difesa dell’interesse nazionale rispetto alle sfide poste in svariati ambiti dalla Repubblica Popolare Cinese; scoraggiare gli attacchi contro gli Stati Uniti, gli alleati e i partners; scoraggiare l’aggressione, essendo allo stesso tempo pronti a prevalere in conflitto quando necessario, dando priorità alla sfida cinese nell’Indo-Pacifico, e in secondo luogo alla sfida russa in Europa.

Già da questi primi punti è possibile osservare la differenza di importanza che gli Stati Uniti assegnano ai propri rivali. Lo storico avversario russo è declassato a una minaccia contingente, che sfida la sicurezza americana, ma lo fa sul suolo europeo, dall’altra parte dell’Oceano. Al contrario la Cina riveste il ruolo del rivale sistemico, un nemico che possiede le capacità (o almeno è percepito come tale) di alterare significativamente l’ordine internazionale globale e di porre reali minacce alla sicurezza americana, anche in patria.

Quello che il documento identifica come principale dossier di competizione con Pechino è il tentativo “coercitivo e sempre più aggressivo della Cina di rimodellare la regione indo-pacifica (…) in base alle sue preferenze”. Una strategia che Washington vede come orientata a minare le alleanze securitarie a trazione statunitense, tramite l’influenza economica e le crescenti capacità militari del People’s Liberation Army (Pla). I quadranti principali da tenere d’occhio in quest’ottica sono lo stretto di Taiwan, i Mari Cinese Orientale e Meridionale e anche la Linea di Controllo Effettiva (Lac), che separa i territori contesi con l’India.

La sfida con il rivale cinese si articola soprattutto nell’ambito della tecnologia. Gli sviluppi tecnologici sempre più futuristici rendono complesse le dinamiche di competizione. Tra questi sviluppi si trovano le armi di difesa spaziale, quelle ipersoniche, quelle chimiche e batteriologiche, oltre ai nuovi sistemi nucleari tattici. La vittoria, dunque, consiste nel mantenere la supremazia nelle tecnologie avanzate.

E’ significativa, in questo senso, la nomina di Barbara McQuiston a membro rappresentante degli Stati Uniti nel consiglio di amministrazione del Defence Innovation Accelerator for North Atlantic (Diana). Quest’organo riunisce scienziati, ricercatori, start up e aziende tecnologiche nell’ottica di elaborare soluzioni ai problemi di sicurezza. McQuiston possiede un impressionante curriculum nel settore tecnologico, con un’esperienza trentennale nell’identificare e sviluppare tecnologie critiche per svariate entità connesse con il Dipartimento della Difesa.

E la Russia? La strategia dichiara che “il suo (della Russia) ampio curriculum di aggressioni territoriali include l’escalation della sua guerra brutale e non provocata contro l’Ucraina”. E aggiunge che “sebbene le azioni politiche e militari dei suoi leader, tese a dividere la NATO, si siano ritorte contro di loro, l’obiettivo rimane. La Russia presenta rischi seri e continui in aree chiave”.

A questo proposito il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha recentemente affermato che Mosca “ha fallito sul campo di battaglia”. Abbiamo visto come gli Ucraini abbiano recuperato una discreta porzione dei territori occupati dai russi nell’est del Paese, ma anche come la Russia abbia cominciato con rinnovata efficacia una campagna di bombardamenti tesa a distruggere le infrastrutture strategiche di Kiev. Stoltenberg ha voluto evidenziare come il supporto dei Paesi Nato sia fondamentale se l’Ucraina vuole continuare questa resistenza, portando l’attenzione verso le dinamiche delle midterm americane del mese prossimo.

Se una maggioranza conservatrice filo-trumpiana dovesse prendere le redini del Congresso, potremmo vedere una minore attenzione degli Stati Uniti verso il dossier ucraino, con conseguente diminuzione degli aiuti economici e delle enormi quantità di sistemi d’arma donati finora. Come ha scritto su Formiche.net Emanuele Rossi, le guerre finiscono con un negoziato, e la capacità ucraina di poter sedersi al tavolo in una posizione forte dipende dall’andamento delle operazioni sul campo di battaglia. Stoltenberg prova a fare leva sul sentimento bi-partisan anti-cinese, ricordando che una vittoria di Mosca in questa guerra manderebbe un chiaro messaggio alle altre autocrazie revisioniste.



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