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Cybersicurezza, perché puntare su innovazione e Made in Italy

Di Gerardo Costabile

La cybersicurezza può rappresentare un valido elemento di innovazione per il settore industriale e in particolare del Made in Italy. Il commento di Gerardo Costabile, amministratore delegato di DeepCyber (Gruppo Maggioli)

La cybersicurezza rappresenta ormai un settore strategico, divenuto centrale con la digitalizzazione dei sistemi che caratterizza questa fase storica. È essenziale, tanto per gli Stati quanto per le aziende e i singoli cittadini, disporre di tecnologie in grado di far fronte ad eventuali attacchi malevoli. La sicurezza, insomma, rappresenta oggi un punto fermo per ogni politica di sviluppo. Occorre, pertanto, impegnare risorse e professionalità e puntare con sempre maggiore decisione sul Made in Italy, aumentando gli investimenti nei diversi settori di eccellenza, creando i presupposti per una più ampia innovazione tecnologica, avviando progettualità capaci di indirizzare verso una sana trasformazione digitale, security driven.

La cybersicurezza, infatti, può rappresentare un valido elemento di innovazione per il settore industriale ed in particolare del Made in Italy. La strategia migliore è quella di sviluppare prodotti industriali con un approccio commerciale a carattere internazionale. Il motivo è semplice: in Italia svolgiamo molta ricerca, anche innovativa, ma tanti brevetti restano chiusi nei cassetti delle università e molte start up incontrano lungo la loro strada infinite difficoltà burocratiche e finanziarie. Servono allora competenze e allo stesso tempo incubatori italiani, perché anche le nostre aziende sono spesso partecipate da fondi stranieri, con interessi certamente diversi rispetto alla strategia politica e di sicurezza nazionale.

Sì al golden power

Uno strumento che, a mio parere, può risultare utile in questa prospettiva è il golden power sulle aziende italiane di cybersecurity, per bloccarne – ove possibile – la vendita a soggetti esteri o almeno mitigarne la portata. Il tema è stato affrontato in questi giorni da Adolfo Urso, neo ministro delle Imprese e del Made in Italy, l’ex ministero dello Sviluppo economico. Secondo Urso, considerata anche l’attuale difficile congiuntura economica, con la recessione a un passo, bisogna focalizzarsi sul sostegno concreto alle imprese, sburocratizzando i processi, stimolando gli investimenti, sfruttando appieno le potenzialità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, ridefinendo la politica promozionale all’estero. Insomma, il neo ministro punta alla difesa della sovranità tecnologica e questo è un passo importante che ritengo debba essere concretamente sostenuto.

Un concetto di sovranità che Urso allarga all’intero continente europeo, quando afferma la necessità di mantenere sul territorio, anche attraverso incentivi mirati, produzioni cruciali e strategiche per il settore industriale, come ad esempio i microchip, i droni, le batterie elettriche per le auto, i semiconduttori, le biotecnologie, i nuovi materiali, l’aerospazio, i pannelli solari.

La golden power, quindi, può aiutare a tutelare le nostre imprese e la nostra produzione, valorizzando soprattutto la professionalità e le competenze del capitale umano. Negli ultimi anni molti esperti italiani sono andati all’estero, sia per fare i manager in aziende innovative sia per sviluppare aziende di cybersecurity negli Stati Uniti, in Olanda, in Gran Bretagna o negli Emirati Arabi. È necessario, allora, creare le condizioni giuste, sia in un’ottica di semplificazione burocratica che di fondi di venture capital sostenuti dallo Stato. L’obiettivo è spingere le start up, ma anche supportare la crescita di aziende già esistenti che operano nella cybersecurity e attirare professionisti stranieri interessati a sviluppare in Italia un’attività imprenditoriale nel settore della sicurezza informatica. Anche così si gettano le basi utili per la crescita dell’occupazione, che nell’ambito cibernetico ha bisogno di essere fortemente stimolata.

Il governo e le riforme

Il nuovo governo, che si è insediato solo da pochi giorni, è quindi chiamato a dare risposte su questi temi e l’auspicio è che imprima presto una decisa accelerazione anche alle iniziative sul fronte delle riforme e degli investimenti. La nascita dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale è sicuramente un segnale importante e un primo passo verso l’obiettivo di una rinnovata capacità collettiva di affrontare le minacce digitali, lavorando anche sulla prevenzione dei rischi.

In ambito cyber, pertanto, il Made in Italy assume enorme rilievo sia per un’esigenza di sovranità digitale che per l’opportunità, in alcune geografie amiche, di poter esportare le competenze italiane in ottica transnazionale e di business. Sarà comunque fondamentale per le aziende, come emerge dall’indagine sulle coperture assicurative contro i rischi operativi delle imprese italiane industriali e di servizi pubblicata in questi giorni dalla Banca d’Italia, tutelarsi al meglio da eventuali incursioni informatiche. Come si evince dai dati di Bankitalia, infatti, il tasso di copertura assicurativa contro il cyber risk è aumentato negli ultimi anni del 31%, attestandosi complessivamente al 22% delle imprese italiane.


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