Il libro di Alessandro Aresu, “Il dominio del XXI secolo. Cina, Stati Uniti e la guerra invisibile sulla tecnologica” (Feltrinelli) è una miniera da cui attingere per capire cosa sta succedendo tra i due principali blocchi economici e perché la competizione globale si è spostata sulla tecnologia. In questo estratto, le storie intrecciate di Tsmc, il gigante di Taiwan, e Smic, il rivale cinese che vuole spodestarlo
Da “Il dominio del XXI secolo. Cina, Stati Uniti e la guerra invisibile sulla tecnologica” (Feltrinelli), di Alessandro Aresu
Semiconductor Manufacturing International Corporation, Smic, la fonderia cinese più avanzata e importante, in parte di proprietà statale, è nata nel 2000 per rispondere all’enorme richiesta di chip nella vorticosa crescita manifatturiera cinese. L’ha costituita, ironia della sorte, un cittadino di Taiwan e degli Stati Uniti, di nome Richard Chang. Non è parente di Morris, l’imprenditore nato nel 1931 e fondatore di Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), ma la sua storia si incrocia in modo incredibile con quella del maestro dei chip.
Richard Chang nasce in Cina nel 1948, ma a meno di un anno si sposta a Taiwan coi suoi genitori e va a lavorare a lungo negli Stati Uniti per Texas Instruments, l’azienda in cui Morris Chang ha svolto quasi tutta la sua carriera, prima di trasferirsi a Taiwan negli anni ’80. Nel 1996, Richard Chang fonda un’azienda di semiconduttori, Worldwide Semiconductor Manufacturing Corporation (Wsmc), che viene acquisita nel 2000 da Tsmc, anche se gli investitori principali, basati a Taiwan, la vendono senza il suo consenso. A quel punto, Richard Chang dice di aver ricevuto un suggerimento dall’alto: “Dio vuole che andiamo in Cina e che condividiamo l’amore di Dio col popolo cinese”.
Da questo comandamento nasce Smic, che viene sponsorizzata anche da grandi investitori degli Stati Uniti, tra cui Goldman Sachs. La sua nascita avviene quindi in un periodo molto diverso dei rapporti tra Stati Uniti e Cina: l’epoca di speranze e illusioni che ha caratterizzato l’ingresso nella World Trade Organization della Repubblica Popolare. Quanto alla condivisione, essa risulta un po’ troppo letterale, perché Smic ha anche fatto spionaggio industriale ai danni di Tsmc, che l’ha denunciata nelle corti degli Stati Uniti a partire dal 2003.
La lunga vicenda legale si è risolta con un pesante risarcimento da parte di Smic nel 2009 e con l’uscita di scena di Richard Chang, che si dice sia stata voluta direttamente da Morris Chang. Anche perché, ai sensi dell’accordo, Tsmc ottiene una quota delle azioni di Smic. Morris Chang non umilia la Cina, scegliendo di chiudere la vicenda con un accordo, anche perché per Tsmc il mercato cinese comincia a diventare sempre più interessante: le aziende cinesi che progettano chip si avvalgono sempre di più del gigante di Taiwan per la loro fabbricazione. Richard Chang, dopo l’uscita da Smic, ha continuato le sue attività nell’ecosistema dei semiconduttori in Cina, con nuove iniziative imprenditoriali, che non hanno però raggiunto la notorietà della principale fonderia cinese.
Il 2015/2016 è forse il punto di maggiore vicinanza tra Tsmc e la Cina. Morris Chang nel novembre 2015 afferma candidamente che sarebbe disposto a vendere una quota dell’azienda agli investitori cinesi, se fossero pronti a strapagarla. A gennaio 2016, durante il Q&A sui conti di Tsmc, difende dalle domande degli investitori e dei giornalisti il progetto per una fabbrica a Nanchino, giustificando i suoi potenziali rischi con l’importanza di avere un migliore accesso al mercato cinese. Fa un certo effetto rileggere oggi queste dichiarazioni, in un contesto economico e politico molto diverso.
Anche se Smic ha annunciato di poter iniziare la produzione di chip da 14 nanometri nel 2019, quattro anni dopo Tsmc, il 90% delle sue entrate è basato sulla vendita di chip che non sono sulla frontiera dell’innovazione (40-250 nm). L’abilità di Smic di effettuare ulteriori salti tecnologici nella capacità produttiva è frenata dai controlli delle esportazioni e dalle sanzioni degli Stati Uniti, ma l’innovazione dell’azienda sta procedendo comunque e sarà presto in grado di diventare la terza fonderia al mondo, superando GlobalFoundries. Il gigante cinese punta in particolare su una tecnologia a 7 nm che non ha bisogno della litografia ultravioletta estrema, negata dalla olandese Asml su pressione degli Stati Uniti. Nell’estate 2022, alcuni analisti di mercato hanno annunciato il raggiungimento dei 7 nm da parte di Smic e, anche se la capacità industriale dell’azienda cinese è tutta da dimostrare, quest’annuncio può aver accelerato le decisioni di Washington sui controlli delle esportazioni, con le misure del Bureau of Industry and Security del 7 ottobre 2022.