Le politiche industriali statunitensi vengono viste come protezionistiche da Bruxelles. Parigi vorrebbe una risposta forte, mentre Berlino vedrebbe di buon occhio un altro negoziato. Roma potrebbe cogliere il momento per mostrare un ruolo di leadership negli affari europei e rilanciare le relazioni euro-atlantiche
Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, ha sostenuto ieri che l’Europa dovrebbe mostrarsi unita contro le politiche industriali statunitensi e prendere provvedimenti, se non con una causa alla Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), almeno pensando a dei contro-sussidi per l’industria europea. La Germania, invece, adotta un approccio più cauto, suggerendo che Bruxelles cominci dei negoziati con Washington dopo le midterm, per evitare una “guerra commerciale”, nelle parole del ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner.
Germania e Francia sono nuovamente su posizioni differenti rispetto alla risposta europea di fronte alle politiche industriali di Washington, percepite come protezionistiche, come ad esempio quelle contenute nell’Inflation Reduction Act (Ira). Il mega pacchetto statunitense prevede sussidi a supporto dell’industria dei veicoli elettrici, per spingere i cittadini a “comprare americano” e viene visto come una mossa a svantaggio dell’area europea, tagliata fuori dai sussidi, ma nel cui mercato operano compagnie americane.
Naturalmente il pacchetto, approvato dal Congresso ad agosto, deve essere letto anche nel quadro politico americano. Il presidente Joe Biden deve giustificare al suo popolo i costi della guerra in Ucraina e la spaventosa inflazione che ne è derivata, oltre a dover affrontare le elezioni di midterm che probabilmente assegneranno almeno una Camera ai Repubblicani.
Bruxelles e Washington hanno provato a risolvere la questione tramite la creazione di una task force presieduta da Bjoern Seibart e Mike Pyle, rispettivamente il Capo di Gabinetto di Ursula von der Leyen e il vice-consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. La squadra dovrebbe riunirsi la prossima settimana e vedremo cosa riuscirà a produrre. Sebbene l’Ira probabilmente violi le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), non sarebbe una buona idea per l’Europa aprire un contenzioso a Ginevra, che equivarrebbe a impelagarsi in un vicolo cieco.
Le diatribe franco-tedesche sono un’ottima occasione che il governo italiano potrebbe sfruttare se volesse giocare un ruolo di primo piano negli affari europei. Soprattutto visto che gli Stati Uniti avrebbero una gran voglia di trovare un interlocutore europeo che non si ponga in maniera ostile e che non intrattenga stretti legami commerciali con la Cina. Roma potrebbe presentarsi come un partner affidabile e proseguire nel solco del prestigio internazionale tracciato dal governo Draghi.
Certo, l’attuale presidente del Consiglio dovrebbe sbrogliare alcuni nodi. Tanto per cominciare quelli che riguardano la presenza nell’area di governo di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, le cui posizioni sulla Russia e su Vladimir Putin sono state fonte di apprensione per Meloni stessa, e per diversi attori internazionali negli ultimi mesi.
Di sicuro, però, Meloni sta dimostrando di avere compreso la situazione. Durante la sua visita a Bruxelles, oltre a quella del ministro delle Finanze Giorgetti, la premier ha fatto mostra di un “euro-realismo” lasciando soddisfatti i vertici delle istituzioni comunitarie.