I colloqui tra Ankara e Stoccolma sono stati definiti “positivi” dal ministro degli Esteri svedese. I Curdi e le armi sono i punti più spinosi, con la Svezia che non può consentire l’estradizione di settantacinque persone accusate di terrorismo in Turchia
Sono terminati i colloqui tra il Primo Ministro svedese Ulf Kristersson e il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che si sono concentrati sulle relazioni tra i due Paesi e sui nodi da sciogliere per l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.
Come riportato da Formiche.net negli scorsi giorni, Ankara si era fermamente opposta all’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza. Le relazioni tra i due Paesi sono tese da decenni, soprattutto a causa della politica svedese di sostegno ai Curdi e all’asilo concesso a una serie di individui che il governo turco considera terroristi, per esempio i seguaci dell’imam dissidente Fethullah Gulen. La Svezia poi aveva messo in atto un embargo contro la consegna di armi alla Turchia nel 2019, proprio nel culmine delle operazioni militari turche al confine con la Siria.
A giugno 2022 il governo svedese aveva siglato un memorandum che prevedeva la sospensione dell’embargo e l’arresto dei finanziamenti alle milizie curde in Siria. Ankara aveva accolto questo segnale come positivo, ma aveva anche riferito di volere vedere quali altre richieste sarebbero state accolte, come ad esempio una lista di settantacinque individui da estradare verso la Turchia.
Gli incontri di questa settimana sono stati definiti “positivi” dal ministro degli Esteri svedese Tobias Billstrom. Il ministro ha affermato che “c’è ora una più forte fiducia tra le tre parti” (i terzi sono i Finlandesi). A proposito delle estradizioni, lo svedese ha dichiarato che esistono dei limiti rispetto alle garanzie dello stato di diritto, ma che comunque i negoziati proseguono sulla buona strada.
Oltre alla Turchia, l’Ungheria di Viktor Orban è l’unico Paese Nato che non ha ancora ratificato l’ingresso di Stoccolma e Helsinki, anche se Budapest ha assicurato che avverrà entro la fine dell’anno. Billstrom ha affermato che Ankara è al momento il principale nodo da sciogliere su cui concentrarsi, anche perché il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha sostenuto che l’Ungheria non ha nessuna scusa per rallentare ulteriormente il processo di ratifica.