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Guerra di spie. La Svizzera non è più tanto neutrale?

Con la guerra russa in Ucraina il contesto internazionale è cambiato. E così l’intelligence elvetica si prepara a una maggiore cooperazione con l’Europa. Intanto, pronti i divieti di ingressi per gli agenti di Mosca

Aumentano le distanze tra le democrazie e le autocrazie, come la Russia e la Cina, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e alle sue conseguenze internazionali. E aumentano le attività di spionaggio. È quanto si legge nella valutazione annuale delle minacce pubblicata nei giorni scorsi dal Servizio delle attività informative della Confederazione, cioè l’intelligence della Svizzera.

La Svizzera non farà più la Svizzera, cioè non si vanterà più della sua neutralità? È presto per dirlo. Ma il documento dà indicazioni piuttosto chiare. Il contesto politico e di sicurezza si è “deteriorato”. Ragion per cui, la cooperazione in materia di sicurezza e difesa in Europa diventerà probabilmente sempre più importante per la Svizzera.

Secondo il rapporto, i servizi segreti stranieri in Svizzera stanno già prendendo di mira e spiando i critici delle leadership autoritarie in patria o i membri di minoranze etniche e religiose sul territorio elvetico. Ginevra “rimane un punto caldo per le attività di spionaggio”.

Come raccontato nei mesi scorsi su Formiche.net, La Svizzera offre un ambiente ricco di obiettivi per l’intelligence russa ospitando oltre 250 organizzazioni internazionali come l’Unione europea di radiodiffusione, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, Medici senza frontiere, la Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni e l’Organizzazione mondiale della sanità. Inoltre, è spesso sede di incontri diplomatici di alto livello (come il faccia a faccia dell’anno scorso tra il presidente statunitense Joe Biden e l’omologo russo Vladimir Putin) e ospita numerosi istituti di ricerca di alto livello, tra cui il Politecnico di Zurigo e il Politecnico federale di Losanna.

L’intelligence svizzera parla anche dei Paesi europei che nei mesi scorsi, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, hanno espulso diplomatici russi che rappresentavano una minaccia per la sicurezza nazionale (cioè utilizzavano la copertura diplomatica per attività di spionaggio). La Svizzera, si legge, “utilizzerà gli strumenti a sua disposizione, in particolare i divieti di ingresso, per impedire a questi funzionari di intelligence di entrare in territorio svizzero”.

Passando al contesto internazionale, l’intelligence svizzera spiega che la Russia “persegue soprattutto obiettivi imperialisti in Ucraina, il suo desiderio di conquista ha avuto la meglio sui suoi interessi economici”. La strategia di Mosca probabilmente continuerà, nonostante le battute d’arresto, si legge. La Cina di Xi Jinping, nel frattempo, difficilmente prenderà le distanze dal partenariato strategico con la Russia. Pechino si è dimostrata “combattiva e intransigente” con rivendicazioni territoriali contro l’India e i Paesi vicini nel Mar Cinese Meridionale, aggiungono gli analisti.

Nel complesso, il rapporto afferma che “l’aumento della competizione tra le grandi potenze e alcune potenze regionali emergenti” ha stimolato “un’escalation generale delle attività di spionaggio”. Tra queste, spionaggio convenzionale, cyberspionaggio, disinformazione, sabotaggio e ricorso alla violenza da parte di alcuni Paesi “contro persone ritenute indesiderabili” sia in patria sia all’estero.

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