Eseguito con successo il primo intervento in Europa sul rene con Robot Hugo alla Fondazione Policlinico universitario Campus bio-medico. Ce ne parla il direttore sanitario Lorenzo Sommella
Tecnologia all’avanguardia applicata alle operazioni chirurgiche. Ne siamo stati testimoni alla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma dove, per la prima volta in Europa, si è tenuta una operazione innovativa ai reni con un minor livello di invasività grazie al Robot Hugo Ras. Una tecnica che presenta numerosi vantaggi per il chirurgo, il quale opera con un livello di precisione molto più alto rispetto agli interventi con tecniche tradizionali, ma anche e soprattutto per il paziente.
Un esemplare dimostrativo di Hugo è arrivato all’interno di un camion, “The Hands on with Hugo mobile”, dopo aver percorso più di 49mila Km e aver fatto 46 tappe in 16 stati europei. Un veicolo di 85mq, organizzato su due livelli, che ha mostrato la sua tecnologia innovativa targata Medtronic.
Il Robot Hugo Ras è la dimostrazione che la tecnologia robotica può essere adattabile a diverse esigenze, con il valore aggiunto di costi più bassi rispetto a quelli analoghi oggi utilizzati da molte strutture sanitarie.
“Ormai tutti gli ospedali che vogliono fare chirurgia di alto livello devono dotarsi di questa nuova tecnologia”, ha spiegato Lorenzo Sommella, direttore sanitario della Fondazione Policlinico Universitario Campus-Bio Medico, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
La chirurgia robotica in Italia si fa da quasi vent’anni. È ormai un elemento irrinunciabile. Quale scenario apre Hugo?
Noi ci siamo orientati sul Robot Hugo perché è una apparecchiatura moderna che si basa sull’esperienza di tanti anni di chirurgia robotica e si caratterizza per la sua grande versatilità. Hugo si distingue per la sua intuitività e per le sue 4 braccia, che consentono al chirurgo di effettuare gli interventi più delicati con la massima precisione. Per essere eseguiti con il supporto di questa tecnologia, gli interventi devono essere selezionati in base a specifiche caratteristiche: si tenga presente che il Robot è in grado di garantire l’esecuzione della procedura chirurgica con minor sanguinamento e minori complicanze possibili. Abbiamo iniziato a utilizzare Hugo in campo urologico, dove ormai la chirurgia robotica è un must perché elimina quasi totalmente gli effetti collaterali di alcuni interventi radicali. Siamo certi che il Robot chirurgico darà un rilancio complessivo a tutta la nostra attività chirurgica. Dalle prime operazioni in chirurgia urologica, su rene, prostata e vescica si passerà presto ad altre specialità.
Rispetto ai Paesi dell’Ue, come si posiziona l’Italia nell’ambito di questa innovazione?
In Italia esiste un numero di Robot chirurgici molto elevato, probabilmente siamo tra i Paesi europei con il numero più alto di queste apparecchiature. Tuttavia, pur essendoci stato un grande entusiasmo iniziale, bisogna rilevare che molti di questi robot attualmente sono sottoutilizzati. Questo perché devono essere impiegati solo quando il caso lo consente. Si tratta di apparecchiature che hanno dei costi di gestione molto alti, e conseguentemente il sistema non può permettersi di “sparare con un cannone a un moscerino”, nel senso che gli interventi semplici che ancora si possono effettuare con tecniche tradizionali, anche laparoscopiche, è bene che continuino a essere realizzati in modo abituale. Quindi c’è una problematica di selezione degli interventi, ed è su questa linea che noi ci dobbiamo muovere.